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7 Aprile 2006 10:14

Argentina: Una cooperativa ha recuperato un'impresa di ceramiche - Fa.sin.Pat

1262 visualizzazioni - 0 commenti

di Luisa Barbieri

Argentina : una Cooperativa ha recuperato un?impresa di ceramiche. ?Fasinpat - Fabbrica sin patron ? (alla lettera: Fabbrica senza padrone). Nella provincia di Neuquèn, nella Patagonia argentina, una fabbrica di ceramiche, la Zanon, che aveva prosperato durante gli anni della dittatura e del governo Menem, minacciava di licenziare la metà dei suoi operai per evitare la chiusura definitiva dovuta alla crisi imperante nel Paese. L?azione di picchettaggio (maggio 2001) dopo 7 mesi portò all?occupazione della fabbrica, infatti nell?ottobre del 2001, quando gli operai molto coraggiosamente occuparono la fabbrica in risposta alla serrata per insolvenza di Zanon (poi condannata dalla magistratura), si ritrovarono in uno stabilimento semiabbandonato, con macchinari impolverati e alle spalle un passato industriale di primo piano (produceva un milione di metri quadri mensili) del quale non si vedeva più traccia. In quattro anni quei 250 sono riuscito a conservare il loro posto di lavoro (utilizzando solo il 15% della capacità produttiva), ma sono diventati 470. Hanno rimesso in funzione le macchine, portando la produzione a 320 mila metri quadri mensili. «Ora siamo al 30% della capacità produttiva», spiega Moya, aggiungendo con fierezza che il tasso d?infortuni sul lavoro è diminuito del 95%: «Prima si verificavano 300 incidenti e 14 morti all?anno; adesso soffriamo principalmente delle malattie respiratorie che abbiamo ereditato dalla gestione passata». Il salario medio (e d?ingresso) s?aggira attorno agli 800 pesos: circa cento in più rispetto alla media dell?industria argentina. Anche il modo di lavorare è cambiato. «Forse ? ammette Moya ? è più difficile che in passato. Io lavoro alla Zanon da 9 anni e mi sono reso conto che la produzione collettiva si arena ogni volta che emergono gli individualismi. Però andiamo avanti, non indietro». La fabbrica è gestita da coordinatori: ce n?è uno per ogni segmento (produzione, amministrazione, cucina ecc.). Sono loro a stabilire i carichi di lavoro giorno per giorno. Le decisioni più importanti, come bilancio e assegnazione dei salari, vengono discusse in assemblea plenaria. Insomma una cooperativa orizzontale a tutti gli effetti. La comunità locale poi ? racconta ancora Moya ? l?appoggia fino in fondo: nonostante il diktat di Zanon, i fornitori hanno ripreso ad approvvigionare dell?indispensabile materia prima la fabbrica, che ridistribuisce parte degli utili tra la cittadinanza. Ricevendo in cambio una difesa anche materiale, com?è accaduto durante tutti i tentativi di sgombero deliberati dalla magistratura e falliti per l?opposizione di migliaia di persone. Gli operai, inoltre, avevano stretto un accordo con la comunità Mapuche per lo sfruttamento dell?argilla sul territorio dei nativi. Poi il governo provinciale ha trasformato la zona in riserva naturale e l?intesa è andata in fumo. Ma i Mapuche sono ancora dentro alla fabbrica: nelle fantasie ricalcate sulle ceramiche, infatti, i soldati romani prediletti da Zanon sono stati rimpiazzati dai disegni dell?arte indigena. La situazione non pare risultare particolarmente gradita al potere politico che sta cercando di eliminare questo tipo di esperienze in quanto a tutt?oggi in Argentina si contano circa 100 fabbriche che stanno seguendo l?esempio di lotta orientata alla salvaguardia del lavoro messa in atto da questi coraggiosi operai. Nel novembre 2005 si è costituita una cooperativa, la Fasinpat, orientata a proseguire il lavoro con l?obiettivo di passare al Governo la proprietà della fabbrica pur mantenendone la gestione. Risulta chiaro come esempi del genere possano risultare pericolosi e/o sospetti per il neoliberismo imperante e forse per questo motivo gli operai sono sotto costante minaccia di sgombero, malgrado lo scorso 6 luglio la Corte d?Appello di Neuquén abbia annullato il ?cram down? che rappresenta una procedura fallimentare agevolata in quanto porterebbe alla possibile acquisizione della Zanon ceramiche da parte di una società imprenditoriale a un costo inadeguato assumendone i debiti. Gli operai sono sempre stati contrari al ?cram down? in quanto sembrerebbe un metodo orientato ad agevolare la possibilità che il vecchio proprietario possa rientrare in possesso dell?azienda senza pagarne i debiti. In effetti già si era proposta per l?acquisizione una società ?Ocabamba S A? che sembra celasse la figura della moglie dello stesso Luigi Zanon. Gli operai della Fasinpat chiedono che la cooperativa che a tutt?oggi gestisce la fabbrica e che dal novembre 2005 ha ottenuto un riconoscimento temporaneo (1 anno) possa divenire fabbrica di Stato gestita da loro stessi. Si è aperta una campagna di solidarietà internazionale a sostegno della cooperativa Fasinpat e a questo scopo invitiamo tutti ad aderire con una firma affinché questi anni di lotta a salvaguardia del lavoro e della giustizia possano essere riconosciuti dal Governo Argentino e da tutta la Comunità Internazionale. www.obrerosdezanon.org Un esempio concreto della possibilità che i lavoratori possano e riescano con il loro lavoro e il senso di giustizia che li caratterizza lottare pacificamente e costruttivamente con un obiettivo chiaro e ben determinato: salvaguardare il posto di lavoro al di là delle speculazioni individuali supportate da un sistema sociale di chiara impronta neoliberista. ?No tenemos frontera, nos une una sola bandera, la de la clase trabajadora, en unidad y coordinaciòn efectiva?. Valoramos el gesto de solidaridad de miles de compañeros trabajadores y luchadores que seguramente nunca vamos a conocer, por eso mismo el dìa que recibimos el micro en la fabrica, reafirmamos nuestro compromiso para seguir lichando por la expropiaciòn de la fabrica y estar a disposiciòn de los que los trabajadores que luchan internacionalmente? Luisa Barbieri Responsabile attività scientifiche N.A.Di.R.

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