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13 Febbraio 2007 13:04

UNA "vera" STORIA AFRICANA

1176 visualizzazioni - 1 commento

di pierangelo

Una storia "vera" Percorrere ogni giorno 2 ore sul sentiero che portava alla scuola di Barè per Sebese non era un problema? Non lo faceva quasi mai sola perché il fratello maggiore la accompagnava sino al campo di sesamo che coltivava e dove, quando non era stagione, rimaneva appostato per ore a cacciare il facocero? Con loro spesso c?era anche il nonno che dicevano andasse a cercare lo spirito degli antenati ai bordi della foresta, ormai ridotta, rispetto a 50 anni fa, a poche decine di alberi, causa la desertificazione che neppure le lunghe notti di ?sacrificio? agli spiriti avevano fermato? Sebese aveva 10 anni, o forse 11 ? neppure lei lo sapeva con esattezza e nemmeno la madre; erano solo certi che la sua nascita aveva portato immensa gioia a tutta il villaggio perché quello stesso giorno, gli uomini, che da settimane scavavano senza interruzione, avevano raggiunto l?acqua, ad oltre 50 metri di profondità! ? insomma, una bella giornata che aveva fatto della piccola il ?porta fortuna? di tutti! Arrivava a scuola alle 8, frequentava la seconda perché la famiglia non voleva che piccina percorresse ogni giorno tanta strada e pertanto l?avevano iscritta già grandicella. I compagni di classe erano 111, e lei, centododicesima, era nella classifica del trimestre la decima per le note buone e per il suo impegno? Nel suo piccolo villaggio vivevano circa 120 persone, di cui 80 erano bambini ma solo Sebese frequentava la scuola! Alcuni maschi ogni mattina imparavano il corano presso il marabù, ma erano soltanto versetti e cantilene in arabo, che nessuno capiva? Ogni anno la gente era sempre meno; i vecchi morivano, come anche tanti bambini, uccisi dalla malaria, dal morso del serpente, dalla febbre o dalla diarrea I giovani a 18/20 anni, forti e scalpitanti, tentavano la fortuna nelle città e pare che il figlio del capo villaggio, che pure lui aveva studiato nella città di Bobo, fosse emigrato molto lontano, nel paese dei bianchi dove, dicevano, tutti mangiavano ogni giorno e più volte al giorno, i bambini andavano a scuola accompagnati su grosse macchine e persino, davano per certo alcuni del villaggio, molti si spostavano ogni giorno volando sugli aeroplani: quei grossi e luccicanti pezzi di acciaio che spesso vedevano volare sul loro cielo e che seguivano con lo sguardo, incantati da quella lunga striscia che usciva dalla coda e che somigliava alle nuvole ? Da oltre tre anni non avevano notizia del giovane emigrato? forse non trovava più la strada del ritorno, forse era morto; qualcuno diceva, impazzito dal troppo cibo e dai soldi, avesse dimenticato il villaggio. La sera Sebese tornava a casa da scuola prima del tramonto, rientrava insieme ai grossi buoi che soli, ogni giorno, raggiungevano i pascoli e rincasavano al calar del sole. Leggere, scrivere, far di conto, salutare ogni mattina ed ogni sera la bandiera del Burkina tutti nel cortile della scuola; ridere con le amiche, gustarsi i dolci frutti del mango e della papaia durante la pausa di metà giornata piaceva molto a Sebese? e poi la sera, attorno al fuoco in mezzo alla corte, raccontava ogni cosa alla madre a e ai fratelli che la guardavano un po? invidiosi ma, quando parlavano di lei con gli altri del villaggio, ne erano orgogliosi e fieri ? La morte della sorella maggiore di Sebese, di 16 anni, arrivò improvvisa; due giorni di febbre e le diverse cure della nonna, le ?neniose? preghiere del marabù e le erbe bollite del vecchio animista, che viveva solo nell?ultima capanna, non erano servite a nulla? La madre pianse per un po? di ore; il padre, al suo rientro non disse nulla e quella sera nessuno mangiò. Il mattino successivo, dopo aver interrato la sorella sotto al grande baobab, la mamma disse a Sebese di rimanere a casa? Non fu per un giorno, come lei pensava, ma per sempre. Toccava ora a lei sostituire la sorella nei lavori di casa e nel campo. E Sebese obbedì, senza fiatare né piangere, ? Era l?anno 2007, ? la forbice tra i paesi ricchi del mondo e la miseria dei villaggi africani si allargava sempre più ? Ora Sebese, nel suo piccolo villaggio si sentiva ancor più importante, adulta, responsabile? certo che la nostalgia delle amiche della scuola ogni giorno si faceva sentire, le corse all?uscita, i racconti della maestra, i numeri e le parole scritte e recitate; ma questo divenne presto e solo un dolce e un po? malinconico ricordo. Il vecchio nonno la mattina andava nella foresta ogni anno più piccola per rientrare la sera? il fratello a volte tornava col facocero ucciso sulla spalle? l?acqua del pozzo non scarseggiava più? gli uccelli dalla lunga coda azzurra continuavano a costruire i loro nidi sul baobab sotto il quale crescevano fiori gialli e profumati, proprio dove dormiva il suo interminabile sonno la sorella maggiore? Era l?anno 2007; la noia e la fretta della gente dei paesi ricchi, la loro ricerca affannosa di cose banali, la loro perenne caccia al benessere, al lusso e alle auto veloci, le play station dei pallidi bambini e gli spettacoli televisivi farciti di pubblicità di cose superflue (per le quali la gente lavorava nelle ore più belle del giorno e negli anni più belli della vita per produrre e per poi affannarsi a comprare, magari a rate, ?) Era l?anno 2007 anche nel villaggio di Sebese: ? ogni sera osservava serena il volo degli uccelli dalla coda blu raggiungere il nido, ? ogni giorno ricordava con dolci ricordi la scuola, ? amava vedere nei fiori gialli sotto il baobab il sorriso della sorella, ? accudiva i fratelli più piccoli, ?aiutava la madre a preparare la cena, ? viveva ? pierangelo destefanis www.terrapatria.org

COMMENTI

14 Febbraio 2007 12:36

Questo un appello, sincero, forte, doloroso ... Siamo in Burkina Faso ... In Africa migliaia di bambini muoiono di malaria. Se individuata e curata nei primi tre giorni si guarisce facilmente e le medicine costano relativamente poco; dopo il terzo giorno spesso diventa letale e ...si muore. La diagnosi e la cura costano circa 10 euro, a volte anche meno, ma l′estrema povertà della gente non permette loro di poterle acquistare. Ci sono mamme (e padri) che hanno perso più di uno, due, tre figli ... é terribile per un genitore vedere con impotenza morire il proprio figlio o la propria figlia, consapevole che nella vicina infermeria o farmacia ci sono le medicine adatte. 10 euro: 3 gelati o una pizza, o un aperitivo il sabato sera! Non ci stiamo a dilungare ... vedi un po′ se in una settimana, tra amici e parenti riesci a salvare 10 bambini. Ti garantiamo che quaggiù mettiamo tutto il nostro impegno, giorno dopo giorno, ora dopo ora ... Ciao ------------------------------------------------- "Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel". Thomas Sankara (Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso, é stato un uomo giusto, rigoroso e "semplice" ... si é battuto per la giustizia sociale nel il suo Paese e nell′Africa, ed é per questo che lo hanno ucciso!) per info: info@terrapatria.org www.terrapatria.org

TERRA PATRIA Onlus

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