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19 Settembre 2006 10:20

Riflessioni sulle reazioni scomposte al discorso del papa

1044 visualizzazioni - 1 commento

di Paolo Farinella

Care Amiche e Amici, mi sento costretto ad intervenire anche perché la mia posta si è intasata e molti mi chiedono un parere. Quelli a cui non interessa preventivamente cestinino subito, se a qualcuno può interessare, ne faccia l'uso che vuole. PRECISO PERÒ CHE SU QUESTO SPECIFICO ARGOMENTO, NON RISPONDERÒ né privatamente né pubblicamente. NESSUNO SI OFFENDA. Per me il discorso finisce qui, chi vuole prenderne spunto e continuare in mailing list, lo faccia pure, ma ho urgenza di occuparmi di altre cose. Con amicizia a tutti. Paolo Farinella, prete Riflessioni sulle reazioni scomposte al discorso del papa di Paolo Farinella, prete Ho letto il comunicato di NSC. Ho letto altri interventi. Ho letto molto di quello che è stato pubblicato in questi giorni. Mi trovo a disagio e non condivido quasi nulla di ciò che viene detto e scritto, nonostante senta e rispetti la buona fede di chi ha scritto e/o ha parlato. Per fugare ogni equivoco ripeto che ho appena dato alle stampe un libro intero, frutto di tre anni di ricerca, sulla stupidaggine della «civiltà occidentale» e lo scontro di civiltà, tra i cui cultori e fautori annovero anche Joseph Ratzinger prima e dopo papa. Chiarito ciò, mi pare che tutti gli interventi siano carenti di metodo e in molti trovo un atteggiamento preconcetto: anche se risuscitasse i morti, questo papa non piace. Ergo sbaglia sempre. E' evidente che molti non hanno letto il discorso, altri lo hanno travisato preventivamente, altri lo hanno travisato ex post? scientemente perché detto dal «pastore tedesco». A me preme capire che cosa sta succedendo e non solo nel piccolo stagno dell'Italia, ma nel mondo intero e voglio capire il contesto delle cose, altrimenti di estrapolazione in estrapolazione rischiamo di morire di freddo in pieno mese di agosto. Esamino i fatti come li vedo io 1° fatto. A Regensburg il 12 settembre 2006, papa Ratzinger espone una lectio magistralis su «Fede, Ragione e Università. Ricordi e riflessioni». La lectio è di un genere letterario misto: è evocativo e rievocativo, con afflati storico-filosofici e anche teologici. Tutto nel solco della tradizione teologica cattolica (teologia fondamentale). Si può condividere o no, è una relazione accademica senza «infamia e senza lode». Da uno come lui che parte professorino, è consultore di un gigante del concilio, il card. Frising, diventa prefetto della congregazione della fede e poi alla fine gli scappa anche il papato, mi sarei aspettato molto, molto di più, anche a livello di ricordi e di testimonianza. Lui ha scelto il taglio che ha voluto. 2° fatto. Il tema della lectio non era l'Islam, ma «Fede e Ragione», e un passo centrale, ma esclusivo è la condanna di ogni costrizione alla fede con la violenza e la forza. E' positivamente l'affermazione della libertà religiosa, sancita dal concilio Vaticano II. La citazione di Manuele II Paleologo, accademicamente parlando, è perfetta perché il papa la cita, ma non la fa sua. Precisa, infatti, che l'intero dialogo è stato trascritto dallo stesso imperatore qualche anno dopo (non è dunque un resoconto neutro, ma interessato) e dice [testualmente] che «in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, [l'imperatore si rivolge al suo interlocutore [persiano] semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo:?» e qui cita la frase incriminata: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava», dopo avere citato il Corano nella sura 2, 256 («Nessuna costrizione nelle cose di fede») e mettendo in evidenza la possibilità di una evoluzione nel pensiero del Profeta dalle origini alla maturità. In sostanza è una tiepida applicazione del metodo «storico-critico» al pensiero del Profeta come da ormai quattro secoli noi cristiani applichiamo al vangelo e alle parole di Gesù. Dov'è lo scandalo? 3° fatto. Si sono scatenate le folle «musulmane» che hanno reagito anche ammazzando gratuitamente una donna solo perché discendente dei crociati che nelle parole del papa (capo dei crociati) avrebbero hanno «offeso» il Profeta. Luoghi di culto date alle fiamme o assaltate. Sono convinto che nessuna di queste folle ha letto il discorso e la citazione, ma esse sono manovrate per fini interni e per egemonie internazionali. La reazione del mondo musulmano è pilotata, guidata e voluta indipendentemente dalle frase del papa, perché oggi qualsiasi occasione è buona per fare la voce grossa e presentare un mondo arabo-islamico assediato dal mondo infedele che s'identifica con il mondo cristiano tout-court. Possibile che nessuno sia in grado di fare un mino di discernimento e di valutazione altre i due centimetri del proprio naso? Non è un caso che le vittime designate di questa reazione non è tanto il vaticano, ma quelle forme di islamismo che vengono identificate strumentalmente come «moderati» che temono di essere scavalcati e di perdere quindi la loro rappresentatività. Il richiamo degli ambasciatori in vaticano è un fatto politico che esula dalle dichiarazioni del papa, ma affermano davanti al mondo e alle telecamere «chi rappresenta» gli interessi del musulmanesimo e chi invece è complice con il corrotto «occidente»: i cosiddetti musulmani moderati sono fumo negli occhi del fondamentalismo di matrice musulmana. Chi giustamente s'indigna per le il connubio «religione-politica» in Italia, in Europa e nel mondo, deve essere coerente e deve pretenderlo anche dai politici e dai religiosi musulmani. Noi non possiamo accettare che il presidente dell'Iran ritiri l'ambasciatore dal Vaticano per una questione che riguarda le relazioni tra religioni. Se accettiamo che Mahmoud Ahmadinejad in qnuanto presidente del suo paese possa parlare come papa, noi rinneghiamo la separazione tra Stato e Chiesa per la quale ci battiamo in Italia. Non vi possono essere due misure. 4° fatto. Non esiste «l'Islam», esistono cento, mille Islam e ciascuno spesso in guerra con gli altri. Non esiste un interlocutore rappresentativo di tutti gli Islam, per cui è anche difficile muoversi in questa galassia di mondi chiusi. L'unico punto di forza è la lingua araba che pur non essendo unica, permette la comprensione a qualsiasi arabo di intendersi con un altro arabo. Quale Islam è stato offeso, quello sciita, quello sunnita, quello wahabita, quello kharagita oppure i musulmani ismailiti, sufriti, nuqqariti, idabiti, alatiti, sufiti, ecc. ecc.? A chi deve chiedere scusa Ratzinger? a quale di queste forme di islamismo? Il mio parere è che il pluriforme Islam come sistema non accetta che, attraverso la tv e internet, le sue masse escano dal loro isolamento e vedono le migrazioni anche come fuga da una religione che spesso s'impone in forma ossessiva e non lascia spazi alle libertà individuali. Il mondo moderno fa paura agli Imam (che non sono autorità, ma corrispondono, tanto per capirci, a qualcosa di poco di più dei nostri sacristi: non hanno una formazione specifica né liturgica né teologica, sanno leggere e forse cantare) che gestiscono un potere politico, economico e anche morale sulle coscienze. Tutto ciò sta entrando in crisi e queste reazioni abnormi ne sono la prova logica. 5° fatto. Nelle scuole ancora oggi a circa un miliardo e 200 milioni di musulmani sparsi nel mondo si presenta il cristianesimo come la religione dei «crociati» e ogni cristiano in terra araba (ne ho fatto l'esperienza per cinque lunghi anni, giorno dopo giorno, ora dopo ora) è considerato come un discendente dei crociati, perciò infedele per definizione e quindi passibile di morte in qualsiasi momento. Domanda: che c'entro io con i crociati? Negli ultimi otto secoli, dopo l'ultima crociata, non è successo niente? Dobbiamo espungere i vv. 22-31 del canto XXVIII dell'Inferno di Dante perché Maometto vi è sepolto tra i «seminator di scandalo e di scisma»? Oppure dobbiamo cancellare la stessa scena dalla quattrocentesco affresco nella cattedrale di Bologna? Se non siamo in grado di fare distinzioni a livello di cultura, se non conosciamo la storia delle origini del musulmanesimo, allora hanno ragione i talebani afgani che hanno mandato in cenere i Budda del sec. V a.C. Mi pare che manchino le proporzioni sia nelle reazioni «occidentali» che in quelle «musulmane». Est modus in rebus. 6° fatto. Tutta la fantasmagorica galassia musulmana ha un approccio fondamentalista con la Scrittura, fino al punto che nelle università si insegnano come «regole» morfosintattiche anche gli errori materiali perché sono parola del Profeta. Certo, poi dopo avere stabilito la «regola» con l'errore si fanno in nota mille eccezioni e possibilità per recuperare ciò che non può essere sostenuto. Ci vorranno tre secoli perché i musulmani arrivino ad avere un approccio libero con il testo sacro come lo ha il mondo cristiano oggi. Nel frattempo che facciamo? Il rispetto deve essere circolare. Io devo potere citare il Corano e non essere accusato di blasfemìa perché è un libro che appartiene anche a me e posso esporre il pensiero del Profeta anche se può dispiacere a qualche fanatico o qualche politico che se ne serve, strumentalizzando le reazioni del mondo occidentale e alzando la posta sempre più in alto, manovrando le masse ignoranti (etimologicamente). Non per questo devo essere ucciso. Nel mondo arabo in genere vige ancora la cultura del sultanato e della tribù, quindi della personalità collettiva per cui non esiste un concetto di «persona» come assoluto, ma solo quello dell'individuo come parte di un tutto gerarchico. per cui può essere eliminato senza tanti problemi, se non conviene al «tutto»: la figlia che si ribella al padre, la figlia che veste all'occidentale anche se nata in Italia. Amici sinceri di religione musulmana, mi dicevano nelle conversazioni a Gerusalemme: «Con la vostra democrazia vi invaderemo, con la nostra religione vi distruggeremo» e pur essendo amici io ero sempre l'infedele e il pronipote dei crociati. 7° fatto. Stabilito ciò a livello di diritto e di principio, resta la questione dell'opportunità, anche se la citazione come è fatta non dava adito a reazioni come quelle che abbiamo visto. Il papa avrebbe potuto citare molti altri testi per affermare il principio della libertà religiosa e lo avrebbe potuto fare con espressioni più positive, citando direttamente il Profeta sul rispetto della fede che è incompatibile con violenza. Avrebbe anche potuto citare qualche esempio cattolico sull'imposizione della fede con la violenza come per esempio Bernardo di Chiaravalle, il più guerrafondaio dei medievali e avrebbe potuto dire a cattolici e musulmani che gli uomini crescono anche in comprensione e maturità e per fortuna non si fermano a quelle affermazioni perché la Storia cammina e lo Spirito la conduce. Non lo ha fatto. Perché? I casi sono due: o è un incidente o è voluto. Incidente, un discorso del papa, preparato e rivisto fino alle virgole a tavolino? Dubito che si tratti di un disguido. Personalmente propendo per il fatto che il papa e il suo entourage sapevano che vi sarebbero state reazioni abnormi oltre misura e nonostante ciò hanno calcolato il rischio. Motivo? Probabilmente per mettere il mondo occidentale di fronte alla reazione violenta e dire: «Avete visto? Scuotetevi, o voi che parlate tanto e non fate nulla»: parlate di diritti qui in Europa dove sono indiscussi, ma guardate nel mondo come sono conculcati quelli dei cristiani. A Novembre non vi sarà la visita in Turchia? Benedetto XVI è il card. Joseph Ratzinger che aveva detto no all'ingresso della Turchia in Europa. Capisco che c'è disorientamento in Vaticano, capisco che si cercano tutte le sponde di appiglio possibili, ma resta il fatto che nella dichiarazione di Bertone per spiegare il vero senso del discorso del papa non si trova di meglio che la citazione esplicita del concilio Vaticano II, cioè quell'evento dirompente del secolo scorso che Giovanni Paolo II e il prefetto della congregazione della fede Joseph Ratzinger-Benedetto XVI avevano messo in soffitta e svuotato della sua anima, annoverandolo tra i fatti ordinari della tradizione della Chiesa. Conclusione: si può dissentire da questa politica miope e antievangelica, ma ciò non comporta che si debba condannare una citazione nel contesto di una lezione universitaria. Questo non è accettabile. Personalmente penso che non dobbiamo chiedere nulla in cambio (Pera non parla di reciprocità?) agli immigrati, ma solo offrire ciò che possediamo di più grande e di più nobile: la nostra costituzione che tutela ogni singolo individuo e gruppo, il nostro rispetto in quanto persone e la nostra fede (chi crede) senza sconti e senza ambiguità. Tutto qui. Sono certo che la forza del diritto avrà la meglio sul fondamentalismo e la forza dell'amore avrà sempre la meglio sul sospetto e la violenza. No, nessuno in forza della nostra democrazia c'invaderà perché nel momento in cui c'invade è anche invaso e contagiato e nessuno ci annienterà con la forza di qualsiasi religione: sono passati i tempi e definitivamente in cui si tagliavano le teste in ragione della religione. Oggi vi sono ancora sacche di questo tipo, ma sono gli ultimi rantoli del leone morente ed è per questo che vogliamo offrire agli immigrati qualcosa di più grande e di più forte: alla richiesta del permesso di soggiorno, esigere almeno un anno di scuola (a carico dei comuni), dove chi chiede di abitare e vivere in Italia impari a conoscerne la storia, la cultura, la dignità e le leggi a partire da quelle fondamentali dei diritti umani delle singole persone. Non possiamo tollerare che in Italia in nome di una cultura si possano infibulare le donne, si possano uccidere le figlie che non vogliono matrimoni combinati, si possano uccidere per una frase tra l'altro storica e all'interno di una riflessione accademica. Finché resteremo in questa emergenza, noi siamo ancora nel deserto a cavar acqua dai pozzi secchi. Paolo Farinella, prete

COMMENTI

19 Settembre 2006 14:13

molto interessante la riflessione dell'amico sacerdote. anche M. Blondet sul suo sito dice quasi le stesse cose. ma non è qui il punto. con senso del realismo, il Pontefice avrebbe dovuto usare più prudenza. mi spiego meglio, scusandomi per l'esempio forse un po' forte: mi sono domandato perchè Pio XII non prese posizione netta contro il nazismo, giustificandosi con la necessita' di non mettere a repentaglio la vita dei cattolici d'Europa e Benedetto XVI non abbia pensato la stessa cosa? sicuramente non è uno stupido che parla tanto per farlo. preparando la lezione non si è accorto del rischio che correva? credo di si, francamente, ma ha deciso che valeva la pena . perchè? lascio a voi amici ogni deduzione. saluti

luca martinelli

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