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9 Maggio 2023 16:36

Quale Presidente festeggerà il 25 aprile a Porzus?

74 visualizzazioni - 0 commenti

di Fausto Carratù


Un pellegrinaggio a Porzus rivelerebbe gli enormi e mai sopiti equivoci che la nostra cosiddetta Resistenza si è sempre portata dietro e che troppi pretendono di occultare, ancora oggi!
 
Porzus sarebbe stata completamente "silenziata" dal Pci se non fosse stato per un "imprevisto": tra i partigiani "bianchi" (non comunisti), assassinati dai partigiani "rossi" (comunisti), c'erano il fratello di Pierpaolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori, alla cui provvidenziale notorietà dobbiamo la conoscenza della strage e la diffusione della scomoda verità storica.
 
Persino una sentenza della Corte di Assise di Firenze ha qualificato quegli assassinii come "atti compiuti in esecuzione di un medesimo disegno criminoso con il quale si tendeva a porre una parte del nostro Stato sotto la sovranità della Jugoslavia", guidata da quel Josip Broz, detto Tito, che Josip Giugasvili, detto Stalin, aveva nominato segretario del partito comunista che in Jugoslavia avrebbe fatto strage dei non comunisti e imposto la sua lunga dittatura.
 
Incredibile che ancora oggi ci sia chi persista nell'omettere che i partigiani comunisti nostrani non combattevano per portare in Italia democrazia e libertà, ma un'altra dittatura, come recitava il popolare "ha da venì baffone!".
Porzus rivela l'esistenza di un "disegno criminoso" che imporrebbe di tenere ben distinti e separati i partigiani che volevano portare in Italia la democrazia da quelli che volevano portare in Italia un'altra dittatura.
La doppiezza che affliggeva la Resistenza italiana aveva radici in quella rivoluzione comunista che dalla Russia divenne modello da imitare per tutti i comunisti  europei ed extraeuropei. Già allora, nel 1920, gli operai di Torino esponevano il cartello con su scritto "Scioperiamo per la Russia".
 
Celebrare il 25 aprile a Porzus significherebbe smascherare quei professionisti dell'antifascismo che imperversano da quasi un secolo, con totale successo, visto che sono riusciti a indurre persino l'attuale governo, il primo a conduzione dell'estrema destra, a dichiararsi antifascista. Dichiararsi antifascista quando il fascismo è bello che morto 80 anni prima, è autentico sberleffo alla serietà storica e politica.  Si pensava che la valanga di voti presi dall'estrema destra, che ne hanno fatto il primo partito d'Italia, avrebbe indotto gli storici più coraggiosi a raccontare quello che per settanta anni è stato omesso o distorto. Che cosa vogliono questi professionisti dell'antifascismo, che l'estrema  destra arrivi al 50%?
 
Il fascismo si è verificato nei primi decenni del Novecento, in presenza ed a seguito di eventi sociali e politici del tutto irripetibili, esiti della prima guerra mondiale, esiti della instaurazione in Russia di quella dittatura comunista che ha percorso con la sua minaccia l'intera Europa, fino agli Stati Uniti (settimane rosse). Si tratta di contesti storici tanto irripetibili da rendere irreale ogni ipotesi di ritorni del fascismo.
 
Ecco perché ogni richiamo al fascismo, fatto dopo quasi un secolo, non fa altro che evidenziare per intero il vuoto di idee che affligge ormai da anni la cosiddetta sinistra italiana e pure europea. Neppure ci si rende conto che l'ormai logoro e stucchevole argomento dell'antifascismo non trova più ascolto in presenza degli enormi problemi sollevati dai tempi correnti: massicce immigrazioni fuori controllo, crisi climatiche con terrificanti prospettive di insufficienze idriche, inflazioni, guerre vicine e lontane, insostenibilità progressiva e crescente dei sistemi previdenziali per denatalità, sistema sanitario al collasso e sistema giustizia in condizioni scandalose?
 
Di fronte a questi ed altri giganteschi problemi che affliggono il nostro Paese, la stessa Europa e l'intero Occidente, è surreale assistere alla ennesima strumentalizzazione di un fascismo ormai accantonato dalla sua irripetibilità storica. Dittature, autoritarismi, oligarchie, sono e saranno ancora in agguato, ma il fascismo resta ormai relegato irrepetibilmente ai pochi decenni in cui si realizzò.  Si assiste al cambio di partiti, di segreterie e presidenze, ma la realtà pare sempre più imbarazzante: troppo antifascismo nasconde il vuoto propositivo?

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