3 Gennaio
Già è l’ inizio dell’ anno e sono davvero rimasti male i diversi Organi Dirigenziali dei Comuni del Lazio, sotto problema Arsenico e varie, per la mancata concessione di deroghe da parte della Comunità Europea in merito ai livelli consentiti di Arsenico, Fluoro, Vanadio e Selenio per le acque destinate al consumo umano: noi ce l’ avevamo “geologicamente d.o.c.”. Cosa è cambiato dal 1 gennaio 2013? Comunicano a noi cittadini che abbiamo pagato questo servizio di …acqua… alla Talete o al Comune, non in regola con i parametri europei per la salute umana, che siamo senza acqua utilizzabile per il consumo umano.
E così sono scattate le Ordinanze, per alcuni paesi come dove vivo, stese e ratificate nelle 24 ore del 31 dicembre e ovviamente pubblicate solo in internet sui siti del comune coinvolto, senza un chiaro ed esplicativo rigo per la strada, dove si evinca chiaramente quanto è accaduto in questi anni. Si, sono anni, tradizioni secolari di convenienza ignoranza e ipocrisia. E affari, certo non per le tasche di noi contribuenti, consumatori di veleno a domicilio, somministrato come fosse potabile e pagato pure più che in passato.
In termini pratici, nelle zone dove si superano tali parametri, sarà fatto divieto d’uso potabile, divieto d’uso per cottura, reidratazione e ricostituzione di alimenti, divieto d’uso per preparazione di alimenti e bevande (escluso lavaggio frutta e verdura sotto flusso d’acqua e utilizzando acqua potabile per l’ultimo risciacquo), divieto d’uso per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche limitata di acqua (lavaggio denti e cavo orale), consentito uso dell’acqua per igiene personale (es. doccia) tranne nei casi di presenza di specifiche patologie cutanee (eczema, patologie cutanee a rischio anche di tipo evolutivo o degenerativo), divieto d’impiego da parte delle imprese alimentari (riferimento regolamento CE n. 178/2002). Tra gli usi consentiti rientrano invece le operazioni di igiene domestica (lavaggio indumenti, stoviglie e ambienti), lo scarico del wc e gli impianti di riscaldamento. Il tutto fa seguito alla scadenza improrogabile delle deroghe concesse dalla Regione Lazio relativamente all’erogazione di acqua destinata al consumo umano contenente concentrazioni di arsenico e fluoruri superiori ai limiti stabiliti dal già citato decreto legislativo 31/2001. Sempre in base a tale decreto, sotto il profilo giuridico amministrativo, l’acqua è conforme solo se risulta avere una concentrazione di arsenico inferiore o uguale a 10 microgrammi per litro e fluoruri inferiori a 1,50 microgrammi per litro.
Qualcuno azzarda, come se fino ad oggi avessimo bevuto “acqua pura” e pagata per tale: “Ridurre il costo delle bollette idriche nei Comuni in cui vige l’ordinanza di non potabilità dell’acqua destinata al consumo umano con uno sconto tariffario a partire da gennaio 2013. Una quota che sia sostenibile con le esigenze finanziarie e di gestione della Talete in modo da accompagnare le limitazioni all’uso dell’acqua, con un’equa riduzione dei costi sostenuti dalla popolazione. E’ questa la proposta che il presidente della Provincia di Viterbo Marcello Meroi e il vicepresidente con delega all’Ambiente Paolo Equitani, intendono portare all’esame degli organi istituzionalmente competenti. Si tratta di un modo per venire incontro a quelle che sono le difficoltà dei cittadini alle prese con le misure di limitazioni al consumo dell’acqua. La direttiva europea, infatti, entrata in vigore il primo gennaio 2013, fissa a 10 microgrammi per litro il limite massimo di arsenico consentito nelle acque destinate al consumo umano. Un fatto che ha indotto i sindaci della provincia ad emettere con celerità le ordinanze di non potabilità dell’acqua erogata dai rubinetti laddove è stato rilevato un superamento del parametro, in modo da non incorrere in alcun reato. Queste limitazioni hanno comportato, inevitabilmente, dei disagi per i cittadini che continueranno fino all’entrata in funzione degli impianti di dearsenificazione dell’acqua pubblica. Di fronte a questa situazione d’emergenza, e non potendo evitare i relativi disservizi alle popolazioni colpite dalle ordinanze di non potabilità, la Provincia di Viterbo propone di rivedere il costo delle bollette in modo da ridurre la pressione fiscale. Meroi e Equitani, poi, precisano che la Regione Lazio “dovrà farsi carico di compensare le eventuali minori entrate che potrebbero penalizzare la sopravvivenza della Talete”. “Una proposta – concludono entrambi – che ci sentiamo di condividere con le associazioni dei consumatori, con varie realtà politiche e civiche che hanno sollevato l’inopportunità di mantenere gli attuali importi tariffari a fronte di un servizio limitato per il consumo umano. Siamo certi che intorno a questa proposta si possa raggiungere la più ampia condivisione”.
Non aggiungo altro, per me è una piaga aperta e purulenta.Vado a prendermela da due anni alla casetta…l’ acqua… anche per sciacquarmi i denti e non ho mai trovato la Fila, perchè tanto “sono anni che la beviamo e non siamo morti…”. Grazie. Spero e vi auguro, cari Signori Responsabili, che in un prossimo futuro “sostenibile”, le ossa vi scricchiolino come le mie.
Doriana Goracci
Capranica (Vt)
http://www.reset-italia.net/2013/01/03/arsenico-ordinanze-acqua/#.UOU_OrZJdFR
VIDEO E FOTO
A seguito della scadenza della deroga per l’utilizzo per uso potabile delle acque con valori dell’arsenico fino a 20 µg/l, si pubblica in allegato la nuova ordinanza n.78 del 31.12.2012 con la quale viene ordinato il divieto di utilizzo dell’acqua secondo le nuovo indicazioni fornite dalla ASL e dall’ATO n.1 di Viterbo. L’ordinanza dispone che l’acqua non possa essere più utilizzata per gli usi previsti dall’art.2 comma 1.a del DLgs 31/01.
ARSENICO E FLUORURI PRESENTI NELL’ACQUALlimitazioni d’uso dell’acqua erogata raccomandate dall’Istituto Superiore della Sanità per concentrazioni di arsenico superiori a 10 e inferiori a 50 microgrammi/litro e per fluoruri e superiori a 1,5 e inferiori a 2,5 milligrammi/litro
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Utilizzi consentitiDivieto d’usoTutte le operazioni di igiene domestica (lavaggio indumenti stoviglie ambienti) scarico wc e impianti riscaldamento.Divieto d’uso potabile: Divieto d’uso per cottura, reidratazione e ricostituzione di alimenti; Divieto d’uso per preparazione di alimenti e bevande (escluso lavaggio frutta e verdura sotto flusso d’acqua e utilizzando acqua potabile per l’ultimo risciacquo); Divieto d’uso per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche limitata di acqua (lavaggio denti e cavo orale); consentito uso dell’acqua per igiene personale (es. doccia) tranne nei casi di presenza di specifiche patologie cutanee (eczema, patologie cutanee a rischio anche di tipo evolutivo o degenerativo); Divieto d’impiego da parte delle imprese alimentari* |
La normativa di cui al regolamento CE n. 178/2002 stabilisce requisiti generali della legislazione alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare.
L’acqua viene ingerita come ogni altro alimento direttamente, contribuendo così al rischio complessivo cui si espongono i consumatori attraverso l’ingestione di sostanze, tra cui contaminanti chimici e microbiologici.
Il capo I, art. 2 del Regolamento CE 178/2002 definisce “Alimento” anche l’acqua ingerita indirettamente, cioè intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento ( es. the’,caffe’, bibite, acqua gassata refrigerata, reidratazione di cibi liofilizzati ivi compresi latte,orzo,caffe’ solubile, preparazione di sughi-minestre-minestroni-salamoie-brodi,cottura della pasta/riso, lessatura delle verdure, preparazione di impasti per pane- pizza-dolciumi ecc.)
Gli operatori del settore alimentare, nel rispetto della normativa vigente in materia di alimenti Legge 283/62, DPR 327/80, Regolamenti CE 178/2002,852/2004,882/2004 sono, sotto il profilo giuridico-istituzionale soggetti obbligati ad inserire nel piano di autocontrollo la gestione del rischio derivante dall’acqua disponibile, (anche se potabile), sono in grado, meglio di chiunque altro, di elaborare sistemi sicuri per l’approvvigionamento alimentare (ivi compreso quello dell’acqua) e garantire la sicurezza dei prodotti forniti.
Occorre pertanto che l’acqua utilizzata per il lavaggio, la preparazione, produzione, trattamento degli alimenti sia sicura e cioe’ contenga arsenico e fluoruri in quantità rispettivamente ricompresa entro 10 microgrammi/litro ed 1,5 mg/litro.
E’ necessario istituire un approvvigionamento alternativo di acqua da utilizzare per la produzione/preparazione/trattamento dei prodotti alimentari forniti al consumatore.
Allo scopo e’ possibile:
Letto, confermato e sottoscritto dai partecipanti al tavolo tecnico.
Acquapendente, Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano Romano, Bassano In Teverina, Bassano Romano, Blera, Bolsena, Bomarzo, Calcata, Canepina, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel S. Elia, Castiglione In Teverina, Celleno, Cellere, Civita Castellana, Civitella D’Agliano, Corchiano, Fabrica Di Roma, Faleria, Farnese, Gallese, Gradoli, Graffignano, Grotte Di Castro, Ischia Di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Montalto Di Castro, Monte Romano, Montefiascone, Monterosi, Nepi, Onano, Oriolo Romano, Orte, Piansano, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Soriano Del Cimino, Sutri, Tarquinia, Tessennano, Tuscania, Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vetralla, Vignanello, Villa S. Giovanni In Tuscia, Viterbo, Vitorchiano