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16 Aprile 2007 10:15

VeneCuba

1188 visualizzazioni - 2 commenti

di Maurizio Chierici

In questi giorni stiamo parlando d?altro: bandiere cinesi a Milano, sangue in Algeria, Afghanistan e ombre islamiche in agguato attorno al Mediterraneo. E le morti bianche di troppi cantieri. Per non parlare delle quaranta vittime al giorno di Bagdad: non fanno ormai notizia. Domani le notizie saranno diverse e la curiosità inseguirà altri dolori sotterrando la memoria. Ecco perché le riviste che approfondiscono la grande politica trascurando le emozioni quotidiane. restano la risorsa di una società non superficiale: Limes e Micromega ci aiutano a capire come sta cambiando il nostro futuro. E c?è da preoccuparsi. L?ultimo Limes disegna lo scenario di una nuova confederazione canaglia: nome in codice Venecuba, Castro e Chavez ( con discepoli boliviani e dell?Ecuador ) sono impegnati a programmare la minaccia. Limes ne anticipa le strategie. Carte ineccepibili. Fonti Bin Laden e John Dimitri Negroponte, oggi vice di Condoleeza Rice, ma il suo passato vanta altre medaglie. Dal Vietnam all?Honduras dove aveva messo a punto il girotondo armi-droga dell?Irangate e massacri di Miskitos da attribuire al regime sandinista del Nicaragua del primo Daniel Ortega. Processato dal Congresso di Washington, Negroponte non viene assolto ma nemmeno condannato: purtroppo le prove si sono perse per strada. Sopravvivono testimonianze ben documentate eppure non decisive per decretarne la colpevolezza. Resta nell?ombra fino a quando l?amministrazione Bush lo rimette in bella luce con una serie di promozioni talmente rapide da sbalordire gli strateghi della Casa Bianca. Insomma, se Negroponte è preoccupato dobbiamo preoccuparci tutti: lui le cose le sa. Sta studiando come rispondere alle minacce: nella base speciale di Tampa, Florida, dove vigilano gli alti comandi militari, il Venezuela diventa ( assieme a Cuba ) il paese più spiato del mondo occidentale. Si tratta di impedire la nascita del califfato islamico le cui bandiere dovrebbero coprire l?intero pianeta. Parola di Bin Laden da prendere molto sul serio. Secondo le analisi del Comando Centrale di Tampa, in Venezuela e nella Triple Frontiera che divide Argentina, Bolivia e Brasile riposano gruppi terroristici pronti a colpire. Ecco perché gli Usa hanno riaperto l?aeroporto abbandonato in Paraguay e rafforzato il Plan Coilombia. Questa la premessa di Limes, e dopo l?introduzione dei brividi comincia un?analisi che si annuncia stravolgente. Il primo capitolo contempla le vite parallele di Castro e di Chavez. Il professor Antonio Moscato, università di Lecce, riparte da Plutarco. Moscato non appartiene alla banda dei Guzzanti, Feltri, Belpietro. Intellettuale di Rifondazione con simpatie trozkiste, é lo storico ideale: ricostruisce dall?interno l?utopia fuori tempo del Castro che sopravvive aggrappato a Chavez e del Chavez che si illude rianimando Castro. Purtroppo l?abbinamento di due personalità < diverse e complesse > non dà lumi sul futuro che la strana copia sta preparando. Ne ripercorre affinità e differenze senza rivelare gran che. Con lo stesso metodo potremmo compilare le vite parallele di Maradona e Levi Strauss, golosi di caffè; Hitler e Paulo Coelho, affascinati dall?esotersimo. Qualche affinità in fondo c?é: Chavez non è mai stato marxista fino a quando non ha abbracciato Fidel il quale ha letto < Il Capitale > appena la mano di Mosca gli si è posata sulla spalla. Fino a quel momento ascoltava con distrazione le prediche di Raul, fratello innamorato de Cremlino o di Alfredo Guevara, intellettuale cresciuto nella scuola romana di Cesare Zavattini: amava e ama ancora il cinema socialmente impegnato. La lunga marcia sulla Sierra, Castro l?ha affrontata coi piedi di un liberale nazionalista. Appena si insedia all?Avana fa sapere alla rivista Bohemia perché non si arrenderà mai al comunismo. Troppi dogmi e troppa polizia, nessun rispetto per la religione. Nel 1967 Rossana Rossanda va all?Avana assieme a Karol: Castro aveva letto il libro di Karol sulla Cina di Mao. Gli chiede di dedicarne uno alla Cuba rivoluzionaria. La Rossanda e Karol si aggregano alla carovana di Fidel che attraversa l?Oriente dell?isola per ricordare l?anniversario dell?assalto al Moncada. Luglio bollente. Dormono nelle tende militari. Discutono con Castro quando tramonta il sole. Parlano di Unione Sovietica e scoprono < con sorpresa che lui e i suoi amici non sapevano quasi niente >. Non sapevano che Trotski era stato ucciso per ordine di Stalin. Castro non vuol credere. Non può essere andata così. L?impressione che i due viaggiatori europei portano a casa è di un rivoluzionario nazionalista ma non comunista. < Non aveva idea né del marxismo, né dei socialismi reali. I suoi ascendenti sembrano piuttosto Bolivar e Sandino >. Gli autori che esplorano L?Antiamerica di Limes riportano le analisi negative di Carlos Franqui. Dirigeva < Revolucion > dopo aver scritto < Il libro dei dodici >, eroismo di Castro sulla Sierra. Su < Revolucion > spronava Castro ad allargare la pena di morte ai delitti comuni per difendere l?ordine rivoluzionario. Poi si è accorto che il caudillismo non lasciava spazio alle ambizioni dei singoli: Castro decideva per tutti e il Franqui disilluso sceglie l?esilio delle polemiche. Ma siamo sempre nella ricostruzione del passato: da quasi 50 anni viene riproposto con specchi diversi, ma dei pericoli ( ormai imminenti ) della confederazione canaglia nessuna traccia. Anche lo scrittore Norberto Fuentes versa i suoi ricordi. Anni fa i giornalisti di passaggio all?Avana dopo qualche incontro smettevano di cercarlo: un balilla retorico, quasi fastidioso. Obbediente anche nel ?71 quando il poeta Herberto Padilla finisce in galera: i suoi versi non rispettavano la sacralità del governo. In una conferenza stampa obbligata nella sede del sindacato scrittori, Padilla ammette di essere una spia degli Stati Uniti. Commedia tragica, ma Fuentes non se ne accorge. Afferra il microfono per confessare: siamo tutti colpevoli per non aver vigilato su Padilla com?era nostro dovere. Poi il processo a Ochoa e ad Antonio La Guardia, processo dei dubbi, verbali pubblicati in un librone il cui contenuto ha l?aria di tante censure. Fucilati per traffico di droga. Nei cassetti di Fuentes si scoprono 10 mila o 100 mila dollari ( le versioni sono diverse ) e un rolex d?oro, regalo di La Guardia. Fuentes prova a scappare a Miami, non ce la fa e finisce in manette. All?Avana la notizia dell?arresto è solo un sussurro: niente su giornali e Tv. E quando ascolto il sussurro lo vado a trovare nella sua bella casa. Apre una signora: mai sentito nominare un inquilino di none Norberto Fuentes. Busso alla porta della madre, palazzone sulla Prima Avenida: lo stanno demolendo eppure qualcuno ancora lo abita. Apre la porta lo scrittore: è appena uscito in libertà vigilata. Annuncia uno sciopero della fame e mi dà una lettera da fare avere a Garcia Marquez.. Dopo qualche giorno Gabo arriva all?Avana e lo porta via. Fuentes esplora per Limes la dipendenza politica di Castro ispirata alle letture giovanili dei testi di Stalin, ma del futuro che da Miami può osservare con occhi meglio informati, nemmeno una parola. Il mistero continua ed inquieta: cosa starà preparando la strana copia ? Chavez, allievo dal petrolio in poppa, non è proprio un filosofo della politica, ecco perché forse si esplora solo il presente del suo laboratorio maleducato. Insulti all?impero di Bush, promesse da populista che sa come toccare le tasche di chi ha le tasche vuote. Gli analisti dell?Università Centrale di Caracas e dell?Università Cattolica Andrés Bello puntualizzano in bella prosa. ma senza pietà, agitando gli stessi argomenti di un?opposizione ugualmente < maleducata >, soprattutto arrabbiata. Chavez fa pagare le tasse che nessuno aveva davvero mai pagato; Chavez usa i media come un?arma che ossessiona la gente. Questo è buffo perché radio, Tv e giornali sono nelle mani dell?opposizione che ha organizzato il golpe nel 2002, bruciato i miliardi del petrolio con una serrata che ha sgonfiato il paese. Basta andare ogni tanto in Venezuela per rendersene conto. Chavez risponde con la stessa cultura, imitando la violenza verbale di chi non accetta la nascita di un nuova borghesia meno rapace anche se ossessionata dalla stessa corruzione. In nessun posto al mondo capita di leggere titoli enormi che definiscono il presidente < Il mostro delle Americhe >, < L?imbecille che spreca i dollari del petrolio >. Qualche imitatore italiano comincia, ma sono giornalini non < Il Corriere >, < Repubblica > o < La Stampa > come succede ai grandi giornali e in ogni Tv di Caracas. Discorrendo col professor Giannetto, ex rettore dell?Università Centrale, e col rettore che ne ha preso il posto, vien da pensare di aver capito male quando riferendosi al governo parlano di < regime fascista >, definendo Jimmy Carter e il Dipartimento di Stato < inutili idioti > per aver riconosciuto la correttezza di elezioni trionfali per Chavez. Professori, non è il caso di sfumare . < Deve scriverlo e se vuole lo firmiamo >. Perché tanta rabbia ? Perché socialdemocratici, socialcristiani e sindacati si sono divisi per vent?anni una torta appetitosa. Il 22-25 per cento della produzione di petrolio ( più o meno la produzione del Kuwait ) lasciava il paese senza passare dogana: nessuno ha mai saputo chi comprava l?oro nero e chi intascava i miliardi. Il Chavez noioso, verboso, decisionista, elemosiniere nell?illusione di dominare il continente spargendo i petrodollari che hanno svuotato l?influenza del Fondo Monetario, questo Chavez può essere considerato un non senso destabilizzante per il continente che prova a far da solo grazie alla distrazione dell?amministrazione Bush, ma gli avversari sono quasi sempre più rozzi e violenti. Forse Chavez non pianifica progetti strutturali in grado di risolvere il dramma della miseria che ossessiona metà popolazione, ma questa miseria deriva dalla mancanza di strutture di una nazione svuotata da quarant?anni di democrazia compradora. Compra ancora all?estero il 63 per cento di ciò che mangia in un posto dove si possono fare due raccolti l?anno. Quando Chavez è diventato presidente, le importazioni sfioravano l?80 per cento. Nessuna ferrovia, né ospedali pubblici con minima dignità: un regno di cliniche private. Poteva spiegarlo un socialdemocratico dalla lunga storia: Teodoro Petkoff, guerrigliero anni ?60, ministro del governo democristiano di Caldera. E? forse il solo intellettuale di stampo europeo con la capacità di esplorare le minacce che la confederazione canaglia sta progettando nell?ipotesi Cia-Bin Laden. Ma chi doveva spiegare l?inferno prossimo venturo si è rifugiato nel passato più o meno prossimo e neanche tanto aggiornato. Ogni volta si ricomincia dal bolivarismo che ispirava Mussolini e fa volare Chavez. Le analisi di Omero Ciai ( crisi economica cubana ) Eliana Loza Schiano ( Ultima chanche per la Chiesa venezuelana ), soprattutto il saggio di Enrique Lopez Oliva su come la Chiesa cubana prepara il dopo Fidel, lasciano intendere vicinanza e conoscenza dei problemi: con animo critico, ma informato, esplorano un po? il futuro. Come si diceva nelle scuole di una volta < restando in tema >. Alla fine degli anni ?70, Wayne Smith, incaricato della sezione affari Usa all?Avana, aveva quasi raggiunto una soluzione facendo la spola tra l?amministrazione Carter e il palazzo di Fidel. Mesi di limature e accordo pronto. Cuba smetteva di essere un corpo estraneo. L?errore di Carter è stato il volerlo annunciare dopo la rielezione a presidente, ma ha vinto Reagan che aveva fatto dell?impegno a rovesciare Castro il cavallo elettorale. Tutto in fumo. Wayne Smith lo spiega in un bel libro scritto quand?era senatore democratico a Washington. Approfondire il secolo chiuso da poco é un esercizio non inedito eppure sempre interessante, ma la copertina di Limes annuncia quali inquietudini i piani di Venecuba e Bin Laden stanno preparando per l?America Latina. Forse solo uno spot. Il prossimo numero sapremo tutto. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità

COMMENTI

18 Aprile 2007 20:16

Perché vi accanite con Cuba e gli altri paesi dell'America che in qualche modo solidarizzano fra di loro? avranno il diritto di portare avanti le loro scelte senza essere continuamente criticati? Questo è il solito modo di fare della sinistra, se non è ultra-divisa non è contenta!

Manuela

18 Aprile 2007 12:39

Caro Maurizio, capisco che il Vostro Autorevole giornale, si sta impegnando per propagandare la nascita del Partito Democratico(non dimenticate lo stimatissimo On. Mussi!!! non fate i conti senza l'oste), ma almeno lasciateci in Pace, Cuba, Fidel, il Chè e l'America Latina, che forse sta finalmete alzando la testa, dopo secoli di barbarie subite e di dittatura fascista.

pierluigi dattis

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