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31 Marzo 2008 13:17

Elezioni, Berlusconi, Ruini, la mafia e i cattolici

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di Paolo Farinella

Care Amiche e Amici, personalmente credo che ci troviamo sull'orlo di una emergenza democratica, istituzionale e morale. Sono angosciato per la posizione e/o il silenzio della gerarchia cattolica di fronte a fatti che esigono risposte. Non ho alcuna pretesa di mettere le braghe al mondo, voglio solo porre un atto e un documento di testimonianza a futura memoria. Verrà un giorno in cui i cattolici che oggi plaudono in nome di «valori non negoziabili» negheranno di essere stati complici e collaboratori di un degrado etico come mai si era visto nel nostro Paese. Allora, non potranno dire: «Io non c'ero e non ne sapevo niente». Se i cattolici non sanno distinguere «oggi» i segni dei tempi, come potranno percepire «domani» il Regno di Dio? Sono un prete, cattolico fino al midollo dell'osso e sono perfettamente ortodosso e proprio per questo sono convinto che bisogna dire la verità sempre, anche se fa male alla «propria ditta», specialmente, se fa male alla propria ditta perché la verità non ha parte e, questa sì, non è negoziabile. Qualcuno potrebbe pensare che i miei interventi siano «ingerenze». Libero di pensarlo. Sono un cittadino italiano e vivo incarnato nella storia e nella vita del nostro paese. Il concordato mi pone dei limiti ed è per questo che spero e lavoro per una semplice e totale abolizione di esso. Il deputato Scajola della corte berlusconiana disse qualche tempo fa che «i preti pensino a fare giocare i bambini all'oratorio». Non ho oratorio e invito i preti a diffidare da simili figuri che sulle piazza s'inginocchiano devoti e nel segreto evirano il cristianesimo per farne una religione ad uso e consumo di un comitato d'affari di stampo mafioso: un cristianesimo senza Cristo, una religione senza fede, una chiesa sottomessa e complice. Io non ci sto, a costo della mia stessa vita. Chi condivide queste riflessioni, saprà e vorrà divulgarle come può e crede, chi non le condivide le cestini e può sempre chiedere di essere espunto dalla mia lista, dove in qualche modo è arrivato o per scelta o per invito di conoscenti. A nessuno però è lecito, in questo momento drammatico, fare finta che nulla sta accadendo. Con stima a tutte e tutti un caro saluto. Paolo Farinella, prete Elezioni, Berlusconi, Ruini, la mafia e i cattolici di Paolo Farinella Genova 30 marzo 2008. - Avevo già iniziato questa riflessione, quando leggo l'editoriale di Eugenio Scalfari su la Repubblica di domenica 30 marzo 2008, dove l'autore, da par suo, mette in evidenza aspetti inquietanti che dovrebbero turbare il sonno e la ragione di quanti hanno a cuore lo statuto democratico e laico della nazione Italia e la coscienza dei cattolici che fanno i gargarismi tre volte al giorno con i «valori non negoziabili». Berlusconi in una sua ennesima esternazione tira nel mezzo della mischia il cardinale Camillo Ruini, con il quale il piraña insinua di avere una perfetta identità di vedute sulla valenza del voto disgiunto, dando il benservito a Casini, pupillo sinistro dell'occhio destro di Eminence ed ex servo devoto di Berlusconi medesimo. Ruini non è uno qualsiasi, ma il vicario del Papa per la città di Roma. I casi sono due: o Berlusconi e Ruini si sono parlati e hanno convenuto, o piraña straparla ex culibus come ormai fa di norma. In un caso o nell'altro, i cattolici hanno il sacrosanto diritto di avere da Ruini una netta smentita ufficiale oppure una conferma altrettanto veritiera. In nessun caso si possono accontentare del generico e, questo sì, inutile «no comment» di un qualsiasi portavoce. Il cardinale Bagnasco che si è impegnato solennemente sul fronte formale della «non ingerenza» non può fare il pesce in barile, ora deve parlare: o smentisce Ruini o smentisce Berlusconi. Tertium non datur. Comunque dovrebbe difendere l'onorabilità della Cei che rappresenta. Una sola cosa non gli è lecito moralmente: stare zitto. Se Ruini e Bagnasco tacciono, significa che c'è una 3a possibilità, la più inquietante, immorale e indecente. L'esternazione di Berlusconi non è affatto estemporanea, ma è calibrata anche nelle virgole perché si tratterebbe di un puro monito di chiaro stampo mafioso che traduciamo per i meno addetti al politichese. Berlusconi manda a dire: Caro Ruini, mi rivolgo a te a cui riconosco ancora il vero potere sulla Cei e sui vescovi, non a Bagnasco che mi sembra un pesce fuor d'acqua, un re travicello nelle tue mani. Se abbandoni Casini al suo destino (tanto non vincerà mai) e mi fai avere la maggioranza al Senato con il voto dei cattolici di stretta osservanza, ordinando loro a votare al Senato e me e magari Casini alla Camera, sappi che io ti darò tutto quello che chiederai e firmerò a «piè di lista». Vuoi rivedere la 194? Fatto! Vuoi eliminare dalla coniugazione dei verbi italiani il presente del verbo «dire» che fa «Dico»? Fatto! Vuoi nominare non solo gli insegnanti di religione, ma anche i presidi delle scuole statali?. No problem! Fatto! Vuoi che dichiariamo l'Italia una succursale del Vaticano? Fatto! Ruini caro, dimmi quello che ti serve e il mio governo sarà pronto e prono, a patto che mi lasci fare i miei comodi interessi. Il conto tanto lo mandiamo a quei coglioni di Italiani e alle Italiane che dobbiamo relegare nell'ambito del focolare, in stretta dipendenza dai maschi . Caro Camillo Ruini, se però appoggi Casini e non ti schieri, tu e la tua ciurma, con me, sappi che mi vendicherò e sarò spietato: questa volta non faccio prigionieri. Questo il messaggio, questa la posta in gioco, questa la caricatura d'uomo che mezza Italia plaude e vota. I cattolici sono avvertiti e non dicano che non sapevano perché ormai lo spocchioso nano è talmente sicuro di vincere che agisce alla luce del sole, mostrandosi per quello che è: un mafioso con patente P2. I cattolici che hanno ancora qualche rigurgito di morale sulla coscienza non possono votarlo e nello stesso tempo non possono votare Casini che oggi dice peste e corna di Berlusconi, mentre per cinque anni gli ha sorretto il sacco in religioso silenzio adorante, dimenticandosi che la morale cattolica sancisce che «è tanto ladro chi ruba quanto chi pare il sacco». E' di oggi la notizia che la Corte dei Conti ha chiesto al generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale la restituzione di 32.000,00 euro che si è bevuto in viaggi aerei per andare a mangiare l'aragosta. Questo signore è nelle liste di Berlusconi: il piraña premia chi delinque, cioè chi lo imita meglio. Insieme a Speciale, infatti, ha messo nella lista ben altri 24 inquisiti, condannati fino al 3° grado. Si sente impunito e agisce da impunito. Berlusconi ha strappato in pubblico il programma dell'avversario: solo quel gesto lo avrebbe dovuto espungere dalla scena democratica, come un cancro in un corpo sano. Purtroppo il cancro ha già infettato l'organismo. Quel gesto è la conferma definitiva della assenza totale di senso democratico del personaggio. Ultimo argomento dirimente. Se Berlusconi vince queste elezioni, avrà modo e mezzi per farsi eleggere presidente della Repubblica, dopo avere modificato la costituzione in senso presidenzialista per cui lo avremo contemporaneamente capo del governo e capo Stato per almeno altri 12 anni e non è detto che non faccia in tempo a lasciare lo Stato in eredità ai figli e agli Italiani un oceano di debiti: i suoi.. Sarebbe l'inizio di una dittatura di stampo aziendal-fascista, in vista della quale si è alleato, con la feccia di destra, residui fascisti impresentabili, tra cui eccelle Ciarrapico. Chi ha dato la vita perché vivessimo in una sana democrazia, è morto, dunque, invano?. Chi vota Berlusconi vota mafia e nega ogni diritto alla legalità, alla civiltà, all'etica e diventa complice del malaffare, della mafia e di ogni sentina perché come dice il divino Poeta è complice in solido nel trasformare l'Italia in un bordello: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di provincie, ma bordello!» (Dante, Purg., VI, 76-78). Per impedire questa deriva, con tutte le riserve e con tutti i distinguo del caso e anche malvolentieri e contro natura e senza entusiasmo, io voterò alla camera e al senato il «male minore» che per me è e resta il PD di Veltroni, detto «il Uolter». Le successive elezioni alle prossine saranno un altro giorno.

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