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26 Luglio 2011 10:38

Voto ai Cittadini non comunitari residenti da più di 5 anni. Il mio intervento in Consiglio Comunale a Bologna 25 Luglio 2011

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di Leonardo Barcelo

Lo scorso 20 luglio la Giunta della Regione Emilia Romagna ha deliberato l’ adesione ad una proposta di legge in materia di voto amministrativo ai cittadini non comunitari e agli apolidi legalmente residenti sul nostro territorio da più di 5 anni e in possesso dei medesimi requisiti giuridici che si applicano ai cittadini italiani per l’elettorato.

Tale proposta di legge ad iniziativa popolare di cui è capofila la regione Toscana mira a raccogliere le necessarie 500.000 firme da portare in Parlamento affinché l’Italia si adegui alla normativa europea con una legge nazionale.

Si tratta in sostanza di chiedere la ratifica da parte dell’Italia del capitolo C della Convenzione di Strasburgo che sin dal lontano febbraio 1992 prevede la partecipazione degli stranieri non comunitari alla vita pubblica a livello locale.

La nostra Regione ha agito di conseguenza dando attuazione alla legge regionale n. 5 del 2004 ( articolo 8) che già stabilisce l’importanza di promuovere un’ effettiva partecipazione e il protagonismo dei cittadini stranieri immigrati nella definizione delle politiche pubbliche .

Nella nostra Regione negli anni 80 risiedevano 30.000 persone straniere; nel 2010 si stima che gli stranieri soggiornanti abbiano oltrepassato le 500.000 unità. Sarebbero non meno di 250.000 nel territorio regionale i beneficiari se la proposta di legge entrasse in vigore dal 2012.

Nella nostra città invece ad oggi risultano residenti nel Comune di Bologna 33.103 cittadini non comunitari maggiorenni .

15.122 ( suddivisi in 7.398 maschi e 7.724 femmine) sono qui residenti da almeno 5 anni.

 

 L’approvazione di questo progetto di legge costituirebbe un primo passo concreto per promuovere l’integrazione di persone che in molti casi già partecipano pienamente alla vita civile delle comunità locali in cui risiedono, sono rispettose delle relative consuetudini, lavorano con dedizione, pagano le tasse, hanno figli che vanno a scuola con i bambini italiani, condividono con i cittadini italiani le stesse esigenze e gli stessi problemi connessi alla fruizione dei servizi pubblici.

 

Si tratta di guardare il futuro senza ideologismi nè preconcetti. Oggi più che mai è urgente e necessario avere politiche vere sull’immigrazione e una legislazione che stabilendo i doveri dia anche i diritti fondamentali quale la partecipazione politica, elemento centrale per costruire un futuro tutti insieme senza distinzione uniti dall’impegno di migliorare le nostre città.

A causa della forte riduzione della natalità già da vent’anni a questa parte secondo statistiche europee nei prossimi 15 anni in Europa ci sarà bisogno di circa 30 milioni di immigrati per supplire alle conseguenze del calo demografico.

Penso che sia finalmente l’ora di fare un netto distinguo, una volta per tutte , tra elezioni politiche di organi con funzioni legislative ed elezioni amministrative.

A conferma di questa differenza si ricorda che nell’ordinamento italiano è già stato riconosciuto il diritto di elettorato attivo e passivo in favore dei cittadini stranieri provenienti da paesi comunitari residenti in Italia.

Non si comprendono, quindi, le ragioni per cui il diritto di voto alle elezioni amministrative non possa essere esteso anche ai cittadini non comunitari stabilmente residenti in Italia.

Adeguarsi alla normativa Europea rappresenterebbe un arricchimento culturale, sociale e politico per la città e un importante contributo a favore dell’integrazione di chi,pur non essendo cittadino italiano, vive e lavora nelle comunità locali del nostro Paese.

Se vi è una comunità nella quale il cittadino straniero vive e si integra, questa è certamente quella del Comune di residenza, nel quale probabilmente il “ non cittadino” sente la esigenza di dare un apporto anche politico attraverso il suo voto o, perché no, anche con la sua stessa disponibilità a candidarsi.

Del resto basta dare uno sguardo agli ordinamenti europei, si vedrà che il diritto di voto nelle elezioni amministrative locali a favore degli stranieri non comunitari residenti in uno degli Stati membri dell’Unione Europea, è attualmente vigente in 16 Paesi. Partendo tutti dal presupposto che se il Comune è l’ente più vicino al cittadino dovrebbe esserlo anche per lo straniero che stabilmente vi risiede.

Che democrazia è quella in cui migliaia di lavoratori che contribuiscono alla ricchezza materiale e culturale delle nostre città , non hanno diritto di voto? Somiglia di più ad una democrazia spartana che non ad una democrazia moderna.

Pertanto comunico che presento un Ordine del Giorno da discutere in Commissione in ordine alla proposta riguardante questo essenziale diritto.


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