23 Gennaio
Cedo volentieri la parola a don Mattia Ferrari sottoscrivendo la sua considerazione sull'abolizione dello ius soli negli Usa come ha scritto in un articolo apparso ieri 22 gennaio 2025 su La Stampa.
Del tanto detto e fatto da Donald Trump nel giorno dell'insediamento, nulla mi ha colpito più della firma apposta al decreto di abolizione dello ius soli, la legge che consegna la cittadinanza americana a chi nasca sul suolo d'America. Nulla, del tanto detto e fatto da Donald Trump, introduce la nuova America quanto quella firma, perché è un tratto di penna che cancella il senso profondo dell'amore mio e di tanti per un paese a cui si poteva e si doveva rimproverare molto - le bombe atomiche, lo schiavismo, lo sterminio dei nativi - ma restava pur sempre l'unica nazione al mondo nata non in nome di una razza, non in nome del sangue, non in nome del potere, non in nome di una religione, ma in nome di un'idea, mille volte tradita, sempre inseguita: l'accoglienza di chiunque fosse in fuga da una persecuzione per questioni di razza, di sangue, di potere, di religione, chiunque fuggisse dalla guerra, chiunque fuggisse dalla fame. Chiunque poteva arrivare in America, vivere liberamente, inseguire il suo sogno.