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23 Marzo 2007 19:41

CONTINUITA' DI 1 STORIA DI MAFIA "di altri tempi"

2718 visualizzazioni - 0 commenti

di giovanni pàncari

Mi accingo ad inviare ad Istituzioni (anche statali), Associazioni, Enti, ecc., la sotto riportata e-mail perchè "chi ha occhi veda, chi ha orecchi senta, chi ha lingua parli e ....... chi ha volontà scriva (come ha fatto l'On.P.Monello)". Ho preso spunto dalla mia denunzia pubblicata gentilmente da una Associazione antimafia, così la giro, purtroppo senza personalizzarla: Carissimi, nel Vs sito avete da tempo gentilmente pubblicato e mantenuto la seguente notizia (ad oggi letta 1902 volte):" Piccole storie di mafia a Vittoria, provincia di Ragusa" (http://www.terrelibere.it/terrediconfine/?x=completa&riga=01746). Poicchè agli utenti non viene data la possibilità di inserire commenti, osservazioni o altro, e tantomeno inviare allegati, ma solo la possibilità di "segnalare la notizia" (attualmente tale funzione non è attiva), Vi sarei grato se voleste aggiungere (anche separatamente e/o ripetere tutto in altra sezione più "frequentata") che trattasi di una "piccola storia di mafia" che tanto piccola non è! Tale "storia" è infatti la continuità di quell'altra "storia" che l'On. Paolo Monello (noto studioso ed esperto di storia, sia locale che nazionale), ha reputato meritevole di essere finalmente raccontata in una seria e documentata pubblicazione (collana di "microstoria") solo ad essa dedicata (v.allegato: Mail0410.JPG). Soltanto l'epoca del suo inizio (primi anni del 1800), dice quanto la "storia", "raccontata" dall'On. Monello, sia di rilevante interesse storico. Che inoltre la "storia", sia poi culminata in un assassinio (1871), dà ancor più la conferma della realtà del suo considerevole e multiforme spessore. Infatti è anche la prima storia di mafia "di cui la nuova Italia stava prendendo conoscenza..." ( v.allegato: Mail0504.JPG, pag. 97 ). Purtuttavia è sempre stata "inspiegabilmente"(!?) ignorata da tutti i precedenti storici locali ! "Lo strano silenzio" ha contaggiato anche chi, in tempi recenti, si "doveva" accingere, a "scrivere qualcosa ... la poetessa Mariannina Coffa ....non lo fece mai per i suoi impegni"(!) (v.p. 134). E' sintomatico che il libro, ibernato da un misterioso "insuccesso editoriale" protrattosi per 4 anni, ora, dopo la riesumazione da me effettuata, è introvabile !!! Penso che a Voi non sarà difficile procurarvene una copia, se però riuscirete a superare l'esame di chi ve lo potrebbe fornire. Se ci riuscite, una volta che il volume sarà in Vs possesso, ove non fosse di Vs utilità, io stesso sarò sicuro acquirente. Nella presentazione che fate alla mia denunzia pubblicata nel Vs sito, anche Voi avete riscontrato elementi tali da farvi infatti "razionalmente" scrivere "...... Come in un racconto di storie di mafia ed illegalità di altri tempi,...." La continuità dei motivi che portarono all'omicidio di Mario Pancari, (divulgato soltanto nel giugno 2002 dall'On. Monello) e della detta mia "piccola storia di mafia" (che riguarda la mia ultratrentennale vicenda), si può agevolmente rilevare da: A) i "nomi" sono gli stessi (Jacono-Pancari); B) il "feroce odio" atavico nutrito contro i Pancari, si è di molto accresciuto per i seguenti motivi : 1) la condanna di uno dei mandanti dell'assassinio, subita ad Ancona (dove il processo fu celebrato per la terza volta, trasferito per legittima suspicione); 2) il suo decesso nelle patrie galere (di Pesaro); 3) non essere riusciti a farmi rimanere solo, dopo la mia separazione coniugale da una componente della famiglia Jacono (1973), pur se la separazione fu voluta dalla stessa (TI VOGLIO - o VOGLIAMO - VEDERE SOLO E IN MEZZO AD UNA STRADA !!!); 4) avere trovato una "donna" tutta per me, con l'aggravante di essere straniera e, nientemeno, di essere "negra"; 5) non essere riusciti a non fare rinnovare il permesso di soggiorno alla detta straniera "negra". Costei infatti, venuta a conoscenza del "divieto" Jacono, contrasse nozze con un cittadino italiano, divenendo pertanto cittadina italiana essa stessa; 6) soccombenza della Jacono nella causa di divorzio da me intentata e celebratasi a Milano (!). La condanna, emessa nel 1989, fu assolutamente negativa per la Jacono (le furono anche addebitati i ¾ delle spese) ma la conseguenza maggiormente negativa della sentenza fu la definitiva perdita dell'ultima "loro" speranza di impossessarsi legalmente del mio patrimonio. Le richieste della Jacono furono tutte disattese. Furono anche definite "terroristiche(?!). La sentenza fu anche pubblicata. La CTU - dalla Jacono voluta per addossare a me le colpe delle condizioni psichiche del FIGLIO Antonio (che però lei stessa lo dice "DEDITO AL BERE" !) - fu portata a conoscenza degli illustri partecipanti ad un importante congresso di luminari del ramo, dallo stesso CTU, Prof. Assunto Quadrio dell'Università Cattolica di Milano. ; 7) mio successivo matrimonio con sua perdurante stabilità (celebrato civilmente - 1999 - con la stessa straniera "negra" che per 30 anni si è dedicata, amorevolmente ed esclusivamente, a me); 8) mia istanza di annullamento del matrimonio religioso (2002) contratto con la Jacono (1959) ; 9) condanna penale (1° e 2° grado) subita da Ferdinando Iacono nel 1998 e nel 2001 per "deviazione di acqua" dal canale comune che fa da confine tra il suo fondo "Buffa" e il mio fondo "Tremolazza". Il reato apparve essere commesso nel 1992, pur se le versioni dei testi Jacono hanno indicato il 1990 l'anno in cui fu commesso. Fu comunque, di poco successivo alla "disastrosa" sentenza di divorzio subita dalla Jacono; 10) e, pur essendo giunto alla stremo delle mie capacità fisiche ed economiche (per cui non ho più nulla da perdere), non sono ancora riusciti a vedermi (anche) "in mezzo ad una strada" ! C) tattiche, tecniche, metodi e strategie utilizzate per realizzare il turpe progetto di impossessarsi di tutto il mio patrimonio, escogitato in coincomitanza delle mie nozze con la Jacono, sono le stesse, ma sono state molto affinate per non ricadere negli errori commessi in passato; D) il fondo Buffa - oggi come allora (1860 - v. p. 25) - di proprietà Jacono, confina sia col fondo Tremolazza di proprietà Pancari, e sia con il fondo Salina (v. pubblicazione dell'On.le Monello a pag.24). Quest'ultimo non è più di proprietà Pancari da tempo, cosicché i disegni illeciti e le strategie di danneggiamento degli Jacono si sono unicamente concentrate sul fondo Tremolazza, peraltro ricco di acque spontanee proprie". A tal fine ho allegato il frontespizio del libro ?L?affare Pancari di Vittoria?, pubblicato nel 2002 (!) dall?On. Paolo Monello, più volte sopra menzionato ( http://www.unilibro.it/find_buy/product.asp?idaff=0&sku=1934743 ). Inoltre, per facilmente verificare quanto da me sostenuto circa la "continuità" della "storia", riporto anche alcuni significativi brani dai quali è possibile riscontrare che la mia tesi è già documentalmente confermata dall'autore. Il materiale è di rilevante importanza e, come allora (il caso fu riaperto ben tre volte, ma in sette anni fu fatta giustizia, anche se parziale ), spero che anche ora venga riaperto il mio caso almeno per qualcosa che è ancora presente nella vita e nelle aspettative di una buona parte dei Vittoriesi, tenendo in considerazione anche il gravissimo danno "sociale e di costume"che va oltre la faida familiare. Ecco pertanto alcuni brani che l' Autore immette nel suo particolareggiato e documentato "racconto", e che lui stesso, ma anche altri, li considerano ancora attuali (2002): [[[[ pag.13 : " Accusava anche la magistratura di essersi mossa con lentezza nelle indagini, di fronte a sospettati che tenevano a loro servizio <<antichi contrabbandieri per manutengoli>>." ; pag. 24: "La motivazione dell'assassinio (del consigliere comunale Francesco Porcelli) fu <<per dare una lezione>> a chi frequentava i Pancari! Nessun'altra colpa aveva Porcelli!" (l'isolamento e l'emarginazione - v. raffronti per la p.52 - è stata realizzata anche con me); pag. 24: "..... nel corso degli anni le rivalità si si erano rinverdite e aggravate per le angherie reciproche tra Jacono e Pancari (ma più dei primi contro i secondi in verità, come emerge dalle carte) in merito all'acqua per l'irrigazione delle terre della Buffa (proprietà Jacono) e della Salina (proprietà Pancari)." pag.25 : "....gli Jacono, insediati a monte delle terre di Filippo Pancari, ostacolavano il flusso delle acque verso Salina (oggi Salina è risparmiata dalla furia distruttrice perchè non è più Pancari, mentre il fondo Tremolazza è ancora proprietà dell'ultimo Pancari), riducendo o deviando il corso dell'Ippari e causando notevoli danni ....."; stesso argomento a pag. 46: " ...su Antonio Iacono pendeva un unico giudizio per << l'impedimento all'esercizio degli altrui diritti per deviamento d'acqua avvenuto in contrada Salina...... a danno di Pancari sig. Filippo>>...." (a Ferdinando Iacono - attuale proprietario del fondo Buffa - per lo stesso reato è stata inflitta condanna penale nel 1998, riconfermata nel 2001. v.sopra:B/9 per contiguità con mio matrimonio); pag. 28: "Dai documenti è possibile ricostruire le fasi di una vicenda che avrebbe dell'incredibile per la sua futilità, se venisse astratta dal clima di odio in cui era maturata e dai precedenti scontri fra le due famiglie." "I fatti sono come perle: hanno bisogno di un filo che li tenga insieme" (Werner Sombart). ; pag. 43: "3) l'assasinio era avvenuto proprio due giorni dopo il ritorno di Antonio Iacono da Palermo, dove a stento aveva bloccato il tentativo di Mario Pancari di acquisire l'altra metà del feudo Buffa (confinante con il fondo Tremolazza, oggi mio e di mia moglie). " ; pag. 34 : "Costoro (i Iacono) continuavano a passeggiare in piazza, circondati dai loro <<bravi>>, incutendo timore agli eventuali testimoni; dando le imbeccate per le testimonianze, facendo addirittura affiggere sui muri manifesti di minaccia con su scritto: <<CHI TACERA' VIVRA', CHI PARLERA' MORIRA'>>...... senza che a nessuno venisse in mente di chiedere al tipografo chi ......" (allora le indagini proseguirono solo per l'integrità, l'attaccamento al dovere e la perseveranza del Procuratore di Modica e poi per l'intervento del Procuratore Capo di Palermo, del Procuratore Generale di Palermo, del Parlamento, del Ministro di Giustizia, della Corte di Cassazione, ecc., ma oggi, col clima di "terrore" di molto aumentato, chi osa mettere a repentaglio la propria serenità e sicurezza ? ; infatti a pag.44 : "5) ulteriori prove della loro (Jacono e Mazza Jacono) colpevolezza erano le stesse minacce ai testimoni,<<il terrorismo (termine già usato nella causa di divorzio ?1984/1989--) che sparsero nel paese a segno che l'autorità politica abbisognò chiamare soldati, qual terrorismo (sic!) era una continuazione di flagranza>>, nonchè il loro chiaro controllo di tutte le fasi dell'istruzione, con la conoscenza delle deposizioni dei testimoni, come se si trattasse di una causa civile." (sic!) pag.44 : "Aveva sbagliato ancora (il giudice) Ciprì a considerare superata la questione ..... Pertanto il Procuratore (di Modica, Giuseppe Gallina Maurici) ne chiedeva l'arresto (di Jacono e Mazza Jacono). Anche Filippo Pancari, lamentando l'inerzia della giustizia assieme alla nuora, si rivolge personalmente al Procuratore di Palermo.......... <<di non avere potuto avere fin oggi giustizia>>.........." (nello studio critico di Monello è posto altresì in rilievo che anche il Ministro della Giustizia e il Parlamento del Regno d'Italia intervennero, arrivando a nominare una commissione d'inchiesta (ed anche una sottocommissione) che relazionasse "sulle condizioni della Sicilia". Ciò fu fatto per mesi ed anche a Vittoria (1874-1876), affinchè non si trascurasse nulla per fare piena luce sui fatti di sangue, sulle violenze, le discordie, le faide politiche e gli odi familiari che avevano letteralmente spaccato in due il paese e che lo tenevano in stato di malessere (terrore). Tant'è che "abbisognò chiamare i soldati." Monello pone inoltre in risalto come integri funzionari del nuovo Stato unitario intervennero anche sull' "indolente" giudice Ciprì, e con quale encomiabile autorevolezza e costanza, perchè fosse fatta Giustizia in un clima di totale omertà dovuta alle sanguinarie intimidazioni. Di contro oggi, il Parlamento della Repubblica, le Istituzioni dello Stato e vari Enti ed Associazioni (inesistenti all'epoca), da me pressantemente e ripetutamente sollecitate, hanno dimostrato, quasi tutte, solo un superficiale, fugace e transitorio interesse, anche sull'archiviazione sistematica delle mie circostanziate denunzie; pag. 52 : "..... 1860, quando la famiglia Pancari era stata costretta, dopo un attentato fallito, a lasciare Vittoria (anch'io fui costretto a lasciare Vittoria per Catania perchè ricevevo con continue minacce di morte e quotidiane angherie. Invece il saccheggio e la distruzione della mia casa, iniziati nel maggio 1977 (poco tempo dopo la separazione coniugale dalla Jacono e coevo al trasferimento a Milano suo e dei figli), prosegue tutt'ora, ma avviene lentamente, costantemente e ad opera di "ignoti")." ; pag. 61 : ??.. Molti lo ritengono (Aristide Sarri) <<di indole sanguinaria>>, un <<giovane scapato, ?..privo di mezzi, educato ad una scuola di mafia, e in stretta relazione coi detti Iacono e Mazza, dai quali riceveva buona parte della sua sussistenza>>. (un fatto da valere per tutti, circa l?attualità della minacciosa presenza mafiosa, è l?ennesimo avvertimento, già segnalato, che il noto mafioso vittoriese, Ciccio Di Martino detto "u cuzzularo" -- padre di due sanguinari c.d. "pentiti" Claudio e Roberto e fratello dell'altro c.d. "pentito" Giuseppe -- ebbe una volta a rivolgersi a me con le testuali seguenti parole: "se mi chiama (a testimoniare contro i Iacono) u sbintrazzu". L'On. Monello, nel suo studio, oltre all' odio e alla vendetta lasciati in eredità ai discendenti (pag. 65), oltre al rifiuto da parte Iacono di un' intermediazione che voleva comporre gli odi contro i Pancari (pag. 53), oltre alla totale perdita di amici e conoscenti (con conseguente isolamento) (pag. 53-59) , fa anche menzione dei "favoritismi" di cui godevano i Iacono (pag. 45), come ho già fatto rilevare dove tratto la causa di divorzio (1984-1989). Portati alle strette dalla inflessibile Giustizia del Regno, i Iacono pare abbiano scelto uno tra loro (indennizzandolo) perchè pagasse per tutti (v. pag.128). Scelsero chi era "più compromesso negli assassinii e nei "reati di sangue" (pag. 66 e varie) e nello stesso tempo aveva un "notevole contenuto della scheda a suo nome, risultante nel casellario giudiziario presso la Pretura di Vittoria." (v.: pag. 46) !!! pag.128 : "Tutto un sottobosco di miseria morale circondò e nutrì chi sapeva e ..... ]]]] . Attenzionando quanto sopra, sarà anche possibile capire appieno il brano rilevato da internet e che ho incluso in altre mie segnalazioni : "?..Mi raccontò della storia delle due famiglie e della drammatica svolta?.." "?..compresi che le parole ?tu non puoi neppure immaginarti quanto sarebbe diversa (Vittoria) ?? avevano un fondamento che andava oltre l?architettura e l?urbanistica?. parlava di?. una disgrazia non solo familiare ma anche sociale e di costume .........." Si potrà riscontrare, documentalmente, anche l'attualità della "vicenda" e quanti sono loro che "sanno", ma, come la quasi totalità degli storici locali (v.bibliografia e pag. 34), fingono di non sapere. Malauguratamente io ho preso conoscenza della su detta pubblicazione solo da poco! Sapevo, ma sapevo a grandi linee, perchè i Miei non mi hanno educato all'odio, ma non sapevo con tanti agghiaccianti ?attuali? particolari. D'altronde i documenti antichi di Famiglia sono stati trafugati negli innumerevoli furti subiti nel palazzo. Tutto dunque continua (con le stesse tattiche, tecniche, metodi, strategie) perchè si compia ciò che rimase "incompiuto" allora. Dall 'esperienza dei loro danti causa, gli attuali Iacono, hanno imparato a non commettere oggi gli stessi errori di allora, ed hanno anche perfezionato, affinato e ammodernato ogni azione. Ripeto: tutto fa parte di un unico progetto criminoso ordito inizialmente per distruggere me ed ora anche mia moglie. AGGIUNGO: I MIEI FIGLI (Pancari-IACONO !) SONO DA TEMPO NELLE LORO MANI. Mi si dice che questa non è mafia! Ma allora che cosa è? Forse perchè non mi richiedono il pizzo non ci sarebbe una categoria di "vittime della mafia" dove il mio caso possa essere collocato? Sta di fatto che il nostro patrimonio, dopo oltre 30 anni (!), è ancora totalmente ?bloccato? ed è anche sempre più devastato. Inoltre è incontrovertibile che è in atto anche la cinica, lenta "distruzione" mia e di mia moglie ! La morte è morte anche se non c'è un cadavere. A quanto sopra si aggiunge il non riuscire a trovare nè avvocati nè tecnici che vogliano prendersi carico (v."il terrore") dei nostri "FATTI?. "FATTI" che vengono invece artatamente definiti come mie "MANIE". "I fatti sono come perle: hanno bisogno di un filo che li tenga insieme" (Werner Sombart). Ci sono proprio tutti gli "ingredienti" di una autentica "storia" di mafia ! Lo STATO è l'unico che, nallo stadio avanzato in cui siamo arrivati, è ancora in grado di approntare "il filo che tenga insieme tutte le perle": solo che si voglia ! Io ho predisposto tutto, facendo ciò che gli investigatori avrebbero dovuto fare da soli. Se non si accoglie ora, in estremis, la mia ennesima accorata denunzia, è proprio perchè si vuole permettere di distruggere me, ultimo Pancari, senza che lo Stato tenga anche in considerazione il gravissimo danno "sociale e di costume"che va oltre la faida familiare. A me va comunque riconosciuto l'onore di avere lottato, senza viltà, senza titubanze e da solo contro tutti, anche contro chi avrebbe dovuto chiedere la mia collaborazione (sempre offerta) per estirpare un sì abbietto "male". Ora ci sono tutti i presupposti e le condizioni di fare qualcosa di forte e risolutivo! Saluto distintamente. Giovanni Pancari P.S.: sarebbe anche necessario riportare le "considerazioni finali....." dell'autore, ma l'eccessivo peso della e-mail lo sconsiglia. P.P.S.: Sto cercando qualcuno che "mi racconti" o che "mi aiuti a raccontarmi". Pertanto vogliate cortesemente indicarmi nominativi di scrittori, registi, storici, giornalisti, cantautori, ecc., che potrebbero avere interesse al prosieguo del "racconto" di Monello. Grazie

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