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3 Febbraio 2006 09:59

Lettera aperta ai direttori delle testate giornalistiche

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di Doriana Goracci

La lettera che segue è di Stefania Cantatore,parla per TUTTE noi, che l'11 febbraio saremo in piazze DIVERSE a Roma, Napoli, nel Paese,TUTTE UGUALI nella parola e volontà. Confido nella massima diffusione... Doriana Goracci Lettera aperta ai direttori delle testate giornalistiche Il 14 gennaio a Milano, le donne hanno parlato al paese, a donne e uomini, al governo all'opposizione. Una giornata di lotta e di parola per dire che l'autodeterminazione , la conquistata possibilità di appellarsi alla legge 194, sono ormai coscienza e diritto inalienabile per le donne, condizione prima per la costruzione di una più civile convivenza tra generi. Uscire dal silenzio, è la formula "messaggio" affidata alle reti, con la forza della dignità ferita dalle campagne concentriche agite dalle istituzioni politiche e religiose, che pretendono di rinegoziare un patto sulle donne senza le donne. Il messaggio è stato accolto da migliaia donne in tutto il paese, se pure in una consapevolezza: l'assordante silenzio che circonda la protesta e il disagio delle donne nell'Italia galvanizzata da contrattazioni di potere (nelle quali non vengono mai considerate parte in causa), non consiste nella loro afonia, bensì nell'ovattata insonorizzazione dei luoghi del potere. E dunque l'immediatezza della risposta all'appello, col solo sostegno delle reti di cui ci siamo dotate, è stata il segno non solo di una condivisione, ma anche che quello che stava avvenendo a Milano, stava costruendosi altrove. Nell'Italia disuguale, sull'orlo di un federalismo grossolanamente egoista, solidarietà tra donne è un magistero, forse l'unico punto fermo, che promette visibilità scambievole nell'interesse comune ad agire opposizione e rifiuto alla riorganizzazione della catena del comando fondata sulla subalternità femminile.. Dal sud, non da svantaggiate, ma per aver svelato la connivenza tra patriarcato mafioso e gerarchie a vario titolo istituzionali, abbiamo osato e voluto il secondo degli appuntamenti per l'11 febbraio. La scelta quasi obbligata di una data simbolica, per esprimere quella laicità che le donne avverano nel rapporto con l'altra, con gli altri, traducendo nella relazione linguaggi differenti ed uguali bisogni. Laicità, non come semplice riconoscimento di una separazione formale tra stato e chiese, ma dissacrazione del comando e quotidiana istanza di reciprocità delle regole tra cittadini e tra governo e cittadini. Laicità ed autodeterminazione, definiscono, forse riassumono, ma non spiegano automaticamente la consapevolezza che le donne hanno acquisito sulla qualità e la molteplicità degli attacchi di cui sono oggetto. Si è fatto sistema intorno alla riduzione delle libertà femminili con sapienza e determinazione: il sottacimento e la fattuale tolleranza del femminicidio domestico e degli stupri, l'introduzione nelle case di nuovi pericoli legati alla liberalizzazione del ricorso alle armi, la privazione del diritto all'abitazione per "chi non ha famiglia", tanto per citare a caso, non sono che i fatti di attualità più vicina.La comunicazione giornalistica può, qualcuna pensa che deve, chiamarsi ad esercitare un ruolo nel dar conto del fatto che le donne, uscite dal silenzio, saranno in piazza a Napoli per spiegare a tutti che verranno pronunciate 194 parole per la libertà di tutti. È l'autoconvocazione nella quale chi crede davvero nella forza della denuncia può cogliere l'occasione per la riapertura di un dibattito più complessivo sulla direzione politica del paese. L'atteggiamento tenuto fino ad oggi dal giornalismo, anche quello che amiamo sentire più vicino, sembra però avere qualche motivo di reticenza,e sembra che l'occasione non verrà colta. Per Milano sono state , Assunta Sarlo per prima, proprio le giornaliste a parlare a se stesse, per indurre i propri giornali a rompere il "loro" silenzio, e noi da Napoli le abbiamo appoggiate aggiungendo al loro il nostro appello. Solo così è stato possibile il tardivo ravvedimento degli ultimi "fatidici" tre giorni. Non possiamo prevedere se qualcosa si muoverà , ma quello che si può dire da subito che se non accadrà, ci sarà qualche buon motivo. Di sicuro non edificante. Stefania Cantatore Napoli, 3/02/06

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