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11 Maggio 2006 22:40

Fondamentalismo ed Antioccidentalismo

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di Francesco Salistrari

Fondamentalismo e antioccidentalismo. Il potente sentimento antioccidentale, e non più solo antiamericano, che si alza come una nube tossica dal mondo mediorientale e islamico, andrebbe analizzato con accuratezza per il semplice fatto che i vani (e ipocriti) tentativi dell?intellighenzia occidentale di scongiurare una guerra tra civiltà, altro non fanno che nascondere una realtà ben diversa. La tesi predominante in occidente è che il fermento islamista antioccidentale non sia solo una diretta conseguenza della guerra voluta fortemente dall?entuorage americano in Iraq per scalzare Saddam, e a ragione, ma deriva da una situazione di malcontento preesistente. Il fatto che però si dimentica di ricordare è che la guerra in Iraq, che ha visto coalizzato quasi tutto l?occidente, non ha fatto altro che rinsaldare alleanze e malcontento di popolazioni e formazioni fondamentaliste. Quello che non si vuole ammettere è naturalmente il completo fallimento della guerra in nome della lotta al terrorismo, che tra l?altro nascondeva fin dal suo inizio interessi economici e militari, di multinazionali e classi dirigenti, ben diversi su petrolio e ricostruzione postbellica. La guerra al terrorismo lanciata dall?amministrazione Bush dopo l?11 settembre con le campagne afgane e irachene ha visto, contro tutte le previsioni e i proclami americani, una fortissima recrudescenza fondamentalista e il formarsi di una vasta coalizione (anche tra Stati) antioccidentale che nemmeno la lega panaraba nonostante le intenzioni non era mai riuscita a formare.Ne sono testimonianza negli ultimi giorni gli attacchi alle ambasciate e ai consolati occidentali nei maggiori paesi islamici ed il nettissimo peggioramento di tutte le relazioni diplomatiche tra occidente e mondo islamico. Ne sono inoltre testimonianza l?ascesa in vari paesi islamici moderati di formazioni ultra fondamentaliste e terroristiche, come I Fratelli Musulmani in Egitto, in Arabia Saudita, la vittoria di Hamas alle ultime elezioni Palestinesi, la vittoria fondamentalista in Iran di Akhmadinejad, e questa è la riprova ultima e inconfutabile del fallimento completo della lotta al terrorismo con la guerra e le aggressioni militari. Il senso comune in Italia, nonché i maggiori esponenti di tutto il mondo politico italiano, in particolare l?ormai ex Ministro degli Esteri e Vicepremier Gianfranco Fini, in alcune dichiarazioni sottolineano come si debba vedere nell?esplosione antioccidentale degli ultimi mesi di vaste aree del mondo islamico (soprattutto dopo la pubblicazione di giornali danesi di alcune vignette satiriche su Maometto e la poco lungimirante ripresa di alcuni ministri leghisti con magliette e slogan) un fatto preesistente alla guerra in Iraq e ricondurre la motivazione e la giustificazione di quest?ultima agli attentati alle Twin Towers. Naturalmente Fini, dimentica o finge di dimenticare, che il sentimento antioccidentale e l?avversione al nostro stile di vita, oltre che a provenire da una netta differenziazione culturale risalente ai secoli passati, è il frutto di politiche coloniali che hanno visto il mondo islamico, dopo la caduta dell?impero ottomano, come terra di bottino e di spartizione da parte delle potenze europee e delle Sette Sorelle (multinazionali americane, inglesi e francesi del petrolio, ndr); è figlia altresì della politica americana ultradecennale oltraggiosamente filoisraeliana nella questione palestinese; e in ultimo è frutto della campagna di distruzione dell?Iraq che va avanti ormai da decenni. Nessuno sembra infatti ricordare che l?America e la più vasta coalizione militare che mai la storia abbia registrato, è dal 1992 che muove guerra all?Iraq di Saddam Hussein. Come nel ?92 la guerra in Iraq, avvertita dalla popolazione irachena come un?aggressione immotivata e spropositata visto anche l?embargo assassino che ha colpito il paese a guerra finita per oltre dieci anni, non ha fatto altro che cementare il regime baathista con il popolo iracheno rendendo quasi impossibile la sua caduta per mancanza di consenso e togliendo ogni possibilità di vittoria all?opposizione popolare e politica al regime, così oggi lo stesso meccanismo si instaura tra i vari paesi arabi e soprattutto tra le varie formazioni fondamentaliste e le masse arabe. La guerra tra civiltà scongiurata a parole da tutto il mondo occidentale, in realtà è già iniziata molto prima del marzo ?93 con il secondo attacco angloamericano all?Iraq e continua con un?invasione che è avvertita dalla stragrande maggioranza della popolazione irachena (seppur lacerata da decenni di lotte intestine che riesplodono proprio in questi mesi) come una minaccia e un oltraggio al proprio diritto all?autodeterminazione, come il saccheggio delle proprie ricchezze petrolifere, come sinonimo di scontro tra due civiltà inconciliabili. Il fondamentalismo islamico ben lungi dall?essere sconfitto, con questa guerra, è stato reso solo più forte e radicato e gli attentati terroristici che tutto il mondo occidentale teme (e che in Iraq sono all?ordine del giorno) non sono più avvertiti dalle masse islamiche come quell?inutile sacrificio di qualche estremista che ha rinunciato alla propria vita in nome di Allah, ma sono visti come l?unico strumento di lotta possibile in una condizione di inferiorità militare palesemente evidente. Il punto nodale è e rimane questo. Fino a che il mondo islamico ci avvertirà come invasori, come sfruttatori e rapinatori delle proprie ricchezze, come minaccia al proprio stile di vita e alle proprie credenze, fino a che i vari Abu Ghraib e Guantanamo esisteranno, fino a che esisteranno le violenze sui cittadini iracheni da parte delle forze d?occupazione, fino a che le generazioni irachene non dimenticheranno i tormenti patiti per l?uranio impoverito e il fosforo caduto dai cieli, fino a che il mondo occidentale esporterà ?democrazia? e non civiltà, prodotti e ricchezze, lo stato di tensione che regna nel mondo islamico non solo resterà presente e pericoloso, ma aumenterà fino a diventare una minaccia per la pace e la convivenza sulla terra. E? giusto preoccuparsi se l?Iran di Akhmadinejad si doterà di armi nucleari, certo. Ma chi ha reso possibile la sua ascesa in quel paese? Chi ha posto le basi per cui un fanatico come il presidente iraniano possa rappresentare una minaccia concreta per la sopravvivenza delle popolazioni israeliane ed europee, per la pace e la sicurezza globali? Dovremmo riflettere su questo prima di buttare la croce in testa a chi si ribella a tutto il marciume prodotto dal mondo occidentale nel mondo islamico e di chiamare barbari e terroristi così a cuor leggero vaste popolazioni che da secoli vivono il giogo della guerra e dell?oppressione, scadendo così nella banalizzazione e nella generalizzazione. Bisogna cambiare completamente la politica occidentale nei confronti del mondo islamico, prima che sia troppo tardi, prima di capire che effettivamente uno scontro tra civiltà non solo non è auspicabile ma oltremodo inconveniente per il mondo intero e per la sopravvivenza di vaste fette della popolazione mondiale. Prima di continuare a piangere (giustamente) dieci cento mille Nassiriya. Francesco Salistrari Rovito (CS)

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