300 utenti


Libri.itLA REGINA DELLE NIAGARA FALLSSOLVEIG. UNA VICHINGA NELLA TERRA DEGLI IROCHESIAMICHE PER LA VITA - Nuova edizioneLA PESTE SCARLATTADINO PARK vol. 2
Emergency

Fai un link ad Arcoiris Tv

Fai un link ad Arcoiris Tv

Utilizza uno dei nostri banner!












Lettere ad Arcoiris

inviaci le tue opinioni, riflessioni, segnalazioni

Per inviare un lettera ad ArcoirisTV, riempi i campi sottostanti e clicca su "Invia". Se è la prima volta che scrivi, riceverai una email con un link ad una pagina che dovrai visitare per far sì che le tue lettere vengano sempre pubblicate automaticamente.

Informativa privacy

L’invio della "Lettera ad Arcoiris" richiede l’inserimento del valido indirizzo email del utente. Questo indirizzo viene conservato da ArcoirisTV, non viene reso pubblico, non viene usato per altri scopi e non viene comunicato ai terzi senza il preventivo consenso del utente.

maggiori info: Privacy policy

5 Febbraio 2007 18:04

Siamo tutte un pò Veronica

1079 visualizzazioni - 0 commenti

di Monica Lanfranco

di Monica Lanfranco monica.lanfranco@gmail.com Ora che la bufera mediatica è passata, (senza che siano stati affrontati realmente i nodi di fondo che stavano alla base, solo grandi chiacchiere e molte volgarità), torno sulla vicenda della lettera di Veronica Lario e sulle diverse e contrastanti reazioni suscitate in alcuni luoghi di donne, dove si è attuato uno scambio di email sulle quali credo valga la pena di riflettere. Mi pare che il cuore del problema, sollevato da una testimone certamente scomoda come la signora Lario, sia straordinariamente attuale: stiamo parlando dell?aggressiva revanche della cultura patriarcale in questo paese e in generale nel mondo, dopo una feconda, intensa e purtroppo breve stagione, almeno in occidente, di forte opposizione da parte dei movimenti delle donne, che avevano costruito e proposto modelli, linguaggi e visioni non sessisti nella relazione tra i generi, spalancando la porta al rovesciamento del paradigma assoluto della produzione pretendendo che anche la sfera della riproduzione fosse messa in agenda. Porre al centro la ri-produzione come priorità e archetipo nella costruzione di senso comune e di ?sentire collettivo? è stata, ed è, forse la più grande rivoluzione umana, attuata anche e soprattutto in conflitto con la cultura patriarcale della sinistra: passare dall?uno assoluto inglobante del neutro maschile (che si arroga il diritto di parlare anche per il femminile, negandolo contemporaneamente) al due che dialoga e confligge ha significato tentare di combattere l?ingiustizia originaria, e aprire un orizzonte nuovo per entrambi i soggetti. Dobbiamo dire con amarezza che non ce l?abbiamo (ancora) fatta: l?assordante silenzio del monologo patriarcale è tornato fortissimo, riproponendosi con la rinnovata e mai sopita aggressività dei fondamentalismi religiosi, in particolare quelli musulmani e cattolici, che stanno lavorando bene e spesso in alleanza globale contro l?autodeterminazione femminile, con grande adesione anche da parte di molte donne, e in Italia con una devastante genuflessione di parte della sinistra. Accanto al riproporsi della concezione della femmina come oggetto che si possiede, che gli uomini possono scambiarsi e sul quale si innesta il metalinguaggio della sfida virile che sfocia sempre più spesso nella violenza familiare fino al delitto, ci sono i passaggi intermedi del simbolico e della tradizione orale, che crea scenari rassicuranti per il branco e la società dominante con i suoi messaggi programmatici, che spesso sono ritenuti spiritosi e inoffensivi: per esempio donne e buoi dei paesi tuoi (che allude al patto tra uomini sul non interferire in materia di governo delle femmine, bene economico fondamentale equiparato appunto al bestiame); chi dice donna dice danno (che traduce l?inevitabilità della sventura legata al sesso femminile e alla sua frequentazione, e giustifica l?assenza in vaste zone del mondo delle bambine, selezionate attraverso l?ecografia o soppresse alla nascita); la donna è la porta del diavolo (significato chiaro, affermazione variamente presente in ogni trattato religioso di ogni fede). Mi fermo qui, rammentando l?apparentemente innocuo auguri e figli maschi che non è raro incontrare, anche solo per scherzo, nei pronostici nazionali. E? nell?intreccio di questi fattori, impastati micidialmente di ossequio della tradizione, di fondamentalismo religioso e di legge patriarcale che origina la drammatica vicenda planetaria della guerra contro le donne, guerra che miete ogni anno vittime a milioni in tempi e luoghi dove infuria la guerra guerreggiata ma che parimenti umilia, schiavizza e uccide metà del genere umano anche dove non suonano le sirene, cadono bombe o esplodono corpi assassini. Di fronte a tutto questo orrore che cosa sarà mai una battuta da parte di un uomo che non fa altro che reiterare e interpretare il pregiudizio visto come complimento, (in fondo si sa che le donne vanno un po? forzate, e che se un uomo non è un po? cacciatore non è sexi) e perché dare credito alla di lui moglie, tra l?altro ricca signora? Tanto veleno è stato versato, direttamente o indirettamente, verso questa ricca signora, che certo è molto più fortunata di altre: in molte liste di movimento e di donne c?è stato un rovesciarsi di fiele il cui riassunto è: in fondo si tratta di una privilegiata, noi ci occupiamo di donne immigrate e maltrattate, che meritano ben più la nostra attenzione e il nostro rispetto. Colpa sua se si è accasata con uno zotico. Che si separi, o se ne stia zitta. Questo è gossip, punto e basta. I media hanno fatto di tutto per evidenziare l?inevitabile versante del pettegolezzo che la vicenda offriva, come qualunque altra, perché guardare più in profondità è troppo rischioso: una donna importante che richiama concetti come quelli di ?esempio di donna capace di tutelare la propria dignità nei rapporti con gli uomini? oppure che afferma come ?la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre trai suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati? è noiosa, troppo intensa, non sa stare al gioco. Il gioco, nel quale ci troviamo imprigionate come nell?incubo di Jumanji, nel quale tutti i dadi devono rotolare lontani dall?unica casella che potrebbe riportarci al vero conflitto, quello con la realtà delle responsabilità individuali e collettive: quello dove il privato è politico, come si è anticipato con lacerante preveggenza una trentina di anni fa, e le parole e le azioni che ne conseguono pesano, e il sessismo e la discriminazione non sono presi alla leggera, specialmente se fanno parte dei programmi di governo, passati e presenti. Minimizzare, schernire, ironizzare e denigrare Veronica, per carità, si può: dicono che siamo in un paese libero, via con l?insulto, lo fanno anche e soprattutto in tv, quindi è quasi legge. Ma, soprattutto a sinistra e nel mondo femminista, sapendo che in questo paese allo sbando, qui e ora, equivale a colpire, di rimbalzo, le donne maltrattate senza ribalta mediatica, quelle, migranti e native, povere e più abbienti, che soffrono degli effetti pervasivi delle battute, dei sottintesi e dei pregiudizi che, per molte, diventano poi anche ferite del corpo, oltre che della dignità.

COMMENTA