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27 Ottobre 2007 14:06

elezioni in Colombia

817 visualizzazioni - 0 commenti

di NADIRinforma

Il prossimo 28 di ottobre si terranno in Colombia le elezioni municipali. La Colombia vive da cinquant’anni un conflitto armato, uno dei più antichi del pianeta, terzo soltanto a quello per il Cachemire tra India e Pakistan (dal 1947), a quello tra Israele e Palestina (dal 1948) e alla guerra di secessione birmana (dal 1960). La Colombia è una democrazia almeno dal punto di vista formale, una delle più antiche e stabili del continente latinoamericano. Nonostante non ci sia mai stata una dittatura militare, il Paese ha vissuto gli ultimi 50 anni in “stato di assedio”. Le violazioni dei diritti umani commesse superano infatti quelle attuate dalle dittature militari del cono sud. Per fare una comparazione – odiosa quanto mai quando si parla di questi temi – è sufficiente prendere in considerazione un solo dato: ogni anno sono assassinati in Colombia da parte dei paramilitari e delle Forze Armate un numero di persone superiore a quelle che furono uccise in Cile durante i 17 anni della dittatura di Pinochet. Negli ultimi 50 anni, la Colombia è stato il teatro di gravi e persistenti violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario. Queste violazioni sono state commesse da membri delle forze armate e della sicurezza dello stato, così come da paramilitari e da gruppi della guerriglia. L’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite le ha definite con i termini di “crimini di lesa umanità” o di “crimini di guerra”. Alcuni dati possono essere utili per meglio capire la geografia di questo orrore: dal 1986 alla fine del 1993, 20.000 persone sono state assassinate per motivi politici. Tra luglio 1996 e giugno 2006, le vittime sono state 31.656 di cui il 15.12% uccisi da agenti dello stato, il 45.63% dai paramilitari e il 13.55% dalla guerriglia. Dati aggiornati al 25 ottobre 2005 parlano di più di tre milioni e mezzo di persone “trasferite a forza” (desplazados). La Colombia è il paese dove maggiore è il numero di bambini collusi con organizzazioni armate. Non basta. E’ anche il paese dove si uccidono il maggior numero di sindacalisti e dove ci sono più sequestri di persona. A partire dagli anni ‘80, il narcotraffico si è inserito stabilmente nelle dinamiche del conflitto, stipulando una alleanza con importanti settori dello stato, generando il “narco-paramilitarismo” e la “narco-guerriglia” e finendo per finanziare i diversi agenti del conflitto in una lotta senza quartiere per il controllo del territorio, lasciando la popolazione civile in mezzo al fuoco incrociato. Con il termine “parapolitica” si indica la relazione del narco-paramilitarismo con la politica e, in particolare, ci si riferisce al fenomeno che ha reso a tutti chiara la relazione fra questi settori e il Governo del Presidente Alvaro Uribe Velez. Alcuni esempi: a febbraio di quest’anno, la Ministro per le Relazioni internazionali, Maria Consuelo Araujo, è stata costretta a rinunciare al suo incarico dopo che sono state dimostrate le relazioni tra la sua famiglia ed i paramilitari. Il capo del DAS – la polizia segreta – ex Console a Milano, Jorge Noguera, è attualmente in carcere. L’ex Fiscal General, incarico corrispondente al nostro Procuratore Generale della Repubblica, Luis Camilo Osorio, penultimo Ambasciatore colombiano in Italia, è sotto inchiesta. Quattordici deputati appartenenti ai partiti politici che integrano l’attuale governo sono in carcere, altri 40 sono sotto inchiesta e 160 tra funzionari della pubblica amministrazione e politici sono accusati di collusioni con i paramilitari. Tra coloro che ultimamente sono stati sottoposti ad inchiesta e che hanno rinunciato all’immunità parlamentare – come invece non hanno fatto altri otto parlamentari per paura di essere indagati dalla Corte Suprema di Giustizia – c’è Mario Uribe, il cugino del Presidente. La pressione e le minacce dei gruppi armati nei confronti della popolazione, la corruzione politica e la compra-vendita di voti, le intimidazioni e le violenze contro l’opposizione stanno seriamente compromettendo la trasparenza, le garanzie politiche e la democrazia nella campagna elettorale in corso. Il Polo Democratico Alternativo, nella sua qualità di partito di opposizione e di seconda forza politica nel paese, è stato stigmatizzato dallo stesso Uribe quando ha dichiarato che i suoi dirigenti ed i suoi tesserati sarebbero “terroristi in abiti civili”. Noi crediamo che l’esistenza dell’opposizione sia fondamentale per giungere ad una soluzione politica del conflitto e per costruire una vera democrazia nel nostro paese. Su queste elezioni si gioca il futuro della democrazia colombiana. Stanno in ballo il controllo politico delle regioni e delle città così come l’assetto politica del Paese in previsione delle presidenziali del 2010. Da una parte stanno il paramilitarismo ed il clientelismo accumunati dall’ipotesi di un terzo mandato per Uribe. Dall’altra parte stanno i programmi dei candidati e le loro proposte per continuare a ricostruire, nei municipi e nelle regioni, il tessuto sociale e politico della democrazia, la partecipazione della società civile e la ricerca di una soluzione politica e pacifica del conflitto armato, affinché si sedimentino le basi per la ricostruzione e la riconciliazione nazionale. Chiediamo alla comunità internazionale, in generale, e a quella italiana, in particolare, di pronunciarsi a favore della costruzione di un futuro democratico per la Colombia, per il rispetto dei diritti umani, per le garanzie all’opposizione politica nella prossima tornata elettorale e, allo stesso tempo, auspichiamo di poter contare su un buon numero di osservatori internazionali. Bernardo G. Zuluaga Botero Coordinatore Polo Democratico Alternativo Sezione Italia Cel: 33387971455 E-mail: bernardozuluagabotero@gmail.com

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