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25 Novembre 2011 07:09

Lucia se puoi abbraccia Mona e piazza Tahrir

1076 visualizzazioni - 2 commenti

di Doriana Goracci

Notizia e foto, che riporto all’inizio, sono state pubblicate il 24 novembre da Twitter a metà giornata e non  lasciano  dubbi: i due avambracci di Mona sono ingessati. “Mona Eltahawy, 44 anni, una famosa giornalista con la doppia nazionalità egiziana e statunitense, ex corrispondente della Reuters in Medio Oriente, è stata picchiata e molestata sessualmente dai poliziotti egiziani che l’hanno tenuta prigioniera per circa 12 ore nel palazzo del ministero dell’Interno, non lontano da Piazza Tahrir, nel centro del Cairo.”

 Lucia Goracci è una giornalista inviata da Rai3, per il telegiornale. Entrambe sono state a Piazza Tahrir e ancora ci stanno. Lucia Goracci è su Facebook, quella che in gergo si dice per me un’amica.Il cognome uguale è molto probabilmente per parenti alla lontana, entrambi toscani. In un ultimo post, Lucia molto scherzando ma chissa quanto, scrive ” ribadisco: quando sarà, seppelitemi lì “. Quel lì, è l’ Isla Negra Chile, meglio conosciuta come la residenza del poeta Pablo Neruda.

 Non molto tempo fa, Lucia Goracci  era stata a Conversano per  Caratteri Mobili Festival , e aveva discusso e descritto,  le rivendicazioni femminili del mondo arabo all’Italia.

Anche Mona Eltahawy è su Facebook.

Un nostro regista italiano, Stefano Savona, ha girato un film, Tahrir Liberation Square, da quella piazza Tahrir dove entrambe queste due donne che sanno “comunicare” , hanno raccontato…Mando le immagini di 3 video molto eloquenti: “…L’occhio del regista, seguendo Noa, ci mostra spesso altre ragazze, che girano perlopiù coperte da foulard come lei, anche se non mancano donne con velo integrale, né altre – giovanissime – a capo scoperto. Ragazze di questa rivoluzione e ragazze della rivoluzione di Nasser (che campeggia in un cartellone agitato da un manifestante) si danno la mano: in una delle immagini più cariche di significato del film (nella foto) una vecchia sfila con la foto in bianco e nero di quella che dev’essere la nipote, uccisa verosimilmente nei primi giorni della rivoluzione, e una scritta che dice “Il sangue dei martiri vi costerà caro”. Sono queste, donne in lotta che, indipendentemente dall’orientamento politico e religioso, agiscono il medesimo spazio pubblico degli uomini, partecipano ai dibattiti e ai cori, sembrano reclamare un inedito protagonismo. Il film si chiude proprio sul richiamo accorato e straziante di una ragazza che, all’indomani dell’ubriacatura di gioia seguita alla notizia delle dimissioni di Mubarak, incita gli altri a non smobilitare, perché niente è ancora acquisito, il potere rimane nelle mani dei militari e il rischio di un colpo di mano è sempre presente….”

 Tahrir – Liberation Square

 

Vi invio  anche una danza, Yalla Habibi:  per cosa e chi dovremmo ballare? E invece si, danziamo nei modi e nei tempi che riteniamo opportuni: Dannato silenzio.
Lucia se puoi abbraccia Mona e piazza Tahrir e tutte le donne arabe che lottano per la vita. Domani è il 25 novembre, contro la violenza alle donne. Sempre, non ci sono giornate. Zitte da morte ma anche allora ci sarà la  staffetta…Buone giornate Donne e rEsistiamo!
Doriana Goracci

video e foto su

http://www.reset-italia.net/2011/11/24/tahrir-25novembre-lucia-goracci-mona-eltahawy-blogger-donne-violenza/

COMMENTI

3 Dicembre 2011 08:22

ho aperto adesso Facebook e i messaggi, ne ho trovato uno di Lucia Goracci in cui mi scrive " p.s. ho incontrato Mona e l'ho abbracciata" , 5 ore fa. Dieci ore indietro infatti, al mio su Christa Wolf che cosa resta? http://www.reset-italia.net/2011/12/02/christa-wolf-che-cosa-resta/ Lucia mi rispondeva: "grata per essere venuta al mondo. non c'è niente che possa suonare più bello. grazie. leggerò.hai visto il mio servizio sui test della verginità in Egitto? incredibile quanto ancora si debba lottare"
Mi era sfuggita la "news" egiziana e l'ho ritrovata...: "Alla fine, è arrivata l’ammissione: le 17 donne arrestate il 9 marzo a piazza Tahrir furono costrette a subire “test di verginità”.Lo ha detto alla Cnn, sotto condizione di anonimato, un generale delle forze armate egiziane. Dalle sue parole non traspare particolare pentimento: “Mica erano come sua figlia o mia figlia” – ha detto al giornalista. “Quelle ragazze stavano nelle tende insieme a dei manifestanti di sesso maschile”. Nella mentalità del generale egiziano, dunque, meritevoli di essere sottoposte a una forma di tortura qual è un “test di verginità” fatto sotto costrizione. Amnesty International aveva denunciato che le 17 donne avevano riferito di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un “test di verginità”, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. Le testimonianze delle vittime erano state confermate anche dal Centro Al Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza.Secondo il racconto di una diciottesima donna arrestata, la giornalista Rasha Azeb, le donne erano state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove erano state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l’elettricità al petto e alle gambe e chiamate “prostitute”. Prima di essere rilasciata, aveva potuto ascoltare le urla delle detenute mentre venivano torturate. Le altre 17 donne sono state trasferite nel carcere militare di El Heikstep.Salwa Husseini, 20 anni, aveva raccontato di essere stata costretta a togliersi tutti i vestiti e perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto.I “test di verginità” erano stati eseguiti in un’altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. “Quelle trovate non vergini”, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione. Una donna, che aveva detto di essere vergine, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche dopo che il test, secondo chi lo aveva eseguito, aveva provato il contrario.Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena, per vari reati tra cui condotta disordinata, distruzione di proprietà pubblica e privata, ostacolo alla circolazione e possesso di armi..."
QUALCUNO MI AVEVA DETTO CHE NON CREDEVA AFFATTO ALLA MONTATURA DI MONA...(Lucia se puoi abbraccia Mona e piazza Tahrir http://www.reset-italia.net/2011/11/24/tahrir-25novembre-lucia-goracci-mona-eltahawy-blogger-donne-violenza/)
RICORDATEVI "Per ogni donna offesa siamo tutte parte lesa".
http://www.youtube.com/watch?v=jpciuBvOfj0
Roma 5 marzo 2011- Siamo tutte parte lesa.

Doriana Goracci

25 Novembre 2011 08:05

AGGIORNAMENTO: Lucia Goracci tramite FB mi risponde:
Cara Doriana, la donna, nell’Islam, ha una carica sovversiva innata, frutto di una lotta quotidiana tra le pareti domestiche, che naturalmente diventa lotta politica. Pensa solo a Shirin Ebadi, che ha fatto di necessità (astenersi dalla carriera di magistrato, vietata alle donne) virtù (avvocato dei diritti umani). E’ donna, il primo cittadino iraniano nella storia dei nobel per la pace.
Mona Eltahawy, con coraggio e determinazione, ha denunciato l’aggressione sessuale e con grande onestà di vedute ha aggiunto: mi ha salvato dal peggio la doppia cittadinanza. Anche una giornalista di FRANCE 3, Caroline Sinz, oggi ha denunciato di essere stata pesantemente aggredita in via Mohammed Mahmoud. Eppure anche stanotte, tante ragazze belle e velate, dormiranno nella piazza che è diventata l’alef di tutte le battaglie dei diritti.
Io sono stata più fortunata: nella stessa strada, tra le catene umane dei manifestanti – che combattono l’ancien régime della giunta e l’opportunismo dei fratelli musulmani, che ora vogliono cogliere la loro occasione storica, costi quel che costi – mi è capitato di essere abbracciata e baciata da una donna. Un’anziana signora, con un sorriso gentile, che mi ha sussurrato all’orecchio: non solo giovani, a Tahrir…
Scrive Ala Al Aswani, nel suo “La rivoluzione egiziana”: dobbiamo abbandonare questa visione retrograda, che è ossessionata dal corpo delle donne. Dobbiamo mostrare a questi ragazzi che le donne fanno il medico, l’ingegnere, il giudice. Devono comprendere, di conseguenza, che le donne hanno capacità nei fatti che sono più importanti dei loro corpi. Solo allora smetteranno di molestarle per la strada.

Mina Eltahawy: Bilancio: “Il mio braccio sinistro e la mia mano destra rotti, secondo le radiografia”. Mona Eltahawy, 44 anni, una famosa giornalista con la doppia nazionalità egiziana e statunitense, ex corrispondente della Reuters in Medio Oriente, è stata picchiata e molestata sessualmente dai poliziotti egiziani che l’hanno tenuta prigioniera per circa 12 ore nel palazzo del ministero dell’Interno, non lontano da Piazza Tahrir, nel centro del Cairo. Mona, che tiene un popolare blog e scrive fondi per il ‘Toronto Star’ canadese, il ‘Jerusalem Report’, il ‘Politiken’ danese e ogni tanto anche per il britannico ‘The Guardian’, ha raccontato la sua allucinante odissea attraverso i cinguettii di 140 caratteri del popolare servizio di microblogging (@monaeltahawy). Il messaggino più inquietante è delle 10.30 di oggi. Mona racconta in particolare di essere stata aggredita sessualmente da cinque o sei esponenti delle forze di sicurezza egiziane. Per ore la giornalista è stata poi tenuta al buio, con gli occhi coperti.

“In 5 o 6 mi sono venuti addosso – scrive Mona su twitter – mi hanno palpeggiato il seno e agguantato con violenza l’area dei genitali. Non so quante mani hanno tentato di penetrare all’interno dei miei pantaloni”. Nel messaggio successivo Mona ci va giù pesante: “Sono cani e i loro capi sono cani, Fuck the Egyptian Police”. Prima di essere arrestata e pesantemente maltrattata, Mona aveva coperto i movimenti di piazza nel centro del Cairo, annunciando tra l’altro che tra le vittime c’è anche un suo parente, e scrivendo parole dure nei confronti dei militari. A suo avviso, il Consiglio Supremo delle forze Armate sta gestendo la transizione democratica in maniera disastrosa. La sua vicenda non piace affatto alle autorità statunitensi, e al britannico The Guardian un diplomatico americano del Cairo spiega che quanto denunciato da Mona “è davvero preoccupante”. Per tali ragioni, aggiunge il diplomatico, “abbiamo contattato le autorità egiziane”, ma per il momento non fanno commenti. Nonostante le violenze, la giornalista riconosce di essere stata fortunata. “Dio soltanto sa cosa mi sarebbe successo se non avessi avuto la doppia nazionalità, oltre al fatto che scrivo e sono spesso in tv”. E poi: “Le ultime 12 ore sono state dolorose e surreali, ma so benissimo che mi è andata meglio rispetto a tanti altri egiziani”.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/11/24/visualizza_new.html_14044591.html

Doriana Goracci

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