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20 Dicembre 2006 14:18

Misurazioni

1109 visualizzazioni - 0 commenti

di Monica Lanfranco

Misurazioni di Monica Lanfranco www.monicalanfranco.it ?A tutti si perdona, tranne a quelli che ci annoiano? scrisse apparentemente con leggerezza una grande osservatrice smaliziata delle debolezze e delle mediocrità italiane, la giornalista e scrittrice Camilla Cederna. Devo confessare che il senso di noia, profonda e desolante, è subentrato in un secondo tempo, quando ho aperto qualche tempora Repubblica (ma temo che ci fosse anche in altri quotidiani ad alta tiratura) e ho visto la pubblicità di una nota marca di scooter. La prima reazione è stata di rabbia, profonda, e di impotenza. Ma sbagliavo, perché dietro alla profumata parcella dei (delle?) creative che avevano proposto al cliente quel modo di comunicare il prodotto c?era un ragionamento che voleva proprio suscitare la mia reazione. Ovvero colpire, fissare, bene o male non importa, la comunicazione del brand. Il logo, il marchio vince perché ti resta appiccicato in testa. Ma ecco la comunicazione di quella pubblicità: un bellissimo corpo di donna di schiena, nudo, senza testa, ritratto dal collo allo splendido sedere. Di lato, accanto, la moto in questione. Vicino al sedere della modella un non ben identificato signore, moderatamente giovane, con un metro in mano, che fissa da natica a natica la misura del derriere della signorina senza faccia. Ecco la scritta esemplificativa: ?tutto deve essere perfetto, sulla mia moto?. Olè, se non fosse stato chiaro ecco la spiegazione. Ricapitoliamo: non importa quale faccia abbia la ragazza, meglio se carina, ovvio, ma la testa e il suo contenuto non sono rilevanti; ciò che conta è che la misura del suo culo sia adeguata, perbacco, altrimenti non si intona alla moto, che si sa è bel più importante degli altri accessori. Si affacciano associazioni mentali, spicchi di ricordi: Vecchioni mi consola, mentre coraggiosamente e onestamente cantava che sì, della sua amata ammirava l?intelligenza, ma con quella non ci faceva una canzone, e quindi lui ne celebrava il cuore e anche il culo; Neruda celebra la sua passione carnale benedicendo le natiche dell?amata, assieme all?altro morbido e consolante approdo del piacere, i suoi seni. Fellini, che dei grandi e felici sederi delle sue donne eccessive faceva dei trionfi di vitalità e di gioia. Per quanto possano piacere o non piacere, questi ed altri modi di salutare e ammirare quella parte del corpo delle donne sono pieni di riconoscimento, non attengono alla funzionalità, bensì allo stupore e alla celebrazione del mistero della differenza, dell?alterità sempre rinnovata del corpo dell?altra e della sua meraviglia. Dopo la rabbia e l?offesa cala l?unico sentimento giusto di fronte a quella pubblicità, al pensiero che la sottende, alla misurazione pedante e noiosa: la noia, e anche la tristezza. Allora è proprio vero che quei pubblicitari pensano ai loro colleghi maschi come a gente ossessionata dalle misure. Sembra una battuta, ma non lo è: in Italia, nel 2003, il 40% dei maschi intorno ai 35 anni, ritiene che un pene ?inadeguato? esponga al tradimento da parte della compagna, un analogo 40% lo ha misurato almeno una volta, ma non ne conosce la fisiologia e le sue componenti, il 52% pensa che avere un genitale di taglia superiore alla media dia sicurezza nei rapporti sociali, e un uomo su tre si vergogna del suo organo. Sembra che ?ce l?hai piccolo? sia l?insulto più temibile, la ferita più dolorosa e invalidante per un italiano adulto: un cittadino che, statisticamente, non solo gode mediamente di tutti i diritti civili, attivi e passivi, ma che per oltre due terzi ha una famiglia, relazioni e responsabilità sociali, in due parole è un uomo emancipato. Errore: non si sfugge dallo spettro agghiacciante della misura del pisello, per quanto incredibile sembri. I dati, forniti dall?indagine dell?Associazione Italiana per la ricerca in sessuologia effettuata tre anni fa dicono che su 1072 uomini di età media 37 anni pochi sono sereni di fronte a quella porzione di corpo cavernoso, sangue, pelle e terminazioni nervose, che nelle barzellette tramandate dalla tradizione goliardica tristemente veridica è con orgoglio definita dagli ignoranti e orgogliosi possessori ?per di più fatto da osso?. Oltre 300 sono stati gli italiani nell?ultimo anno a fare richiesta di intervento chirurgico per allungare o migliorare esteticamente il proprio pene, a fronte delle oltre 300 mila prescrizioni in tutto il mondo. Quello che fa riflettere, tra l?altro, è che solo un?infima parte delle richieste sono motivate da reali condizioni di minorità dell?organo. La stragrande maggioranza delle richieste è avanzata da uomini ?normali? (vengono i brividi a scriverlo) quanto a misure. La motivazione è, appunto, l?inadeguatezza presunta, dettata da regole non scritte ma fermamente radicate e quindi tiranne, la non perfezione estetica, la vergogna nel possibile confronto derivato dalla sindrome dello spogliatoio, quel luogo dove credevamo, noi ragazze, che gli uomini (ma quelli ormai dell?età della pietra) facessero gli sbruffoni magnificando le loro imprese amatorie, come pescatori bugiardi, in attesa di crescere grazie anche a questi passeggeri rituali tribali. Invece no, pare che lo spogliatoio, o qualunque altro luogo dove è possibile che lo sguardo sfugga lì dove il confronto duole, sia fonte di ansia e sconforto. Scriveva Francesca Duranti nel suo Piazza, mia bella piazza: ?La sessualità maschile è un meccanismo delicatissimo che bisogna trattare con rispetto: soprattutto quanto si ha per compagno uno di quegli uomini, più fragili degli altri, che sollevano intorno alle proprie debolezze il polverone della logica?. Magari si trattasse di logica, qui siamo alla bruta quantità. Se Freud sapesse: ceffato il bersaglio con la ben nota teoria dell?invidia del pene da parte delle bambine, qui bisogna rimboccarsi le maniche del cervello e fare i conti con la permanenza perniciosa e pervasiva di quel triste celodurismo tutto italico e governativo che, dietro alla facciata greve e vincente, restituisce nella vita quotidiana uomini tormentati e fragili, quindi potenzialmente rancorosi e aggressivi, non perché intellettualmente o sentimentalmente inadeguati, ma perché il pisello è, forse, piccolo. Ecco perché poi si accaniscono a misurare anche il nostro culo. Aiuto. monica.lanfranco@gmail.com

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