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7 Novembre 2024 09:24

Il "nulla" e (è) l'asino che vola

45 visualizzazioni - 0 commenti

di Fausto Carratù

Chi ha tempo e pazienza di leggere un qualunque compendio di storia della filosofia, si accorge che da secoli e secoli i filosofi si arrovellano sulla necessità di spiegare, interpretare e forse giustificare il fondamentale dilemma che pare stia all'origine stessa del filosofare umano: il dilemma del "divenire". E su questo dilemma si sono sciorinate tesi, scuole, teorie e varianti a non finire con tutti gli innumerevoli -ismi che assillano i giovani studenti di ogni paese.
Ma che cosa si intende per "divenire"? si intende, spiegava l'illustre Emanuele Severino, il venire dal "nulla" e il tornare al "nulla". Perché compariamo?  E perché poi scompariamo?  
Fatta eccezione per le radicali obiezioni del magnogreco Parmenide, questa domanda ha scolpito mente e modo di pensare di tutte le generazioni successive, all'ombra del millenario "panta rei", quel tutto scorre, tutto transita, tutto passa, formulato da Eraclito, l'altro polo del pensiero greco.
Tutto chiaro? Pare proprio di no, spunta evidente un aspetto che pare rimasto nell'ombra. In tutti quei pensamenti c'è qualche cosa che lascia perplessi. Di che si tratta? Di questo: possiamo non chiederci e non chiarire che cosa intendiamo come "nulla", quando pronunciamo e usiamo questa parole? L'ha mai fatto la filosofia? Se consultiamo qualunque dizionario di qualunque lingua, troviamo che il nulla è definito come ciò che non esiste, il non esistente. Ma se questo nulla non esiste, come posso teorizzare che tutto provenga da lì e tutto lì torni? Che cosa c'è di logico nel pensare che si provenga da ciò che non esiste, e poi pensare che si finisca in qualche cosa che non esiste?
Se qualcuno sostenesse che siamo scesi dalla groppa di un asino che vola e che torneremo sulla groppa di un asino che vola, smorfieremmo tutti per l'evidente risibilità della tesi. Perché l'asino che vola non esiste. Come il nulla. Eppure sono migliaia di anni che le migliori menti si arrovellano sull'asino che vola, su quel nulla da cui proverremmo e su quel nulla al quale finiremmo restituiti. Possiamo pensare di essere stati disarcionati dalla groppa dell'asino che vola, e che siamo destinati ad essere rimessi sulla groppa dell'asino che vola? Ma se il nulla non possiamo neppure usarlo come concetto, che cosa resta? Anche in matematica lo zero non ha alcun significato, se non quello posizionale. Rispunta Parmenide?
Ma la perplessità non finisce qui. Il ragionamento che abbiamo svolto oggi trova un poderosissimo alleato nella scienza. Chi ha avuto la fortuna di leggere il libro edito nel 2013, "Non ci posso credere... - L'immaterialismo scientifico della Fisica del Novecento" (reperibile sulla Rete), sa che razza di rivoluzione ha prodotto la fisica del Novecento. Da oscurare ogni altra rivoluzione.
La fisica del Novecento ha operato una sostanziale identificazione tra massa ed energia, il che, tradotto in termini meno tecnici, equivale alla  equiparazione di materia ed immateria, di corpo e spirito. E mentre il citato libro veniva scritto, i ricercatori scoprivano il bosone di Higgs, la cosiddetta "particella di Dio". Perchè questo nome? perché il bosone di Higgs mostra la proprietà di attribuire massa a quello che massa non aveva, fornisce materia all'immateria. In altre parole, il bosone di Higgs darebbe un corpo a qualcosa di immateriale, di spirituale. È come se facesse acquistare corpo ad un fantasma. Di qui la denominazione di particella di Dio. Insomma, Parmenide qualche ragione l'aveva? La realtà sarebbe costituita da qualche cosa che non muore, eterna, che si veste però di una dote, di una materia, un corpo che invece è mortale, quella veste su cui Eraclito ha motivato il suo "panta rei".  Quel divenire che tanto ha assillato i filosofi del passato non sarebbe altro che un passaggio, una trasmutazione tra materia ed immateria, tra corpo ed energia. Altro che nulla!
Il tema si potrebbe allungare, ma quanto esposto pare già bastante. 
Aspettiamo il prossimo filosofo che non si preoccupi più di ciò che non esiste, e forse scopriremmo persino sottobraccio fisica e religione.

Fausto Carratù
7 novembre 2024

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