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26 Maggio 2008 10:30

Maurizio Chierici: Vita e morte di «Tirofijo» capo delle Farc

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di Maurizio Chierici

Addio a Tirofijo, comandante delle Farc, ultima leggenda che impauriva l’America Latina. Nei 44 anni di lotta clandestina era morto e resuscitato 31 volte. Il paradosso della grande notizia, sempre inventata, aveva ispirato un libro al giornalista Arturo Alape: < Le morti di Tirofijio >, appunto. Ma questa volta l’annuncio è vero. La Farc ha confermato la scomparsa già sussurrata ieri dal ministro della difesa Juan Manuel Santos ad una giornalista che voleva sapere con quale amarezza Tirofijo stava sopportando il disfacimento della Farc. Mese infausto, un colpo dopo l’altro. Reyes, mediatore impegnato con Francia, Svizzera e Venezuela nella liberazione della Betancourt, ucciso in Ecuador da un bombardamento dell’aviazione colombiana guidata da satelliti Usa. Assassinato un altro notabile della cupola: gli ha sparato l’autista guardaspalle che si è subito consegnato ai ranger. Ma la defezione che qualche giorno fa ha devastato il morale dei guerriglieri è la resa di Karina, comandante Nelly Avila Moreno, 45 anni, da venti in armi con la fama di chi spara e sparisce. Nella versione del ministro Santos, Karina avrebbe organizzato l’assassinio di Alberto Uribe, padre del presidente. Si è consegnata al battaglione Medellin. Altri 1 600 guerriglieri sembra vogliano trattare la resa in cambio di qualcosa. Insomma, annunci di catastrofe. < E Tirofijio ? >. < Tirofijio è all’inferno dove vanno i criminali quando muoiono >. < Morto ? >, meraviglia della giornalista. < Morto alle sei della sera del 26 marzo in una zona sotto bombardamento, ma le cause sembrano naturali >. Cancro alla prostata, infarto: chissà. Non ha saputo spiegare come mai il governo di Bogotà ha taciuto un avvenimento che sconvolge da quarant’anni di storia del paese. Il presidente Uribe non l’ha presa bene. Da settimane stava preparando l’annuncio solenne da usare in una occasione. Santos glielo ha bruciato. E Uribe non nasconde il fastidio perché Santos non è solo ministro della difesa e uno dei pilastri del partito uribista: assieme al cugino vice presidente della repubblica, è proprietario del Tiempo, grande giornale e di radio e di Tv, impero formalmente condiviso con editori Usa negli ultimi mesi azionisti di maggioranza, ma non è chiaro quali soci compongano la nuova maggioranza. Si parla di un trucco che consentirebbe a Santos di candidarsi alla presidenza 2010 senza venir frenato dai divieti che nell’’altra sponda dell’Atlantico impediscono senza pietà questo conflitto d’interessi: potere politico, giornali e Tv. Uribe non perdona a Santos d’avergli rubato la scena proprio mentre studia un ritocco alla costituzione che gli permetta una terza ed eterna candidatura. Per riprendere il primo piano si aggrappa alla Betancourt, gadget che portano le sue parole ovunque: lei e altri ostaggi verranno forse liberati dalle Farc allo sbando. < Stiamo trattando >. Può essere vero, può essere una fata morgana inventata per tornare protagonista. Yolanda, madre di Ingrid, non gli crede. < Non vuole che Ingrid ritorni. Sono angosciata. Momento di grande pericolo. Uribe non ha nessuna intenzione di liberarla, noi continuiamo ad aver fede. Ingrid é nelle mani di Dio >. Alfonso Cano, 59 anni, antropologo laureato a Bogotà, è il successore di Tirofijio: anima politica più che militare anche se comanda < il fronte occidentale Farc >. Ha creato il Movimento Bolivariano per la Nuova Colombia e il Partito Comunista clandestino. Nel 1991 si è seduto al tavolo di colloqui di pace finiti in niente perché era sempre Tirofijio a tirare le conclusioni.< Forse Chavez, Correa e Sarkozy possono trattare con un intellettuale consapevole del dramma che stiamo vivendo Sono loro la nostra speranza >. Insomma, Tirofijo continua a dividere il paese anche da morto. Non si chiamava Manuel Marulanda Velez. Era solo la prima maschera di battaglia dietro la quale si era nascosto per onorare un sindacalista ucciso dalle solite mani. Voleva far capire: prendo il suo posto. Si chiamava Pedro Antonio Marin, ascendenza ligure,78 anni, nato a Genova, villaggio dell’interno della Colombia con un monumentino sistemato al centro di un’aiuola davanti alla municipalità: lastra di ferro che riproduce il < passaporto rosso > degli emigranti italiani fine Ottocento col nome e cognome del genovese arrivato fin lì.. Il passaporto rosso era il documento che vietava a chi partiva dalle nostre sponde in cerca di fortuna non solo il ritorno a casa < per sempre >, ma di mantenere la cittadinanza italiana.. L’inferno della nostra emigrazione cominciava così. Le leghe che oggi imperversano contro gli stranieri non vogliono ricordare. Martin non è stato solo < mungitore, pastore, tagliatore di legna e contadino >. Famiglia contadina, ma il ragazzo aveva un po’ studiato tanto da diventare ispettore delle opere pubbliche ed iscriversi al partito liberale. Speranza del partito meno conservatore e di milioni di diseredati schiacciati dal latifondo. Quando Pedro compie 18 anni domina la scena politica Jorge Eliécer Galtan, < liberale di sinistra >, definizione che Marin pretende di indossare anche quando spara, sequestra o si associa al traffico di droga; Galtan era un intellettuale lontano dagli affari e dal denaro. Retorica o verità, dedicava ogni impegno < al benessere del popolo >. Amato da folle di braccianti, baraccati, studenti e piccola borghesia, diventa il grande favorito alla presidenza ma viene ucciso. Tre colpi, 9 aprile 1948 mentre delegati di ogni paese delle due americhe stanno per sottoscrivere la nascita della Oea con la protezione del generale Marshall. Galtan si oppone nel nome di un continente che non sopporta la colonizzazione dell’altra America. Dalla quale arrivano delegazioni di studenti per dargli man forte: fra loro anche cubani guidati da un leader spiritato che si chiama Fidel Castro. L’Organizzazione degli Stati Americani nasce proprio quel giorno in un garage di Bogotà dove capi di stato e ministri si nascondono mentre i carri armati del presidente Ospina Perez: sparano sulla folla infuriata: un massacro. Ecco che Pedro Marin imbraccia il fucile e diventa Tiro Fijio, mira precisa. Il partito liberale non condivide la lotta armata e Tiro Fijio si appoggia a movimenti comunisti. La prima battaglia sul campo risale al 1949: vuole liberare Genova ( dove è nato ) dai miliziani del latifondo, ma arriva l’esercito e deve scappare. Il governo capisce che l’inquietudine di bandoleros al momento disuniti possa cementarsi in una forza organizzata nei gruppi di autodifesa contadina. Raunberg, generale in pensione Usa, addestra truppe di autodifesa: degli agrari e dei notabili. Nascono quarant’anni fa quei paramilitari che irrobustiscono nel tempo addestrati attorno a Boyacà da ufficiali in pensione del Mossad israeliano. Comincia la guerra civile che ancora continua. Tirofijio è un’ombra imprendibile, sparisce riaffiora in una foresta cento chilometri lontana. Le sue Farc nascono nel 1966. Organizzazione verticale militarizzata. Quindici mila, ventimila uomini. Pur presentandosi da liberale di sinistra, riceve aiuti da Cina, Vietnam, impero sovietico. Girano il mondo e arrivano da Panama dove regna il generale Noriega, presidente amico. In realtà anche Noriega è un’anguilla con tante facce: vende armi in cambio di droga obbediente alla strategia della Cia di Nush padre: gli riconosce perfino uno stipendio. E’ un modo per controllare gli arsenali Farc e il mercato della droga e chiudere e aprire i rubinetti quando la real politic lo richiede. Tutti giocano con lui e lui gioca con tutti. Diffidente dietro il faccione contadino che ricorda l’attore Fernadel. Solo due presidente colombiani riescono a guardarlo in faccia in colloqui di pace finiti in niente: Belisario Betancourt e Andrés Pastrana, entrambi conservatori. Del suo vecchio partito liberale Titofijio non si fida. Ma non si fida neanche di loro. Con la mediazione di Garcia Marquez, Pastrama gli concede un territorio smilitarizzato dove aprire tende della pace senza l’incubo delle imboscate. Dal 1998 al 2004 funzionano a singhiozzo, ma nel momento di firmare qualsiasi accordo la poltrona di Tirofijio è sempre vuota. Anche perché la Farc coltiva altre amicizie. Governa regioni dominate dai narcos. Da principio surroga l’autorità statale facendo pagare dazio alla droga che esce. Poi partecipa al traffico e quando la droga diventa pericolosa per l’intervento della Dea americana, si autofinanzia con sequestri e ritorsioni. Se i paramilitari appoggiano chi gli dà la caccia con gli squadroni della morte, le Farc ne imitano violenza e crudeltà. Spaventare per dominare. Era l’ultimo rivoluzionario di un continente che sta dimenticando le rivoluzioni per riguadagnare una faticosa normalità. Ma il fascino che la ribellione può suscitare negli emarginati alla deriva in ogni paese latino, non ha accompagnato gli ultimi vent’anni di un protagonista furbissimo e spietato. Nessun idealista riusciva a didarsi di un uomo così. Quattro milioni di profughi interni è una delle eredità lasciate da Tiro Fijio, dai paramilitari e dai governi come il governo Uribe che hanno affidato le battaglie politiche alle armi e alla repressione. Bisogna dire che quando si è aperta la speranza della pacificazione tentata da Pastrana, intellettuali e giornali borghesi hanno cercato di sdemonizzare e smitizzarne il profilo per rimpicciolire il più arcaico guerrigliero del mondo in un uomo che poteva essere come gli altri. Quando ha compiuto 70 anni, < Cambio >, settimanale di proprietà di Garcia Marquez, racconta brindisi e auguri nelle pagine dedicate al jet set. Era solo un’illusione alla quale ha creduto anche Ingrid Betancourt quando parte per incontrarlo nella speranza di fargli capire come i rapimenti rinforzassero solo la destra di Uribe e dei ponderosos che lo sostengono. Sappiamo cosa è successo: non è ancora tornata. Ignoranza ? Mancanza di umanità ? < Era un uomo complesso. L’aria molle del contadino inconsapevole nascondeva una determinazione coltivata nel lunghissimo autoesilio, nello scappare per tornare e colpire ,e nel maschilismo diventata dottrina nella quale i suoi uomini venivano cresciuti >. Me lo ha raccontato Pastrana quand’era presidente e si disperava per l’utopia tragica di Ingrid Betancourt. Ha avuto sette figli, < tutti maschi >, ma non è vero. C’è anche una ragazza sposata a Reyes, mediatore ucciso dal bombardamento in Ecuador. Il cognome < Marin > non diceva niente ai giornalisti che incontravano lontano dalla Colombia la signora portavoce Farc. Puntuale, riservata. Mai rispondeva alla domanda frivola del curioso che voleva sapere < Lei conosce Tiro Fijio ? >. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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