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31 Ottobre 2007 08:12

Fiori MARCI per Genova

1249 visualizzazioni - 4 commenti

di Doriana Goracci

Avvicinandosi la data fatidica del 2 novembre, è stato fatto il funerale definitivo all'inchiesta per il G8 del 2001 a Genova. C'è chi si chiede se era nel programma dell'attuale governo, renderla possibile. Ritengo sia corretto anche far sapere che con 22 voti contrari e 22 voti favorevoli la commissione non è riuscita ad affidare il mandato al relatore a riferire in aula ed erano assenti i due rappresentanti della Rosa nel pugno. I due fiori mancanti, le due rose marce, sono servite per dare l'ultimo pugno nello stomaco a chi non scorda Genova e l'illegalità vissuta in quei giorni, a farci respirare a pieni polmoni anche l'attuale puzza della democrazia morta e sepolta. Doriana Goracci http://reset.netsons.org/modules/news/article.php?storyid=1009

COMMENTI

3 Novembre 2007 10:38

Capisco la rabbia della Goracci.E' la rabbia di tutti noi.Purtroppo ce chi nell'attuale maggioranza di governo fà il doppio gioco.C'è l'UDEUR con due piedi in due staffe diverse, poi l'IDV di Di Pietro che marcia con sbandamenti pazzeschi.Tutto questo provoca sconcerto nell'opinione della gente, che vuole concretezza dalla politica e buon senso.Di recente Di Pietro ha fatto sulle colonne dell'Unità una forte autocritica sulle posizioni assunte in commissione, ammettendo l'errore grossolano commesso.Infatti sarebbe bastato il voto dell'IDV in commissione per l'approvazione del provvedimento.Con buona pace dei fiori marci. Per la costituzione di una commissione d'inchesta sul G8 di Genova, si parlerà quindi in parlamento;e allora si vedrà chi sono i veri amici della democrazia e chi gli affossatori.Di certo pretendiamo sui fatti del G8 di Genova la massima chiarezza, conoscere i responsabili e i mandanti degli attacchi alla scuola Diaz, le vessazioni a Bolzaneto. Le circostanze della morte di Carlo Giuliani.Sapere perchè in quei giorni del G8 a Genova del 2001, qualcuno spense la democrazia, trasformando la città in uno stato fascista sudamericano.

Lorenzo

2 Novembre 2007 17:16

Allora comincia: in alto le mani a fare CHAO poi muovi il corpo corri corri e grida pace PACI poco più di 8 minuti assicurati di TODA JOIA TODA BELEZA ecco il link, da copiare e incollare http://www.youtube.com/watch?v=tqCB5bBAPnQ per vedere e ascoltare 8 minuti di Toda Joia Toda Beleza curati da Paci e Chao

CHAO PACI

2 Novembre 2007 08:45

Da Repubblica Due condanne per le violenze subite dai no global, ma l´Avvocatura di Roma blocca i risarcimenti stabiliti dai giudici G8, lo Stato non paga per le botte Manifestanti picchiati: "Chi ha detto che è stata la polizia?" LO STATO italiano chiede tre milioni di euro di risarcimento ai noglobal accusati di aver devastato e saccheggiato la città di Genova durante il G8. Ma non ha nessuna intenzione di pagare per i danni procurati dai suoi poliziotti. Alle prese con due sentenze di condanna l´Avvocatura di Stato ha bloccato i procedimenti. Perché "non è possibile stabilire con chiarezza" chi ha picchiato una pacifista. Infatti "quel giorno volavano bastonate da tutte le parti, e se i colpi fossero arrivati proprio da un noglobal?". Oppure perché "non è giusto fissare certe somme di risarcimento solo perché il colpevole è un poliziotto, applicando cioè il principio del danno punitivo. E comunque, certe conseguenze dopo le botte subite non sono assolutamente provate" di MASSIMO CALANDRI LO STATO italiano chiede tre milioni di euro di risarcimento ai no-global accusati di aver devastato e saccheggiato la città di Genova durante il G8. Ma non ha nessuna intenzione di pagare per i danni procurati dai suoi poliziotti. Neppure quando il ministero dell´Interno è già stato condannato dal tribunale per l´ingiustificato pestaggio di alcuni cittadini inermi. Neppure quando si tratta di poche migliaia di euro. Gli atti di citazione in appello sono due, e corrispondono alle due sentenze emesse contro le forze dell´ordine. Nel primo caso il giudice istruttore Angela Latella aveva condannato gli sconosciuti agenti che in corso Assarotti manganellarono una missionaria di cinquant´anni, Marina Spaccini. Nel secondo il giudice Cesare Viazzi aveva assegnato un indennizzo ad una pacifista, Simona Coda Zabetta, massacrata di botte in piazza Manin. E´ tradizione liquidare le somme ed eventualmente appellarsi, ma questa volta l´Avvocatura di Stato - probabilmente anche per lanciare un segnale - ha invece bloccato i procedimenti. Interessanti le motivazioni addotte per contestare la decisione dei magistrati. «Non è possibile stabilire con chiarezza chi ha picchiato Marina Spaccini: quel giorno volavano bastonate da tutte le parti, e se i colpi fossero arrivati proprio da un no-global?», è la sintesi di una delle surreali tesi. «Non è giusto fissare certe somme di risarcimento solo perché il colpevole è un poliziotto, applicando cioè il principio del "danno punitivo". E comunque, certe conseguenze dopo le botte subite non sono assolutamente provate», è l´altra riflessione, che lascia ancora più sconcertati: perché è come se lo Stato non riconoscesse che i suoi agenti devono essere due volte responsabili, quando sono in servizio. Gli appelli sono stati notificati nei giorni scorsi ad Alessandra Ballerini e Marco Vano, legali delle donne vittime delle violenze da parte delle forze dell´ordine. Marina Spaccini, pediatra di origini triestine che per quattro anni ha lavorato in due ospedali missionari in Kenia, era stata la prima pacifista del G8 a veder riconosciute le proprie ragioni da un tribunale. Venne aggredita alle due del pomeriggio del 20 luglio 2001, partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput ed era tra quelli che alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: «Non violenza!». Gli agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad un gruppo di Black Bloc, che c´era una gran confusione e qualcuno tirava contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra «buoni» e «cattivi»: bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal giudice. I cattivi c´erano per davvero, ed erano i poliziotti che a bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra. Dal momento che era impossibile identificare gli agenti, il ministero dell´Interno fu condannato al pagamento di cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed esistenziali. Oggi l´Avvocatura si appella: spiegando che le testimonianze del pestaggio non sono così chiare, che la polizia fu comunque costretta ad usare le maniere forti per la necessità di «respingere la violenza organizzata» e di «proteggere la Zona Rossa», e che comunque chissà chi ha davvero colpito la donna. «Anche i manifestanti erano muniti di bastoni e oggetti contundenti - scrivono i legali dello Stato - ce n´era pure una con in mano una scopa». A Simona Coda Zabetta devono essere liquidati quasi quindicimila euro a titolo di risarcimento del danno biologico, esistenziale e morale. In questo caso l´Avvocatura sostiene che i guasti subìti dalla donna non sono precisati come dovrebbe, e che per colmare queste lacune il giudice ha voluto sottolineare la gravità del comportamento dei poliziotti, «che avrebbero invece dovuto tutelare l´incolumità della cittadina». Il ragionamento del giudice Viazzi sembrerebbe condivisibile a tutti: l´integrità e l´incolumità della persona è stata messa a repentaglio non da reati colposi, ma volontari, per di più commessi da agenti. Ma lo Stato la pensa in maniera diversa: spiega che nel nostro ordinamento non esiste il "danno punitivo". E non vuole pagare.

da Repubblica di M. Calandri

1 Novembre 2007 10:54

il manifesto DI NUOVO A GENOVA PER RIPRENDERCI LA PAROLA Il Manifesto 1 novembre 2007 Vittorio Agnoletto, Haidi Giuliani, Lorenzo Guadagnucci Prima è arrivata la vergognosa decisione di archiviare senza processo la morte di Carlo: ancora oggi speriamo che un pronunciamento della Corte Europea chieda all'Italia di riaprire il caso. Poi, a distanza di anni, al processo contro 25 persone accusate di devastazione e saccheggio, i due pm hanno formulato richieste di pena pesantissime, da sei a sedici anni, assolutamente sproporzionate e fuori dal senso comune, sulla base di una figura di reato rispolverata dai tempi della seconda guerra mondiale e mai utilizzata prima del G8 di Genova per manifestazioni di piazza. Gli imputati rischiano d'essere trasformati in autentici capri espiatori, nell'ambito di una riscrittura inaccettabile delle giornate del luglio 2001, che furono caratterizzate da una plateale e continuata violazione delle garanzie costituzionali da parte delle forze dell'ordine. A Genova, nelle aule di tribunale, sono in corso anche alcuni processi contro decine di agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell'ordine, a dispetto dei silenzi e degli ostacoli frapposti dai vertici delle forze di polizia. Questi processi si concluderanno in primo grado l'anno prossimo, ma e' pressoché certo che gli imputati saranno salvati dalla prescrizione, vista la lieve entità delle pene previste per i reati contestati. Alcuni dei dirigenti imputati, nel frattempo, sono stati addirittura promossi. Tutto questo sarebbe già sufficiente per organizzare a Genova una grande iniziativa, con una forte e corale richiesta di verità e giustizia, traguardi che rischiano di restare soffocati nelle aule giudiziarie. La votazione di martedì alla Camera, con la gravissima e irresponsabile bocciatura della proposta di istituire una commissione d'inchiesta sul G8 2001, rende questa necessità assolutamente improrogabile. A Cosenza, in un processo parallelo collegato ai fatti di Genova, sono in arrivo nei prossimi giorni le richieste di condanna: è un altro procedimento che rischia di condurre alla ricerca di una “sentenza esemplare”, che non colpirebbe solo gli imputati ma anche, indirettamente, chi organizzò e partecipò alle manifestazioni del luglio 2001. Per tutte queste ragioni è necessario ritrovare lo spirito di Genova, fare fronte comune nella richiesta di verità e giustizia, e nel rifiuto di ogni logica punitiva e vendicativa. E' necessaria una risposta che coinvolga il 'popolo di Genova' e tutti i cittadini e le organizzazioni che hanno a cuore la tutela delle garanzie democratiche, calpestate nelle drammatiche giornate del 2001. Pensiamo a iniziative in grado di coinvolgere il mondo della cultura, i sindacati, la società civile, quell'universo di uomini e donne che ha condiviso con noi l'impegno e le speranze di quei giorni. Vorremmo ritrovarci tutti a Genova, con quello stesso spirito che permise a ciascuno di sentirsi a casa propria, pur nella diversità di storie e culture. Nei giorni scorsi un documento intitolato “Noi, quelli di via Tolemaide” ha lanciato una mobilitazione per sabato 17 novembre. E' un appello importante, ma che rappresenta solo una parte del movimento sceso in piazza oltre sei anni fa. Non tutte/i, e non tutte le organizzazioni, possono riconoscersi in quel testo, perciò pensiamo che sarebbe necessario fare un passo avanti e ricostruire quella capacità di tenere insieme le diversità di culture e di linguaggi che permise il “miracolo” della straordinaria mobilitazione del 2001. Perciò proponiamo ai firmatari di quell'appello e a quanti condividono lo “spirito di Genova” di lavorare al testo di un documento comune, in modo da organizzare, nell'intera giornata del 17, una mobilitazione condivisa e promossa da tutte/i, che comprenda dibattiti, manifestazioni, spettacoli, e che riproponga il 'patto' sul rispetto delle cose e delle persone che fu sottoscritto sei anni fa.. Il popolo di Genova deve riprendere il suo diritto-dovere di parola. Ci auguriamo che queste nostre riflessioni possano essere condivise e raccolte dai nostri interlocutori.

Doriana

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