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27 Agosto 2007 10:57

Ingrid e gli sciacalli

1364 visualizzazioni - 2 commenti

di Maurizio Chierici

Chi ha paura di Ingrid Betancourt? Venti giorni fa Patricia Poleo, venezuelana, giornalista in esilio volontario a Miami, racconta che Ingrid sta per essere liberata. Parcheggiata provvisoriamente in Venezuela nell’énclave dove spadroneggia la Farc, guerriglia vetereomarxista guidata da Tiro Fijo, mezzo secolo con le armi in pugno. Naturalmente amico di Chavez e Chavez vuol fare bella figura consegnando la Betancourt, da cinque anni sepolta nella foresta colombiana, alle mani della signora Sarkozky. Passa il tempo; di Ingrid nessuna notizia. La rivelazione non viene presa sul serio dai media delle due americhe. Sanno chi è Patricia Poleo. Silenzio a Miami e a New York. Silenzio a Parigi dove Chirac si era impegnato a liberare la signora un po’ francese e un po’ colombiana. Altri giornali d’Europa scoppiano di gioia con qualche dubbio ma un sospiro di felicità. Finalmente la separazione di una donna coraggiosa, leader verde del movimento Oxigeno, candidata alla presidenza della Colombia in concorrenza col liberista Uribe; finalmente, la mostruosità del sequestro Farc sta per finire. Invece continua, non è successo niente. Ecco il sospetto di uno sciacallaggio atroce. L’impressione è che qualcuno stia usando la Betancourt per dimostrare che Chavez e le guerriglie sono una cosa sola proprio nei giorni in cui il presidente venezuelano comincia il giro delle americhe incrociando il Lula brasiliano. Sarebbero in concorrenza sulla leadership del continente Esperienza sindacale e politica misurata sulle ricchezze del petrolio. Strategie che divergono attorno al Mercosur, mercato comune del quale il Venezuela vorrebbe far parte e tutti sembrano contenti. Il suo oro nero compra i bonus del debito di paesi che hanno sfiorato la rovina. Un socio che distribuisce miliardi fa sempre comodo. Multinazionali del petrolio e i repubblicani del nord provano ad allargare i sospetti. Avvicinare Chavez ai crimini del terrorismo è una delle strategie per impedire il compattarsi di un sud minacciosamente ricco di materie prime. E la Betancourt diventa una pedina emotiva per pasticciare la coesione. Qualche sospetto resterà. Madre, figli e l’ex marito di Ingrid si sono raccolti uniti ai familiari di altri 44 sequestrati storici, per chiedere a Chavez di fare qualcosa. Chavez rassicura. Lancia un appello Tv a Tiro Fiijo: non ti conosco, non so dove sei, ma ti prego di ascoltare. E parla e parla per convincerlo a liberare chi soffre. Il Tg2 Rai ce lo propone come ogni Tv del mondo, eppure la versione che gira sui giornali è un’altra: si sono telefonati, Chavez sa dove trovarlo. Questa la prova della correità. Ecco la partita che si gioca sulla pelle della Betancourt. Il presidente Uribe, ultimo alleato latino rimasto alla Washington di Bush, ha sempre rifiutato la trattativa, sincronizzato alla politica Usa. Mai scendere a patti. Le guerriglie devono essere sterminate e basta. Non può disobbedire. Il plan Colombia gli porta milioni di dollari in cambio della concessione di basi dove strateghi nordamericani addestrano i rangers locali; soprattutto tengono d’occhio Panama, militarmente abbandonata il 31 dicembre 1999. Inutilmente i familiari degli ostaggi chiedono di ammorbidire l’intransigenza. Uribe continuava a rispondere: libereremo i prigionieri con un inferno di fuoco. Notizie troppo lontane dai nostri affanni. Spuntano a singhiozzo. Per aiutare la comprensione provo a ricostruire la beffa di Patricia Poleo e degli altri protagonisti. La Poleo è una signora di mezza età, lunghi capelli, occhiali e sorriso di convenienza. Ha vinto il premio re di Spagna col libro che racconta la cattura di Vladimiro Montesinos, ombra nera dell’ex presidente del Perù Fujimori. La sua polizia segreta sovrastava, torturava, faceva sparire chi non era d’accordo. Tanti delitti. Prima di scappare, Fuji lo molla e Montesinos sparisce coi suoi segreti. Dove è nascosto? Patricia Poleo lo racconta sul Nuevo Diario, giornale di famiglia: lo dirige assieme al padre scappato negli Stati Uniti. Giornale puntato contro il governo venezuelano. La rivelazione di sei anni fa ricorda la rivelazione Betancourt. La Poleo fa sapere che Montesinos è in Venezuela, protetto dalla polizia di Chavez. Come ha fatto a saperlo? Segreto di pulcinella perché è amica dei fratelli Guevara i quali hanno dato ospitalità al fuggitivo trattando col governo di Lima la taglia della consegna: 5 milioni di dollari. La notizia bomba della Poleo allarma ogni polizia. L’Fbi si dà daffare e informa Caracas che Montesinosa sta per essere trascinato dai protettori- carcerieri nell’ambasciata del Perù. Gli uomini di Chavez piombano sui Guevara e Montesinos: é il governo venezuelano a consegnarlo al governo di Lima. E i Guevara si arrabbiano col Perù: vogliono i cinque milioni. . La Poleo li difende. La diffidenza che accompagna la rivelazione sulla Betancourt dipende dal pasticcio Montesinos? Non solo: la battaglia della Poleo è lunga. Il 24 marzo 2002 torna da Washington, dove vive la famiglia con una delegazione che difende i diritti umani. Ne è portavoce, così è come portavoce dei giornalisti liberi . Ogni delegazione straniera in ogni paese viene tutelata da poliziotti forse messi lì per spiare, sicuramente per proteggere. La Poleo li rifiuta: non vuole . Ed elenca i municipi di Caracas dei quali si fida. Due settimane dopo, il colpo di stato al quale partecipano proprio le forze municipali delle comunità indicate dalla Poleo. Appena Chavez viene arrestato Patricia dichiara alla Tve spagnola: nuovo presidente sarà l’imprenditore Pedro Carmona, Dodici ore dopo previsione confermata: a Madrid cominciano a sospettare che la Poleo sappia troppe cose. E con Pedro Carmona va n onda mentre scappare all’aeroporto quando il presidente deposto torna a governare. Per gli strani amici Usa che la proteggono, Patricia non serve in esilio: deve tornare a Caracas. Come tornare dopo i pasticci? Scrive una lettera al Chavez redivivo. Parole appassionate: la felicità di rivederlo in sella, ringraziamenti per la speranza che regala alla gente . Funziona perché va e viene, e il suo giornale continua liberamente a dare l’assalto al governo. Almeno fino ieri mattina assieme alle grandi Tv private (compresa Radio Tv Caracas, tutt’altro che imbavagliata: trasmette via cavo e satellite) e al Universal e al Nacional, quotidiani che dominano l’informazione. Succedono tante cose, sempre lei protagonista. Nel 2005 sparano procuratore Anderson: stava per chiudere l’inchiesta sul golpe fallito contro Chavez. Le sue conclusioni allargavano il cerchio delle responsabilità. Gli assassini ne bruciano il corpo. Ed El Nuevo Pais della Poleo è l’unico giornale a pubblicare la foto dei resti fumanti, avviso mafioso a chi insiste nello scavare la verità. Per strana coincidenza i protagonisti dell’affare Montesinos, amici esaltati dalla Poleo nel libro premiato dal re di Spagna, vengono arrestati per l’assassinio del giudice e la Poleo denunciata quale . Smentisce, ma scappa: in Venezuela non torna più. Il presidente Alvaro Uribe si sta arrendendo. Incarica una senatrice dell’opposizione di trattare con la Farc una zona smilitarizzata per discutere della Betancourt e degli altri ostaggi. La senatrice ne parla con Chavez invitando i due presidenti a riunirsi in una strategia comune. Uribe non può far marcia indietro. La tragedia Colombia sta per scoppiare. Quattro milioni di profughi interni, un milione e 200 mila accampati attorno a campi minati (2 mila bambini muoiono ogni anno) vivono : l’Acnur delle Nazioni Unite, Caritas e Chiesa colombiana lanciano l’allarme. I paramilitari della destra armata stanno ricattando il governo che vorrebbe disarmarli. Memorie elettroniche accusano deputati e ministri di aver intascato il loro narcodollari e di averli incoraggiati a fare pressione (vuol dire terrore) per far votare Uribe. Saltata la signora cancelliere. Altre teste stanno cadendo. Ma il presidente non si decideva a trattare temendo il ritorno della Betancourt. Se nei cinque anni dell’esilio ha mantenuto la grinta polemica con la quale gli contendeva la presidenza, e se al ritorno torna in politica, la rielezione indefinita pronta nel cassetto non solo salta ma sarà la Betancourt a prendere il suo posto. Per sgelare Uribe la madre di Ingrid assicura che appena liberata, Ingrid volerà in Francia, Colombia per sempre addio. Il dubbio del presidente resta. Ultimo protagonista Chavez. Si raccontano tante cose: mostro latino, protettore dei terroristi, gigione che programma di ripresentarsi alle elezioni fino a quando la gente non lo manderà a casa. Un cambio costituzionale da discutere due volte in parlamento (tutto suo per il rifiuto degli oppositori di candidarsi), poi il giudizio dell’alta corte, e la conferma o bocciatura del referendum popolare. Uribe ha accorciato i passaggi. Nessun referendum, solo il parere delle corte che ha appena nominato. Eppure viene considerato un democratico di largo respiro. Al giornalista dispettoso che voleva sapere se non era imbarazzato a cambiare per la seconda volta costituzione, ha risposto: . Anche Chavez?, insiste un anno fa il giornalista dispettoso: . Aggiungendo qualcosa che la Colombia trascura: garanzia della proprietà privata, orario di lavoro non superiore alle sei ore, paghe minime obbligatorie e una riforma fiscale che finalmente fa pagare le tasse e controlla la fuga dei capitali. , non lo gridano gli evasori di Caracas, lo annuncia la rivolta fiscale di Bossi. Tropici lontani che cominciano ad avvicinarsi. mchierici2@libero.it La cortesia dell'Unità

COMMENTI

10 Settembre 2007 14:58

paola che dai del bugiardo a M. Chierici, perchè non replichi punto per punto alle sue dichiarazioni? saremmo molto interessati a capire confrontando le due campane!!! altrimenti verrebbe da pensare che non puoi perchè non hai nulla di documentato da dire!! No? Forza aprici gli occhi sulla verità vera te ne saremo grati!!!!

Fabio POliti

4 Settembre 2007 05:34

Chierici, quanto la pagano per mescolare realta' e fantasia? Legga, si informi, chieda e sia piu' onesto, per favore. Le menzogne si pagano. Si guardi allo specchio e se vede una faccia sincera, le assicuro che non sara' la sua. Saluti. Paola.

Paola

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