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25 Ottobre 2007 11:55

Maurizio Chierici: Diario Argentino

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di Maurizio Chierici

Rio Gallegos ( Patagonia )- Per capire se Kirchner ha governato bene non è razionale prendere in considerazione le disuguaglianze della rinascita argentina. Prodotto lordo che vola al 9,2 per cento, esportazioni alle stelle, macroeconomia al galoppo, ma la quotidianità della gente resta sul filo. Debiti ancora sospesi anche se Chavez ne ha fatto incetta svuotando i diktat del Fondo Monetario. Attorno ai cerchi rosa di un benessere che non cambia i beneficati, stipendi da fame, disoccupazione e lavoro nero segnano un’infelicità consolata ma solo in piccola parte. Il presidente che domenica passa il testimone alla moglie, nel 2003 era arrivato al potere in un paese in ginocchio. Si è seduto alla Casa Rosada con appena il 22 per cento dei voti, ballottaggio in coda a un Menem irresistibile nella raccolta delle preferenze ma spalle meno robuste davanti alle carte della giustizia. Menem scappa; Kirchner capo di stato senza alzare un dito. In quattro anni ha rimesso le regole; restano da rafforzare i contenuti visto che la presidenza non esce di famiglia, ma come e con chi ? Nessuno lo sa. Ecco perché l’analisi sul buon governo K deve scavare negli anni novanta quando con l’a plomb di un vicerè reggeva la provincia di Santa Cruz, ultima Patagonia prima della Terra del Fuoco, dove - immaginiamo - gli voglino un gran bene. Nella trascrizione argentina la provincia è uno stato federale, larghissimi poteri a chi la dirige. Rio Galliegos ne è la capitale: 80 mila abitanti in questi giorni congelati dal vento del sud. Soffia a cento all’ora proibendo al presidente la comodità dell’elicottero. Inseguo il suo corteo blindato dai lampeggi della polizia nella strada che accompagna l’oceano, 300 noiosissimi chilometri tra Comodoro Rivadavia e Caleta Olivia, petrolio e spiagge per < viaggi di nozze >. Kirchner evita la capitale. Preferisce la piccola città dove il suo partito resiste in trincea. Domenica 28 si vota anche per il governatore, e il candidato Daniel Peralta, bancario in pensione al quale K col giubbetto nero alza in braccio nella tribunetta del ginnasio, non è sicuro di spuntarla. < Un abbraccio forte dalla compagna Cristina. Mi prega di rappresentarla, ha tanti impegni… >. La folla non si trattiene: < Lupo-querido- el pueblo- sta con tigo >. Nomignolo che risale agli anni dell’università. Quel profilo adunco e l’ occhio strano ricordano l’Arsenio Lupin dei fumetti. E lo studente K, innamorato della compagna Cristina, accorcia con furbizia il nome e rivolta la burla nella simpatia popolare. Cominciano le sorprese per un curioso che arriva da lontano. Come mai nella terra dalla quale è partita la conquista di Buenos Aires, i Kirchner vengono guardati con sospetto ? Due settimane fa Alicia Kirchner, sorella e ministro nazionale dello sviluppo sociale, è stata aggredita da un manipolo di insegnanti mentre pranzava con le figlie in un ristorante di Rio Gallegos. La tirano per i capelli, la libera la polizia. Professori che bloccano la città; professori che esasperano la pazienza di un collaboratore della Casa Rosada: appena il corteo si avvicina schiaccia l’acceleratore e li travolge col jeppone fuori strada. Diciassette all’ospedale. Protestano non solo per stipendi magri e pagati in ritardo, ma per la crisi che agita la scuola pubblica di Santa Cruz. Banchi privati che si moltiplicano mentre le casse di chi governa piangono. Anche i padri fanno la fila pretendendo la continuità dell’ insegnamento distribuito con pause che < ne umiliano la pedagogia >. Pedro Munoz, segretario dei maestri di Santa Cruz grida allo scandalo < perché i problemi della comunità non trovano spazio nei media controllati dal potere locale e nazionale >. < Quando programmi scomodi raccontano cosa succede in questo angolo di Argentina, le Tv si spengono oscurate dai tecnici di Buenos Aires >: lo racconta Rubens Lasagna direttore del giornale < Opi Santa Cruz >. Fantapolitica ? Non succede a Tucuman, povertà dei popoli andini, ma nella provincia dove gli abitanti non arrivano a 250 mila; zero virgola otto persone per chilometro quadrato, 4 milioni di animali al pascolo, carne prelibata, pecore dalla lana che piace ai grandi europei. Santa Cruz è la seconda regione nella produzione di petrolio: 6 milioni di metri cubi; 4,5 milioni di metri cubigas. Pesca miracolosa: merluzzi, gamberi, aragoste che le navi portano via. E un bacino carbonifero < che diventerà la spina dorsale della nostra economia >. Piccole miniere di oro e argento. La benzina costa meno che a Buenos Aires. Nessun problema di energia: la si rinnova inseguendo la furia delle maree. Eppure una folla di lavoratori è ancora senza contratto. < Solo il 10 per cento in regola con le regole dello stato >: il dottor Roberto Gerez, voce della protesta, sta forse esagerando. Altre voci parlano del 40 per cento, ma la maggioranza é sempre fuori e la disoccupazione cresce nei mesi scelti dalle multinazionali per pompare poco greggio e tener alti i prezzi. Quanti dipendenti con le mani in mano ? Impossibile calcolarli. I contratti fantasma lo impediscono. E la rabbia si scalda: < Con 300 euro al mese, un mese si e mese no, non possiamo sfamare e far studiare i figli > Il segretario dell’intendenza Fernando Castillo, allarga le braccia < Ne parlerò al governatore >. Si apre un altro labirinto nel girone che i numeri della macro economia raccontano come Svizzera australe. Perché Daniel Peralla, candidato al quale Kirchner alza il braccio, è la terza reliquia del sistema abbandonato dal Kirchner trasferito alla presidenza. Sergio Acevedo, spalla che ne aveva preso il posto, se ne è andato un anno fa; il suo vice Carlos Rancho ha lasciato in gennaio. Nei comizi evocano un potere ombra che impedisce di amministrare liberamente. Ecco perché K scende a Santa Cruz non esponendo la moglie a proteste lontane dalla corsa alla Casa Rosada. Può essere che Cristina qui perda qualche voto, ma resta la simpatia. Simpatia che non può bastare all’aspirante governatore dell’ufficialità. Mentre accompagna verso lo studiolo del vescovo Juan Carlos Romanin, il segretario fa sapere che nella capitale Rio Gallegos non esiste un solo cinema. Sorride scuotendo la testa: noi, alla fine del mondo. Il vescovo ha guidato un corteo di protesta sul quale si dice pesino i rapporti non affettuosi tra governo e Chiesa. Monsignore si arrabbia: < Non costruiamo cattedrali inesistenti. Sto solo difendendo i diritti di chi viene messo da parte dal potere locale e federale >. Due Tv straniere accendono le telecamere davanti alla casa dei Kirchner, ma il presidente evita Rios Galiegos. Allora i giornalisti corrono a El Calafate, alberghi affacciati sul mito del lago Argentino, ghiacciai del Petito Moreno che sfarinano quando l’aria intiepidisce. Altra casa, altri giardini Kirchner, altra attesa inutile. I turisti si affacciano dagli alberghi: cosa succede ? Chatwin imbroglia il racconto coi suoi club inglesi fra montagne coperte di neve, ma ,’hotel Kempinsky dai mobili dorati testimonia nel kitch la memoria di chi è arrivato da Berlino a Santa Cruz mentre Hitler spariva nel bunker. Chissà chi gode i benefici di questo turismo che ricomincia mentre l’inverno si allontana. La gente sempre con tasche mezze vuote. Cortesia dell'Unità

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