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10 Marzo 2007 00:28

La truffa del TFR: resoconto del primo scontro in fabbrica

902 visualizzazioni - 0 commenti

di Lorenzo Mortara

Con la speranza che EPIFANI o chi per lui provi a rispondere Nell?ultima assemblea di lunedì scorso all?YKK di Vercelli, mi sono preso del «solito che non ha capito un tubo», solo perché invece di ringraziarli sentitamente, ho dato ai sindacalisti i titoli che si meritano per essersi resi complici del governo e degli industriali nella rapina delle nostre pensioni. Ora vorrei dire tutto quello che ha compreso la testa illuminata del Signor Ghezzi, anima bella della CISL. Uso questo spazio per due motivi: il primo è che non posso sempre fare lo show in fabbrica (nell?ultimo ho stecchito il Signor Pagnoni, sindacalista della CGIL, che ancora non s?è ripreso?). Mi pare giusto lasciar spazio anche agli altri, soprattutto su un argomento così importante come l?accordo sul TFR. Il secondo, è che ho un pensiero troppo articolato e complesso per risolverlo in due chiacchiere da bar come fa lui, che così ha sempre buon gioco, soprattutto quando da buon tribuno da balcone si mette il microfono sulla bocca per tappare quella di tutti quelli che il microfono non ce l?hanno. Io, da sempre, per esprimermi, prediligo la penna. Purtroppo, questo mezzo sancito dalla Costituzione, è bandito da tutte ?Le voci dei lavoratori?, i giornali sindacali scritti in toto dai loro presunti sindacalisti che le sostituiscono con l?eco della burocrazia con cui schiacciano sul nascere ogni protesta individuale che si solleva democraticamente dalle fabbriche. Così mi tocca emigrare su spazi come questo, per comunicare con tutti gli operai volenterosi che, come me, vorrebbero potere partecipare davvero attivamente, cioè direttamente, al miglioramento della loro ormai comica situazione. E forse è giusto così, è ora che cominciamo a informarci da soli, via internet, visto che tutte le altre vie sono presidiate dal ?gas esilarante? dei sindacati di regime. Stando alle cifre gonfiate sulla lavagna predisposta per l?occasione, le nostre pensioni pubbliche si abbasserebbero al massimo al 55% dello stipendio, cioè 550 euro, fatto 1000 il salario mensile. In verità i trentenni come me avranno il 40/50% della pensione, mentre quelli entrati oggi nella giungla dello sfruttamento dovranno accontentarsi del 30/40%. A questa misera cifra, sacrificando la liquidazione, potremo aggiungere, a stare larghissimi, tra i 200 e i 300 euro di pensione alternativa, per una cifra che si aggirerà tra i 600/700 euro per i trentenni di oggi e 500/600 euro per i ventenni. Sempre ovviamente mantenendo il volgarissimo ottimismo sindacale che parla di 40 anni di contribuiti pieni, senza nemmeno un accenno al 30% di precari ormai cronici e di futuri disoccupati-licenziati-cassaintegrati che una simile contribuzione non la verseranno mai. Morale: se scontiamo di 100 euro la previsione fatta dai sindacalisti in stato di ebbrezza, dopo una previdenza integrativa in aggiunta a quella pubblica, il lavoratore se vorrà sopravvivere dovrà aprirsi un terzo conto per saldare quelli in rosso degli altri due. Io non capirò un tubo, ma almeno so contare fino a due: la ?seconda gamba? previdenziale, come la chiama il Signor Ghezzi, esiste se non mi viene amputata la prima. Evidentemente la paralisi che gli ha preso anche le due protesi in sostituzione dei due emisferi cerebrali, impedisce al Signor Sindacalista Azzeccagarbugli, nomato Ghezzi, di comprenderlo. Un diritto esiste almeno fino a quando è concesso al 51%. Già al 50%, mezzo conquistato mezzo perso, è un diritto azzerato. Sotto il 50% è un diritto attaccato, abbattuto e infine soppresso. Io non sono un idraulico, ma anche un apprendista saprà che in italiano ?complementare? vuol dire ?aggiuntivo?. Ma l?integrazione del Tfr non aggiungerà un fico secco, andrà a coprire il buco di quella che in realtà è una ?previdenza fallimentare?, simbolo della debacle, della corruzione e soprattutto dell?ignoranza sindacale, che confonde un problema d?italiano, risolvibile a scuola, con uno idraulico, risolvibile da tanti del mestiere ma certamente non da un sindacalista che non sa fare il suo. Quella che, per i sindacalisti fuori tema alla Ghezzi, è ?libera scelta dei lavoratori?, in realtà sarà sempre più una scelta obbligata, cioè una costrizione, il suo esatto opposto, se almeno si rispettasse la lingua italiana, visto che di rispettare i lavoratori non se ne parla neanche. Ma non è solo l?italiano a difettare nel Signor Ghezzi, pure in matematica va forte! Avendola imparata sulle gazzette dei padroni che attribuiscono la rapina della pensioni all?innalzamento della vita media, che sarebbe a suo dire di 79 anni per gli uomini e 84 per le donne, il Signor Ghezzi non potrà mai comprendere il rompicapo d?un sindacato, il suo, la CISL, che non è dell?italiano medio, ma dei lavoratori e delle lavoratrici italiane che quella media l?abbassano almeno di 5 anni. Lavoratori che creperete a 75 anni, lavoratrici che morirete a 80, ringraziate quindi tutti i Ghezzi d'Italia che si battono come leoni per smungervi gli ultimi spiccioli che avete per pagarvi, sempre che stiate buoni, i primi 5 anni di soggiorno alla ?Pensione Paradiso??! In ogni caso, anche il lavoratore vivesse fino a 250 anni, il problema sollevato dall?imprecisione e dal pressappochismo del signor Ghezzi, non esisterebbe. Infatti, quest?uomo colto, profondo e raffinato, considera solo le briciole che il lavoratore rastrella per la pensione, ma si guarda bene dal contare il grasso che il lavoratore accumula per la pancia del padrone. Visto che l?ultimo dato si accresce di continuo e a dismisura, non si capisce perché questo trabiccolo vivente di Sindacalista debba invece considerare fissa, eterna, immobile, la quota che il lavoratore deve versare per la sua vecchiaia. Per il fallimento privato delle ferrovie, un buco analogo a quello dell?INPS, lo Stato non c?ha messo due giorni a capire che l?unica soluzione possibile non era prelevare la pensione dei manager le cui tasche hanno tratto pieno successo dal disastro ferroviario, ma alzare del 10% le tariffe sborsate dal pubblico. È davvero inammissibile che un lavoratore come me si permetta di pensare che un sindacalista normale, di fronte all?erosione della pensione, anziché il prelevamento della liquidazione, avrebbe dovuto proporre l?innalzamento della tariffa salariale del 10 o anche del 20% se necessario. E tanto più è scandaloso il mio pensiero se si pensa che dal 1950 ad oggi la ricchezza prodotta dal sudore dei lavoratori si è moltiplicata di oltre 6 volte a fronte d?un salario praticamente dimezzato. Il guaio è che a far avere all?operaio una quota leggermente più alta dell?intero prodotto nazionale, bisogna ahimé abbassare leggermente gli esorbitanti profitti dei signori. E non sia mai che un sindacalista di regime ci provi. Diamine, non è mica compito suo! Io sarò un cretino e uno s?..o ? è sempre stata la mia più alta e unica ambizione. Per fortuna, rincretinito come me, ai tempi, c?era ad esempio il buon Keynes: «Se le classi lavoratrici hanno il potere politico e contrattuale per ottenere una quota del prodotto industriale più larga di prima? l?uomo d?affari otterrà di meno, è questo è tutto quello che c?è da dire?» (Il problema degli alti salari, 1931 - Edizioni Laterza). Non avendo sindacati a tutelare tale potere, gl?imprenditori otterranno di più, è questo è tutto quello che c?è da dire agli operai nelle assemblee? Oggi, alla schiera dei rimbambiti si aggiungono Fosco Giannini, Senatore del PRC e oltre cento operai e RSU che, in una ?Lettera a Prodi? pubblicata sul Manifesto del 13 Febbraio 2007, sottolineano, confermati da tutti gli storici, i sociologi e altri svariati studiosi scevri dal mal di Pansa, che ?il grande capitale italiano ha registrato negli ultimi 15 anni il più alto picco di profitti dell?intera Storia della Repubblica, con tanti saluti alla crisi industriale del paese che non esiste, se non nella fantascienza manifesta della stampa di corbellerie sindacali. Ma fino a ieri, e precisamente all?estate del 2006, a Rimini, sede prescelta per il suo 15° Congresso in ciabatte da spiaggia, tra gli idioti che non capivano un tubo come me, c?era ? udite! udite! ? l?intero mio sciagurato sindacato, la CGIL, che nella 7ª tesi, già scaduta ormai a mera ipotesi, a proposito di TFR e pensioni dichiarava: «Per i già pensionati (e chi lo sarà in futuro) bisogna ottenere l?automatica rivalutazione all?inflazione reale e la REDISTRIBUZIONE sulle pensioni della RICCHEZZA PRODOTTA NEL PAESE (maiuscole mie, NdA). Inoltre, la previdenza complementare, liberamente scelta dai lavoratori, deve essere integrativa e non sostitutiva della previdenza pubblica». Ora, a meno di un anno di distanza, da quando la boria mascherata da finta umiltà del Signor Pagnoni si è presentata in fabbrica a relazionare i sudditi della CGIL su quelle 4 paginette di carta straccia di ?Sintesi del Documento Congressuale?, al grido di «do per scontato che l?abbiate letto tutti», sappiamo che l?unico e il primo che avrebbe dovuto leggerle e non l?ha fatto è proprio lui. E in un certo senso ha fatto bene, perché prima di leggerla, quella barzelletta di documento, sarebbe d?uopo riscriverla dalla prima all?ultima riga, di modo che faccia ridere anche noi lavoratori, e non solo i padroni alla cui tutela è dedicata pressoché in blocco. Il Signor Ghezzi, ovviamente, non è della CGIL, ma della CISL, quindi non saprà cosa dire di fronte all?incomprensibile complessità estiva dei sui compari della CGIL. Penserà, giustamente, che sarà stato un colpo di sole, a cui si può rimediare facilmente con più di un colpo basso. Siccome il Signor Pagnoni, come un bambino, si sente offeso a morte dalla mia impertinenza, a rispondere alle mie critiche può provare il gran Mogol, Signor Esposito, praticamente autoelettosi a capo delle vecchie marmotte della CGIL della ancor più vecchia Stazione dei Celti, alias Vercelli, che inaugura l?Anno 14 de ?La voce dei lavoratori? che sente solo lui, con un?irresistibile intervista alla grande addormentata nel bosco, Encantada Segnorina ?Guglielma Epifani?, in cui si ribadisce la necessità di una grande campagna d?informazione sull?accordo sul TFR, senza che alcun componente della redazione, persa nell?elucubrazione di chissà quali domande impegnative, provi a spiegarle, magari anche un po? stizzito come lo sarei stato io, che l?unica che deve informarsi, al paragrafo 11 del Preambolo del Documento di Rimini, di cui è la principale responsabile, è proprio lei: «Per la Cgil l?espressione democratica dei lavoratori resta una pratica e un obiettivo irrinunciabile. DEVE ESSERE IL VOTO DEMOCRATICO A VALIDARE PIATTAFORME E ACCORDI (maiuscole di nuovo mie, NdA)». Il Signor Esposito, mentre dava ampio spazio alle generiche che più generiche non si può sbrodolate della nostra prima pulzella, era proprio all?oscuro del fatto che nessuno della CGIL che conta s?è degnato di mettere al voto democratico tra tutti i lavoratori l?accordo sul TFR, così come quello sui call-center e tante altre cose d?importanza capitale (ovvero, s?intende, dei ? loro! ? padroni?)? Lorenzo Mortara lorenzaccio@alice.it Sul sito della CGIL potete scaricare la sintesi del 15° Documento congressuale, così potete verificare da voi che non racconto balle. qualora non lo troviate, scrivetemi e ve ne manderò una copia Gli operai che hanno a cuore il problema possono contattarmi. Prima di giugno, data fatidica dell' inc...ata, farò avere a chiunque lo vorrà, il resonto dettagliato al 100% di tutte le sfaccettature del problema (a tutt'oggi anche le anime più profonde ne hanno accennate solo un 50%).

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