26 Dicembre
di paolo
Io non sono quello che in Italia chiamano un "credente"; non mi > identifico, cioè, con quell'antica e affascinante organizzazione > multinazionale che ha sede in piazza del Vaticano a Roma. > > > > Però questo fatto non mi impedisce di provare un senso di curiosità per > quell'antico gioco che consiste nell'identificare l'Anticristo. > > > > L'Anticristo, ricordiamo, non è affatto il diavolo, ma qualcosa che > imita il Cristo, facendone una parodia. > > > > Il segno dell'Anticristo non è la cattiveria, ma la falsificazione. > L'Anticristo, come dicono alcuni, è cristomimetico. > > > > L'Anticristo sarà sempre il più difficile dei nemici da combattere, > perché non ha il viso feroce dell'Altro, ma è dentro di noi: si pone > sempre come il simulacro dell'estrema, indiscutibile bontà. > > > > A smascherarlo non può mai essere il fanatismo, perché più si è > fanatici, più si finisce per lasciarsi irretire dall'aspetto mimetico. > > > > A togliere il velo all'Anticristo servono l'ironia che sa cogliere il > grottesco, l'intelligenza che sa cogliere la menzogna e il rifiuto > viscerale, istintivo del falso. In questo senso, lo spirito autentico > coincide con l'essere coscienti. > > > > Il capitalismo assoluto non è altro che la falsificazione totale, > l'infantilizzazione estrema, la sistematica distruzione di ogni valore > umano, la generazione di uno stato ipnotico collettivo di falso > benessere. In cui l'oppio dei consumi sostituisce la religione, > diventando esso stesso religione. > > > > L'esempio supremo, e anche il caso più antico, di falsificazione è > certamente la Coca-Cola. Opera alchemica di un fondamentalista > evangelico, che volle creare l'ennesimo falso rimedio alla malattia > dilagante dell'allora nascente Impero, ciò che oggi chiamiamo lo > "stress". Un rimedio, all'inizio, a base di quel noto stupefacente che è > la coca e di noci di cola. Un rimedio poi puritanizzato in semplice > acqua zuccherata e colorata, che non contiene nemmeno coca o cola. > > > > Questo evanescente e frizzante nulla non serve per dissetare. E' in > realtà semplicemente il riflesso della propria pubblicità; un nulla che > però è fantasia di finta giovinezza, di allegria, di infanzia > trasformata in prodotto, di socialità solitaria. > > > > Nel 1971, mentre i piloti bevitori di Coca-Cola annientavano i villaggi > vietnamiti con il napalm, la Coca-Cola raccolse duecento giovani sulla > sommità di una collina toscana, a cantare il nuovo inno cosmico del > prodotto: > > > > I'd like to buy the world a home and furnish it with love > > Grow apple trees and honey bees > > And snow white turtle doves > > I'd like to teach the world to sing in perfect harmony > > I'd like to buy the world a Coke > > And keep it company > > That's the real thing > > What the world wants today is Coca-Cola > > Is the real thing [1] > > > > Ma il nulla si trasformò in divinità nel 1931, quando un grafico > pubblicitario della Coca-Cola ebbe la brillante idea di unire due cose: > la faccia di Lou Patience, un commesso viaggiatore suo amico, e la > storia popolare di Santa Claus, un confuso miscuglio tra alcune usanze > della cultura popolare olandese e San Nicola detto di Bari (ma i baresi > in realtà si erano limitati a piratarne la salma da Mira nell'Asia > Minore), passato a New York, dove fu trasformato all'inizio > dell'Ottocento in un diffuso e ottimistico personaggio della subcultura > commerciale statunitense. > > > > Ma quello che conta è che fu la Coca-Cola a trasformare radicalmente > Santa Claus, Babbo Natale, nel dio del commercio dei nostri tempi, > dotandolo di un volto e di un accattivante abito rosso. > > > > Nel dopoguerra, accompagnato dalle armi dell'Impero, Babbo Natale ha > invaso l'Europa e poi il resto del mondo, polverizzando ogni ciclo > festivo locale e annientando ogni tradizione con una determinazione che > l'ateismo di stato sovietico avrebbe solo potuto invidiare. > > > > Ci sono persone che lanciano sguaiati guaiti al pensiero delle "nostre > radici" minacciate da un gruppo di operai musulmani che pregano > privatamente in uno scantinato; ma questi stessi difensori della civiltà > non hanno alzato un dito per la fine della Befana, di Santa Lucia e > dello stesso San Nicola (per non parlare di Gesù Cristo), lo svuotamento > dei luoghi di festa e la trasformazione dei centri commerciali in luoghi > di culto perfettamente intercambiabili da Frosinone a Shanghai. > > > > A quei laicisti che invece si rallegrano di una simile devastazione, > sfugge il fatto che Babbo Natale, o se preferiamo la faccia del commesso > viaggiatore Lou Patience, è diventato l'unico essere sovrannaturale > universalmente riconosciuto; ed è curioso come abbia rubato persino la > data tradizionale di nascita a Gesù Cristo. > > > > Anzi, attorno al suo giorno di festa, si è ristrutturato l'intero > calendario mondiale: dai bambini schiavi che producono per la Benetton > nel Terzo Mondo, ai mentitori di professione che creano l'immagine della > Benetton a Milano o a New York, tutti guardano al 25 dicembre come > scadenza veramente cristomimetica. > > > > Proprio perché la vendita è sempre una forma di seduzione, Babbo Natale > non poteva che assumere la forma della bontà assoluta apparente. > > > > Proprio qui sta la sua forza invincibile: immagine eternamente > sorridente della divinizzazione del flusso delle merci, essere privo di > ogni ragione o teologia, rimozione di ogni dolore, volgarità assoluta e > vantata, menzogna dichiarata ma riprodotta in nome dell'innocenza dei > bambini, logo di tutti i prodotti del pianeta e nel contempo > inseparabile dall'impero che lo ha generato... > > > > Alcune frange evangeliche molto minoritarie condannano Babbo Natale in > quanto presunto "dio pagano": anche se gli autori di simili scritti non > brillano per capacità raziocinante e quindi non si spiegheranno mai con > chiarezza, sembra che credano davvero alla realtà sovrannaturale > precristiana di Babbo Natale. Cosa che li rende decisamente ridicoli > agli occhi dei bravi laicisti, che finiscono paradossalmente per > trasformarsi in difensori del nuovo dio del denaro. > > > > Nella loro ricerca di precedenti pagani, i critici evangelici sembrano > perfettamente incapaci di cogliere la vera natura di Babbo Natale. > Magari fosse un dio pagano... > > > > Il male è il flusso corrosivo del capitale, del puro numero astratto, > che annienta il mondo e chi vi abita. Babbo Natale, vuoto simulacro di > plastica ghignante, è in sé nulla. > > > > Proprio per questo, Babbo Natale è il dio dei nostri tempi. > > > > P.S. Per scrivere questo post, ho attinto senza riserve da uno splendido > libro di Nicola Lagioia, Babbo Natale. Dove si racconta come la > Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario (Fazi Editore, 2005). Un > piccolo tesoro, non solo di dati, ma di riflessioni sul senso dei nostri > tempi. > > > > > > [1] "Vorrei comprare una casa per il mondo e arredarla con amore / > Coltivare alberi da mele e api da miele e tortore bianche come la neve / > Mi piacerebbe insegnare al mondo a cantare in perfetta armonia / Mi > piacerebbe comprare una Coke al mondo e tenergli compagnia / Ecco la > cosa vera / Quello che il mondo vuole oggi è Coca-Cola / E' la cosa vera".