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24 Gennaio 2012 11:56

Anche nella morte, i baha'i in Iran devono affrontare la persecuzione.

774 visualizzazioni - 0 commenti

di filippo Angileri

GINEVRA, 19 gennaio 2012, (BWNS) – Diciott'anni fa, ai bahá'í della città iraniana di Sanandaj è stato assegnato un desolato appezzamento di terreno sul bordo di una strada per uso cimiteriale. Questo terreno scosceso e spoglio non era certo un terreno di prima qualità, ma, dopo una prima sepoltura nell'autunno del 1993, i bahá'í del luogo si sono messi a sistemarlo, a scavare le pietre e a sostituire la terra mancante. Hanno piantato e annaffiato 250 giovani cipressi e abeti, donati dall'Ufficio dell'agricoltura. Hanno installato la corrente elettrica e costruito una cameretta per preparare le salme alla sepoltura. Durante tutto questo percorso, i bahá'í hanno ottenuto i relativi permessi. Quando hanno pensato di scavare un pozzo, ne hanno chiesto e ottenuto il permesso dal Comitato idrico regionale. A ogni data di scadenza, il permesso è stato correttamente rinnovato. Colpito dalla trasformazione del luogo, l'Ufficio delle risorse naturali ha suggerito ai bahá'í di piantare alberi in un terreno pubblico adiacente il cimitero, allargando così la zona verde. Di conseguenza la popolazione di Sanandaj, che è prevalentemente musulmana sunnita, è giunta a rispettare il luogo come un simbolo della pacifica presenza della comunità bahá'í nella loro città. Ma ora sembra che la bellezza e il verde dell'area abbiano prodotto un cambiamento nell'atteggiamento dei funzionari. Le autorità vogliono rientrare in possesso del cimitero, affermando che lo stato ha diritti sulla proprietà, anche se i bahá'í hanno i documenti che ne attestano la loro proprietà. L'ordinanza della confisca del terreno e della distruzione degli edifici e delle tombe sarà presa in esame dalla corte alla fine del mese. Questa recente vessazione contro i bahá'í di Sanandaj non promette bene quanto al verdetto. Il 19 dicembre, la mattina presto, agenti del Ministero dei servizi segreti hanno fatto irruzione in dodici case bahá'í della città, confiscando libri, opuscoli e fotografie bahá'í assieme a CD, audiocassette, computer, cellulari, hard disk e vari documenti personali. «Alla luce di questa ondata di persecuzioni contro la comunità bahá'í di Sanandaj, sembra che il destino del cimitero sia stato già deciso per ordine del Ministero dei servizi segreti», ha detto Diane Ala'i, rappresentante della Bahá'í International Community presso le Nazioni Unite a Ginevra. In un annuncio del 17 gennaio, l'Organizzazione dei diritti umani del Kurdistan ha invitato le autorità a «tollerare e accettare gli altri credi». L'Organizzazione ha anche detto che «la nuova ondata di pressioni e restrizioni contro la comunità bahá'í» è «un atto disumano e illegale . . che viola i trattati e le convenzioni per i diritti civili e politici». Defunti disturbati Sotto l'attuale regime iraniano, il caso di Sanandaj non è isolato. Dal 2007, ci sono stati oltre 30 incidenti di vandalismo, incendio doloso o altri problemi contro i cimiteri di proprietà bahá'í o contro bahá'í che cercavano di dare ai loro morti una degna sepoltura. «Non contente di perseguitare i vivi, le autorità iraniane disturbano anche la pace dei defunti», ha detto la signora Ala'i. «Questo è il più recente attacco di una lunga serie di aggressioni contro i cimiteri e i riti funebri bahá'í. Tutto ciò viola gli standard internazionali dei diritti umani e l'idea che le persone degne hanno del rispetto per i defunti». Alcuni esempi recenti: – Un nuovo cimitero di Sangsar, nella provincia del Semnan, dato ai bahá'í del luogo dalla municipalità, è stato devastato da ignoti intrusi nel marzo 2011. Le tombe sono state ricoperte di sporcizia, gli alberi sono stati divelti e due stanzette sono state distrutte. – Nel luglio 2010, alcune tombe del cimitero bahá'í di Jiroft, nella provincia di Kerman, sono s tate distrutte da bulldozer guidati da intrusi ignoti. – Alla fine di maggio del 2010, il cimitero bahá'í di Mashhad è stato devastato di notte con veicoli pesanti. I muri del cimitero, la camera mortuaria e il luogo per la preghiera sono stati gravemente danneggiati. Altri incidenti hanno visto le autorità interferire con i riti funebri bahá'í. A Tabriz, per esempio, i bahá'í hanno avuto per molti anni libero accesso al cimitero pubblico. L'anno scorso in agosto, è stato detto alla famiglia di una donna bahá'í recentemente deceduta che dovevano seppellirla secondo il rito musulmano. La salma della donna ha dovuto essere sepolta nel cimitero bahá'í di un'altra città. Un incidente analogo si è verificato lo scorso ottobre quando la salma di un bahá'í è stata trasportata da Tabriz a un altro cimitero bahá'í a un centinaio di chilometri di distanza senza che la famiglia ne fosse informata. «Le autorità iraniane affermano nei forum internazionali che i bahá'í non sono trattati in modo diverso dagli altri e sono "puniti" solo quando fanno qualcosa di illecito», ha detto la signora Ala'i. «Che cosa hanno fatto questi poveri morti per essere trattati così?». «L'abbellimento del cimitero di Sanandaj e dei terreni adiacenti è la chiara prova del sincero contributo positivo che i bahá'í iraniani voglio offrire al loro paese. È altrettanto evidente che le autorità iraniane ritengono impossibile accettarlo». Per leggere l'articolo e vedere le fotografie online e accedere ai link, si vada a: http://news.bahai.org/story/881

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