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22 Febbraio 2007 00:12

IL GOVERNO CADE SULL'AFGHANISTAN

819 visualizzazioni - 1 commento

di Francesco Salistrari

Romano Prodi, a fronte del voto contrario al Senato sulla politica estera del governo, si dimette. Ci sembra inutile soffermarci sulla tecnicità della questione, sul ruolo dei voti dei singoli senatori, sulle scelte personali e porre una discussione sul merito del voto di oggi. Per questo motivo ci pare utile sottolineare come questo voto di ?sfiducia? indiretto sulla politica estera del governo di centrosinistra da parte del Senato, non rappresenta una semplice crisi politica della maggioranza di governo. Questo voto rappresenta il fallimento completo di una politica estera AUTONOMA da parte dell?Italia nel contesto internazionale. Il voto di rifinanziamento della missione in Afghanistan infatti è la pietra di paragone di molte questioni rimaste in sospeso al momento della ?stipula? dell?accordo programmatico dei partiti del centrosinistra prima delle elezioni e ne rappresenta il fallimento più evidente. Oltre a questo, il fatto che il Ministro degli Esteri D?Alema abbia definito questo voto come passaggio fondamentale per la tenuta della maggioranza (anticipando di fatto le dimissioni di Prodi in caso di voto contrario), è la riprova della totale mancanza di libertà di scelta in merito alla politica estera del nostro paese. Questo perché se da un lato il voto contrario della Casa delle Libertà e l?astensione del partito di Casini, rappresentano una manovra politica ben precisa per mettere il governo in difficoltà a fronte però di una totale omologazione delle posizioni di centrodestra e parte della maggioranza prodiana in tema di politica estera, dall?altro lato la posizione assunta dal Ministro degli Esteri e dal Governo ha sancito la totale sconfitta di una posizione autonoma rispetto agli Stati Uniti, appiattendo ed evitando qualsiasi dialettica tra le forze di maggioranza e nel paese. Tecnicamente infatti, il governo Prodi non è assolutamente obbligato alle dimissioni, né tantomeno il non avallo al rifinanziamento alla missione afgana è stato dovuto solo alle ?defezioni? di singoli senatori, che hanno d?altra parte tutto il diritto costituzionale e legale di votare in completa libertà e scevri da vincoli politici di qualsiasi sorta. Questo solo per dire che, bene, la politica della continuazione della missione afgana e delle politica estera filostatunitense NON è condivisa in parlamento né dalla maggioranza di governo (né tecinicamente dalla minoranza!), allora non resta altro da fare che decidere per l?abbandono della missione e optare per una politica estera alternativa a quella americana. Visto e considerato che in materia di politica estera (e storicamente è stato sempre così) l?Italia ha una sola scelta, cioè o governo filoamericano o niente governo, la logica conclusione alla quale siamo costretti a giungere è che l?Italia è uno Stato a sovranità limitata. Da questo punto di vista allora le dimissioni di Prodi vanno viste in tutt?altra ottica che quella di uno scollegamento politico della maggioranza uscita dalle urne. Un altro esempio (tra l?altro argomento di scontro anche oggi in Senato) è l?allargamento della base Nato di Vicenza, osteggiato dalla popolazione locale, da una consistente fetta di popolazione del paese, da molti partiti della maggioranza. Bene, anche in questo caso, l?evidente sudditanza da parte del nostro paese nei confronti degli Stati Uniti sospende qualsiasi giudizio negativo sulle dimissioni di Prodi e le riconsidera nell?ottica appunto di una sovranità limitata. Senza un governo filoamericano in politica estera e militare, l?Italia NON può avere un governo. Questa è l?evidenza, questa è la realtà con la quale dobbiamo scontrarci e/o accettare. Dal momento che non c?è via d?uscita, la presentazione di possibili opzioni in politica estere da parte del nostro paese, rappresenta soltanto un?argomentazione politichese che non ha riscontro nella realtà, in quanto le politiche estere del nostro paese sulle questioni fondamentali degli assetti geostrategici e militari vengono decise altrove. Che ci venga detto, in altre parole, che esistono precedenti accordi con gli Stati Uniti dai quali NON si può assolutamente prescindere, accordi e doveri che un governo eletto democraticamente in Italia NON può NON tenere in considerazione se si vuole mantenere alla guida del paese. Che ci dicano a chiare lettere che il paese NON ha una politica estera autonoma e ci risparmino queste pantomime in cui poi dare addosso al singolo senatore che in coscienza ha votato diversamente e liberamente dal proprio schieramento di appartenenza, diventa l?unica scusante per un?impotenza che è del paese nel suo complesso e che ormai storicamente è stata accertata. Francesco Salistrari.

COMMENTI

22 Febbraio 2007 00:18

Ho riletto la lettera e ho trovato alcuni errori di forma (ripetizioni, specificazioni mancanti). Me ne scuso vivamente con tutti. Il fatto è che ho scritto tutto di getto e non ho pensato alla correzione. Grazie per la comprensione.

francesco salistrari

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