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23 Luglio 2007 09:10

MAURIZIO CHIERICI: CONTRORIFORMA IN LATINO

1441 visualizzazioni - 0 commenti

di Maurizio Chierici

Forse é un effetto della transizione cominciata quando le mani non erano pulite e ancora restano sporche, più o meno le stesse mani che quindici anni dopo continuano ad arricchirsi: mutazione lentissima, eppure qualcosa succede anche se le conclusioni sembrano lontane. Sempre più spesso le opinioni si confrontano con i dogmi distribuiti dallo schiacciasassi Tv; esplorano disagi culturali ed esistenziali nascosti sotto la pelle di una società meno distratta di quanto sembra. Ecco le sorprese. Era difficile immaginare ( qualche anno fa ) che l’ Unità diventasse una delle tribune dalle quali si affacciano teologi preoccupati e cattolici senza voce a proposito della messa in latino, motu proprio di Benedetto XVI. Quasi impossibile pensare che un editore attento alle istanze di rinnovamento della comunità cristiana, scegliesse i lettori del nostro giornale per parlare di un libro in vetrina nei prossimi giorni: < Ritorno all’antica Messa- Nuovi problemi e interrogativi >, di Paolo Farinella. Prefazione di padre Rinaldo Falsini; il Segno dei Gabrielli Editori. E’ una delle 43 lettere ricevute dopo la divagazione di questa rubrica nella quale si raccoglievano i dubbi dei teologi dell’altra America, mentre altri dubbi venivano esplorati da Furio Colombo e Maria Novella Oppo. E’ una lettera importante per l’autorevolezza dell’editore e dei protagonisti del libro: trascurano le emozioni sulle quali, a destra e a sinistra, si esercitano i contenti-scontenti del ripristino di una liturgia ormai lontana dalla gente, per arrivare, attraverso percorsi diversi, alla stessa conclusione: parlare semplicemente di ritorno alla messa in latino da concedere in settembre a chi ne fa richiesta, diventa un modo per coprire una decisione più radicale. I media l’hanno più o meno trasformata nella curiosità dell’estate. Chiacchiere sotto l’ombrellone, ma sia la prefazione di Rinaldo Falsini, sia il saggio di Paolo Farinella agitano un allarme: considerare il ritorno del latino il privilegio che interessa qualche fedele è un’ interpretazione fuorviante e ingannevole. Si tratta di un’autentica rivoluzione al contrario; marcia indietro o, per dirla alla ratzingeriana, restaurazione della visione del mondo ( weltanschanung ) in chiave pre e anticonciliare. Non è vero, sostiene Farinella con la foga di chi in venti ore ha scritto il libro; non è vero, conferma pacatamente padre Falsini, perplesso a proposito della lettera con la quale Benedetto XVI accompagna il motu proprio; non è insomma vero che il messale tridentino di Pio V e il messale uscito dal Concilio II e segnato da Paolo VI, possano impreziosire reciprocamente le due forme dell’uso del rito romano. I fedeli devono partecipare attivamente e consapevolmente, come prescrive il Concilio II, oppure si torna ai fedeli che < assistono alla messa, magari pregando per conto proprio >, come prevedevano le regole di Pio V ? Papa Ratzinger scivola via: perché ? vogliono sapere gli autori. La seconda osservazione riguarda la qualità e la quantità delle letture, povere e ripetitive nel rito trentino, così lontane dalla ricchezza della riforma conciliare che quasi permette di accostarsi all’intera sacra scrittura. < Il papa parla di due messali che ‘ si arricchiscono a vicenda ‘, ma il motu proprio non dice mai che il ripristino del Messale di Pio V deve essere subordinato all’accettazione formale del Concilio aperto da Giovanni XXIII e al magistero papale che ne ha attuato la riforma. Senza questa adesione del cuore e della mente, si rischia di mettere in contrapposizione - anche contro le intenzioni e il volere del Papa - il concilio di Trento e il concilio Vaticano II >. Osservazioni di padre Falsini, considerato lo specialista più importante di liturgia, non solo in Italia. E’ stato segretario della commissione conciliare che ha scritto la costituzione di riforma, quindi testimone prezioso del dibattito. Ha fatto parte della commissione della Cei che ha curato la terza edizione dei libri liturgici: dovrebbero uscire adesso in italiano. Vive nel convento San Francesco a Fiesole. Accanto alle note che accompagnano la biografia degli autori, Paola Farinella ha voluto una sola parola: parroco. Parroco a Genova, ma biblista di professione con studi specifici in Sacra Scrittura, archeologia, lingue orientali: ebraico, aramaico e greco. Ha insegnato all’università di Gerusalemme. Impressionato dal clima di restaurazione di cui il motu proprio < è sintomo e conseguenza >, ha scritto di getto osservazioni che annunciano la decisione di fare obiezione di coscienza. Si negherà ai parrocchiani che chiederanno la messa vecchia maniera. Il libro é l’assunzione di responsabilità pubblica e sofferta di fronte a un documento pontificio che non condivide. < Pagine che risentono dell’emotività del momento >, ricorda nell’introduzione. Dopo aver letto in latino il motu proprio, scrive per venti ore e passa altre venti ore a < sistemare le note, le fonti e i documenti, e solo superficialmente si interessa della forma che tradisce la reazione a caldo a una decisione apparsa immediatamente per quella che è: un attacco al cuore del concilio ecumenico Vaticano II e al suo frutto più maturo, la riforma della liturgia consegnata da Paolo VI con il Novum Ordo Missae >. Farinella considera il motu di BenedettoXVI < un atto esclusivo, deciso nonostante il parere contrario della maggior parte di coloro che ha consultato, instaurando di fatto l’anarchia liturgica sottratta all’autorità dei vescovi e mettendo i fedeli contro eventuali parroci non accondiscendenti…Papa Ratzinger non mina solo l’autorevolezza di Paolo VI e l’autorità magistrale del Concilio >, ma insinua un virus che lo inquieta: < Il Concilio smette di essere il magistero più alto della Chiesa, diventa solo un luogo di opinioni passeggere >. Farinella non si scusa per il tono < accesso > che un po’ spaventa padre Falsini: < Garantisco il lettore di essere totalmente e visceralmente cattolico, pronto anche a dare la vita per il papa. Anch’io voglio bene al papa, ma proprio per questo gli parlo con franchezza, senza adulazione…Non ho paura del papa che è mio padre nella fede, ma quando anche il padre sbaglia, il figlio ha la responsabilità davanti a Dio di dirglielo con amore e dignità. Se il papa e il vescovo sono responsabili della mia salvezza, io ho una responsabilità ancora più grande: Dio non mi chiederà conto se ho baciato o no l’anello, ma se li ho ingannati non aiutandoli a portare il peso del loro ministero >. Il 13 luglio Farinella ha consegnato le pagine del libro al suo vescovo, monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Testo accompagnato da una lettera personale con la preghiera di sottoporre le riflessioni a Benedetto XVI. Sempre Il Segno dei Gabrielli nel 2006 ha pubblicato un altro saggio: < Crocifisso tra potere e grazia-Dio e la civiltà occidentale >, prefazione di monsignor Luigi Bettazzi e Paolo Flores d’Arcais. ( Questa volta ho solo raccolto le parole degli altri. Le considerazioni di un giornalista sulla quotidianità, immiserivano davanti alla scienza di due uomini di scienza che hanno impegnato la vita per capire e spiegare con umiltà lontana da certi teologi prète a porter. I quali svolazzano sui giornali richiamati dalla tentazione della vetrina che ne illumina la vanità. Alcune lettere mi segnalano le stravaganze di certe devozioni: Giovanni Antonio Busato, Castelfranco Veneto; Gabriele Marzani, Brindisi e Anna Maria Tombara di Torino, raccontano di un articolo dell’ex giornalista Renato Farina sulla < Messa in latino che dà fastidio ai comunisti >. Non avendolo letto devo fidarmi delle tre versioni anche perché coincidono parola per parola. Nel capitoletto < Trinariciuti > l’ex Comunione e Liberazione unisce alla profondità l’eleganza che gli é naturale: < Come è noto, secondo i compagni, Gesù è stato il primo comunista, o anche post comunista, ma per i medesimi, introducendo il latino, Ratzinger lo ha iscritto a un circolo della Michela Brambilla. Una perfetta idiozia. Ma qui non c’è da entrare in certe teste, anche se ci sarebbe molto posto. Ci limitiamo a controllare il vasetto delle urine, e chiunque vi scorge il bisogno fisiologico di parlare male del Papa, non c’é altra strada che associarlo al diavolo Berlusca e viceversa >. Meno noioso di Farinella e Falsini, bisogna ammetterlo. Per fortuna Angelo Panebianco mette ordine sul < Magazine > del Corriere: destra e sinistra usano la violenza degli stessi slogan per confondere la gente. Insomma, l’editore Gabrielli ( pericoloso nello schema integralista ) e l’ex ( ? ) agente Betulla uniti dalla stessa faziosità, pubblicano più o meno le stesse cose. Sacrosanto infilarli assieme nel disprezzo dei galleggianti moderati ). mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

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