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8 Agosto 2011 22:58

Israele una domenica d’agosto

1315 visualizzazioni - 0 commenti

di Doriana Goracci

Era il 7 agosto del 2005 in Israele quando  “il ministro delle Finanze israeliano, Benjamin Netanyahu, dà le dimissioni. Nuovo ministro: il vice premier Ehud Olmert. L’atto è una protesta contro il piano di sgombero delle colonie dalla striscia di Gaza proposto da Ariel Sharon e approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri israeliano.”

Quante cose si raccontano e si sognano in una domenica d’agosto

Così racconta wikipedia

E così racconta la tv  di una domenica,  7  agosto del 2011,  già iniziata da tempo   Israele: migliaia di indignati in piazza contro il carovita  

Riporto l’agenzia Ansa che non risparmia le news: “Il popolo chiede giustizia sociale”: all’insegna di questo slogan, masse di israeliani di tutte le età, ma soprattutto tanti giovani, sono scesi questa sera in strada In Israele per una nuova manifestazione di protesta contro il caro vita e per denunciare i problemi socioeconomici del paese. Il raduno maggiore per partecipazione di popolo si è verificato a Tel Aviv – la città da dove erano cominciate le agitazioni meno di un mese fa – ma altri si sono pure svolti a Gerusalemme e in altri centri del paese, dal nord a sud. Nelle intenzioni degli organizzatori quella di stasera doveva essere “la madre di tutte le manifestazioni”, nella speranza di vedere nelle piazze del paese almeno 250 mila persone. A Tel Aviv, secondo la Tv privata Canale 10, i manifestanti sarebbero 200 mila, più della scorsa settimana: allora furono stimati in circa centomila.

A Tel Aviv i manifestanti si sono assiepati nella grande piazza del teatro nazionale Habima e nelle strade adiacenti: poi si sono mossi lentamente tra grida, canti, battiti di tamburi in direzione del complesso che a meno di un chilometro di distanza, ospita gli uffici di ministeri e il ministero della difesa, davanti al quale era stato eretto un grande palco per gli oratori – tra i quali anche un rabbino e un esponente della minoranza araba ma nessun uomo politico – e per i numerosi artisti che si sono esibiti gratuitamente. Il clima é stato chiassoso ma non violento. Molti i cartelli esposti con lo stesso messaggio per una società più equa in un paese dove il divario tra la classe più abbiente e gli altri ceti è il maggiore tra le economie sviluppate dell’Occidente. Non sono però mancati alcuni cartelli con scritte ostili al governo. All’ incirca alla stessa ora migliaia di persone si sono radunate vicino alla residenza del primo ministro a Gerusalemme per lanciare lo stesso messaggio. E così è stato anche in altri centri del paese. Ma la manifestazione odierna, la terza dall’inizio delle agitazioni, non sarà, a quanto pare, l’ultima: un’altra risulta in programma anche per il prossimo sabato. L’intenzione dei manifestanti è di non demordere e di lanciare il chiaro avvertimento che le proteste andranno avanti fino a quando il governo non proverà di aver recepito, nei fatti e non solo a parole, il messaggio della piazza.

NETANYAHU VERSO ‘TASK FORCE’ PER RISPOSTE A PIAZZA – Il primo ministro israeliano Benyanim Netanyahu intende istituire una task force per rispondere alle richieste dei manifestanti. Lo ha riferito un alto funzionario, che ha voluto mantenere l’anonimato, spiegando che “Netanyahu vuole creare una task force, composta da ministri e accademici, per ascoltare le richieste dei manifestanti e presentare le proprie raccomandazioni”. Raccomandazioni che – spiega la stessa fonte – riguarderanno le “misure per contrastare l’alto costo della vita e quelle per permettere un accesso più facile alla casa“.

E ancora da Rainews24:

Almeno 250 mila persone hanno partecipato in Israele alle manifestazioni contro il caro vita. Secondo la polizia di Tel Aviv è stata la la più grande manifestazione della storia del Paese. Affitti più bassi, salari minimi più alti, scuole gratuite tra le rivendicazioni dei manifestanti. “Il primo ministro non ci ha detto niente”, commenta Stav Shafir, uno dei leader della protesta, aggiungendo: “Continueremo a manifestare, vogliamo soluzioni, vogliamo una reale disponibilità del governo a lavorare con il popolo e a rispondere alle nostre domande, fino ad allora noi staremo qui”.

Borsa di Tel Avev in picchiata
Si sono accentuati stamane i ribassi nella Borsa di Tel Aviv, la cui apertura era stata ritardata di 45 minuti per un eccesso di ordini di vendita già nelle ore precedenti l’apertura delle contrattazioni che aveva fatto registrare un calo del 6% nell’indice delle 25 società più grandi per capitalizzazione (TA25). A mezzogiorno il TA25 era sceso del 6,3%, quello delle prime 100 società del 6,7%. Cali ancora più marcati negli indici settoriali, come quello del petrolio e del gas con una perdita del 9,8%, della tecnologia e dell’immobiliare con un meno 7,4%.

L’andamento della Borsa di Tel Aviv è oggi seguito con particolare attenzione dagli operatori economici in quanto è la prima Borsa aperta dopo il declassamento, venerdì scorso, del debito pubblico Usa da parte dell’agenzia di rating S&P.”

Cosa succede invece in Palestina, a Gaza ad esempio?

Davvero interessa a qualcuno, rimanere umani?«Ogni generazione ha diritto al suo futuro». Già…Canto Palestina

Doriana Goracci

testo foto e video su
 

http://www.reset-italia.net/2011/08/07/israele-una-domenica-dagosto/

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