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10 Dicembre 2006 17:24

L'autonomia dei Polli - Lettera aperta agli operai di Mirafiori

872 visualizzazioni - 0 commenti

di Lorenzo Mortara

Scrivo ad Arcoiris questa lettera per darle il più largo spazio possibile al mio pensiero sulla contestazione degli operai di Mirafiori. In realtà è un volantino che andrò presto a distribuire davanti alla fabbriche. Visto che Arcoiris però mi sembra orientata al sociale e al risveglio della sinistra, spero che questo possa servire. Operai, Compagni di Mirafiori, dopo il semi-scippo del Trattamento di Fine Rapporto nella speranza che qualche operaio somaro se ne serva per pagarsi una pensione che, con l?innalzamento ad oltranza dell?età dello sgobbo, giungerà in concomitanza con l?infarto che gliela farà godere nell?oltretomba, cioè direttamente nel sedere, il Trisindacato dei rimbambiti ribalta la protesta degli operai migliori ? i quali sanno che «il governo amico è quello che fa i nostri interessi» ? prendendo la palla al balzo per ribadire la formula magica della «piena autonomia» con cui da anni si auto-ipnotizza, mettendosi fuorigioco da solo, dimostrando per l?ennesima volta di non capire nulla di cosa si nasconda davvero dietro quella rabbia gridata a muso duro e fuori dai denti. I nostri padri si sono dissanguati per conquistare il diritto di voto, per vederselo vanificare da un Trisindacato di mongoloidi che si chiama fuori dalla lotta parlamentare, posticipando a giochi fatti, da altri e quindi contro, l?eventuale mobilitazione di protesta per la correzione dei provvedimenti presi, i quali, per chi si ostina a fare l?autonomo, cioè l?estraneo, l?indipendente, possono essere solo provvedimenti subiti! Tutti gli imbecilli e gli analfabeti del mondo, vedi improbabili Cavalieri Serventi, almeno una cosa semplicissima l?hanno capita: se si hanno dei gravi problemi politici, il modo migliore per risolverli è entrare in parlamento e muovere le leve del potere per fare tutte le leggi che occorrono. E stiamo parlando di gente che è piena di soldi, cioè di gente che come leva di potere ha già il portafogli, perché come insegna l?adagio: il denaro è potere! Se nemmeno i ladri considerano il potere del denaro sufficiente per tutelare i loro interessi, e scendono direttamente in campo, mi domando perché tutti gli i "dannati della Terra" che non hanno una lira non debbano avere nessuno che li tuteli direttamente dove conta, cioè non solo nelle assemblee di fabbrica e nelle piazze, luoghi secondari della lotta, ma anche e in primo luogo nella sede decisiva del problema: il parlamento. Ma appunto, autonomia del Trisindacato dai partiti politici significa esclusione dei lavoratori dal parlamento e quindi dal governo, perchè l?indipendenza sindacale comporta, automaticamente, la simmetrica autonomia del governo dagli iscritti per niente, purtroppo, al Trisindacato. Infatti, un governo non può che essere estraneo, ossia nemico, di chiunque si vanti come un cretino d?esserne autonomo, cioè distaccato. È tanto semplice da capire che solo un Trisindacato di polli può ignorarlo! E infatti non è il Trisindacato a volersi autonomo, sono le Gazzette del Capitale di Regime a volerlo tale, perché «i sindacati non devono fare politica». Guai se no! È la zelante ?giornalaglia? a ripeterlo talmente tanto e tutti giorni che a gioco lungo anche il Trisindacato, come un pappagallo, ha finito per ribadire continuamente la piena autonomia, senza però mai spiegarci, proprio come i suoi inconsci padroni, il perché! Di fatto, autonomia del Trisindacato vuol dire mandare i lavoratori a scopare il mare per lasciare libero il parlamento mentre i borghesi analfabeti lo occupano in tutta tranquillità e in perfetta solitudine studiano il nuovo stratagemma per tirargli il collo. Il Trisindacato, dei tre che insieme non sanno farne nemmeno uno, ribadisce che non ha governi amici perché è in piena autonomia, risolvendo così al contrario il problema, risolvendolo cioè a vantaggio esclusivo degl?imprenditori. Infatti, messa in questo modo, l?autonomia del Trisindacato non è dal governo o dai partiti bensì dagli operai, costretti ad avere nel loro principale referente non il tramite tra loro e il parlamento, ma un muro su cui rimpallare le loro richieste senza sbocchi. Perché, se il governo non è amico del Trisandacato, il problema è che dovrebbe esserlo tutto, al gran completo! E se non è possibile che lo sia tutto, è bene che lo sia almeno una parte, quella che rappresenta direttamente gli operai: il Partito dei Lavoratori. Ma come si fa a capire quale tra quelli sulla piazza è il Partito dei Lavoratori? Semplicissimo: attraverso le assemblee di fabbrica si stabiliscono una serie di rivendicazioni da presentare ai vari partiti e quello che accetta di farsene esclusivamente carico e in pieno sarà il nostro Partito. Però, per evitare di essere presi per i fondelli come al solito, la prima rivendicazione del Partito dei Lavoratori è che capi & militanti, sindacalisti compresi, siano mantenuti dal primo all?ultimo con paghe da operaio. Chi intraprende la ?carriera? da dirigente sappia che l?unico riconoscimento economico che la classe operaia può dare è l?orgoglio di avere una responsabilità sempre più grande per la più nobile delle cause. Questa è la sola rivendicazione che farà fuggire come topi tutti i finti paladini dei nostri interessi. Perciò, se anche Rifondazione Comunista non accetterà la nostra prima imprescindibile richiesta, sapremo definitivamente quello che in fondo rappresenta: un Partito Comunista di Rifondazione Borghese; una Rifondazione, manco a dirlo, d?importanza Capitale! E allora vorrà dire che dovremo farci un Partito dei Lavoratori nuovo di zecca. Un Partito dei Lavoratori che collabori orizzontalmente, non in modo dittatoriale, con sindacati e operai, per stabilire un comune programma da portare avanti che otterrà i successi o le sconfitte che ci meriteremo. Solo così gli operai saranno messi con le spalle al muro e responsabilizzati, e finirà la commedia dei sindacati che scaricano il barile su Treu, su Biagi, sulla Finanziaria, sul Centro-Destra, sul Centro-Sinistra, in sintesi: sul Centro-Commerciale al Governo anche dell?Opposizione in parlamento. Però sia chiaro: qualunque partito si prenderà la briga della nostra causa, vecchio o nuovo che sia, dovrà essere un Partito Marxista dei Lavoratori, perché senza Karl Marx non possiamo andare da nessuna parte, visto che la questione operaia, dopo oltre ottant?anni di dormita, è tornata ad essere quello che in fondo è sempre stata: una questione internazionale. Proletari di tutti i paesi (a cominciare dall?Europa) Unitevi! Lorenzo Mortara (operaio metalmeccanico) lorenzaccio@alice.it

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