30 Giugno
in un momento di pausa dalle mie meditazioni ispirate nel giardino di mimose del conte Aristide del Casato dei Muli di Gerusalemme, mi son accorta che non avevo cambiato le mutande e un dolore interno all'animo mi fece traballare oltre il ginepro al di la del vialetto alberato di betulle bianche ... erano sei mesi che indossavo le stesse e i pizzi ormai ingialliti si erano infeltriti a dismisura.
dovevo scrivere le mie coraggiose lettere contri i mali del mondo.. .un mondo imperversato da terribili comunisti che pretendevano che i muscolosi negri nei campi di pomodori pugliesi avessero gli stessi diritti dei nobili casertani e della magna grecia ...certo che il fido Bongodrillo, giovane togolese da anni servitore del conte di Magnacavallo Ludovico dei Cipressi del Canavese, aveva diritto a mangiare e a curare le figlie, ma mai e poi mai avremmo accettato che potesse sedersi al nostro desco ... i tempi erano cambiati e mi sentivo sempre più ispirata a difendere i deboli di razza bianca o al massimo i meridionali di alta casta, i gattini e le delizioze farfalle dei campi. ... i comunisti dicevano che gli uomini erano tutti uguali ma io sapevo bene che il "bastone" di Bongodrillo superara i 30 cm e quelli dei miei fratelli non passavano gli 8 ... e che, quello di Bongodrillo, se messo contro sole pareva un'esclissi: oscurava persino il mezzodì ...
ora vi lascio e mi cambio le mutande... le darò in ragalo alla sorella di Bongodrillo che, ne son certa, sarà molto contenta! come sono buona, ma, vi assicuro, mi viene naturale e non mi pesa ...