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27 Settembre 2006 09:12

Movimento rigeneratore

1065 visualizzazioni - 0 commenti

di Mimmo Lombezzi

Diciamo la verità : per noi cerebrali con la testa come una radio, l'occhio obnubilato dallo schermo e il dito clikkatore anchilosato dal mouse, vuotarci la testa , fare un minimo di vuoto, di pulizia mentale, è cosa davvero impervia. In fondo amiamo il continuo ronzare delle idee anche quando diventano ossessioni, stereotipi, manie. E' da li' che poi che sgorgano "il generale-inverno", le "parole-che-pesano-come-macigni", "l'opposizione-che-insorge","il sasso-killer", la "barca-killer", la "bottiglia-killer", il "killer-spietato-come-un-serial-killer", e altri simpatici tic verbali (o comportamentali)che crescono come funghi su una solida base di distrazione letteralmente "inquinata" dalle idee. I media stessi del resto, funzionano sul cervello come spamming, dalle notizie che pulsano sul cellulare alla radio che ci accompagna nel traffico o alla tv che ci rincoglionisce di gossip. Per chi volesse vuotarsi la testa e "far pulizia" è sicuramente un'occasione lo Stage di Movimento rigeneratore - Katsugen undo che si terrà a Milano, dal 7 al 8 ottobre 2006, presso l'associazione "A KE LEI NAA" Il movimento rigeneratore, katsugen undo in giapponese, è un movimento involontario che riequilibra e normalizza il corpo, risvegliando la sensibilità, l'istinto e la spontaneità di chi lo pratica ed è stato introdotto in Europa da Itsuo Tsuda all'inizio degli anni '70. Allievo di M.Mauss e di M.Granet e profondo conoscitore sia della cultura europea che di quella giapponese Tsuda scriveva "Il movimento rigeneratore si pratica mediante la sospensione momentanea del sistema volontario. Non necessita di alcuna conoscenza, né tecnica. Al contrario, bisogna liberarsene. La ricerca di una finalità preliminarmente determinata, non fa che ostacolare l'evoluzione naturale del nostro essere. Il principio che noi abbiamo formulato è dunque: "senza conoscenza, senza tecnica, senza scopo". Per chi vede il movimento rigeneratore per la prima volta lo spettacolo è abbastanza sorprendente. Poiché si è abituati a movimenti più o meno controllati, intellettualizzati, perfino ricercati, un movimento che supera l'ambito volontario fa pensare alla malattia, alla follia o all'ipnosi; il movimento rigeneratore sembra prestarsi a simili interpretazioni. La verità è tutt'altra. Durante il movimento, il conscio, invece di essere angosciato come quello di un malato, resta calmo e sereno. Invece di essere confuso come quello di un folle, resta lucido. Invece di essere imprigionato e limitato come quello di un ipnotizzato, resta libero. Non si esegue il movimento rigeneratore. E' esso che scatta, rispondendo al bisogno dell'organismo. Dato che questo bisogno differisce da un individuo all'altro, e, nello stesso individuo, da un momento all'altro, non può esservi nessun movimento uniformemente programmato. Teoricamente, esistono due forme di movimento rigeneratore: una esiste di fatto in tutti gli individui, sotto forma di reazioni naturali dell'organismo, come lo sbadiglio, lo starnuto, l'agitazione durante il sonno, ecc.; l'altra, la cui formula è stata messa a punto mezzo secolo fa dal Maestro Haruchika Noguchi. E' quest'ultima forma che noi pratichiamo . Per iniziarsi al movimento è auspicabile attendere che si sia raggiunto un certo grado di maturità mentale e che tutte le soluzioni proposte siano rimesse in questione. È essenziale che il desiderio per un ritorno alla naturalezza germini dentro di sé. Non si strappano i frutti prima che siano maturi. Il movimento non costituisce un apporto esterno. Esso traccia il cammino per la scoperta di sé in profondità. Questo cammino non è in linea retta verso il paradiso, è tortuoso. Sta ad ognuno, alla sua responsabilità, trovare la propria unità d'essere. Il movimento, dopo aver raggiunto intensità molto marcate, si calma gradualmente. Diventa più sottile. La respirazione si approfondisce. Il movimento finisce per coincidere con il movimento nella vita quotidiana, divenuto quest'ultimo, talmente naturale che non ci sarà più bisogno di fare qualcosa di speciale. Il terreno sarà allora normalizzato. Questa normalizzazione non è semplicemente fisica, ma anche psichica. Una nuova prospettiva si crea man mano che si sviluppa l'attitudine alla fusione di sensibilità che permea i nostri rapporti umani e le nostre reazioni all'ambiente circostante. È allora che si scoprirà che l'uomo è fondamentalmente libero". Il sig.Tsuda, che ebbi la fortuna di conoscere nel 1983, era un uomo pieno di umorismo, che amava i sigari, beveva wisky e si faceva beffe di tutte le diete e le terapie che oggi alimentano un business gigantesco. Prima di morire, nel 1984, scrisse dieci libri tradotti in Italia da Giovanni Frova e pubblicati dalla Luni Editrice. Chi fosse interessato puo' informarsi a questo indirizzo: sito: www.akeleinaa.it e-mail: aikido@akeleinaa.it tel: 02 29001396/3386379242

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