16 Novembre
Se fossi un cittadino della Repubblica Democratica del Congo non avrei alcun dubbio riguardo al voto da esprimere il 20 Dicembre per eleggere il Presidente del Paese. Voterei Denis Mukwege "il medico che ripara le donne". Che fosse la persona giusta l'avevano capito anche quelli del Nobel per la pace nel 2018. La sua opera è la riabilitazione delle donne vittime di stupri. La violenza sulle donne in Congo è una pratica usata come arma da combattimento. E alla fine il dottore ha maturato che forse era il caso di impegnarsi fino in fondo a rimuovere le cause piuttosto che curare solo le ferite. Per contribuire a dare un nuovo corso al destino del Paese bisogna mettersi in gioco, avrà pensato, e non si è tirato indietro. Alcuni dei candidati sono fantocci nelle mani di multinazionali e governi stranieri che non vogliono essere disturbati nell'opera di mungitura di quelle terre ricchissime di metalli rari e preziosi. La sua elezione è tutt'altro che scontata. L'altro pericolo è la frode e, anche in questo caso, il compito è tutt'altro che facile. Insomma Mukwege potrà farcela solo se anche noi lo voteremo. E non si tratta di recarci alle urne con i cittadini e le cittadine congolesi, ma di vegliare su quel processo di democrazia e pretendere osservatori internazionali imparziali. Così, mentre le grandi famiglie dell'estrattivismo sono già all'opera per foraggiare i candidati più "disponibili", noi stiamo dalla parte di chi vuole riparare il Congo.