20 Maggio
Teoricamente ricco, praticamente povero. La vicenda del sig. Giovanni Battista Pancari è una di quelle storie ai confini della realtà, almeno per chi non vive o non conosce la Sicilia. Proprietario a Vittoria (RG) di un antico palazzo di oltre quaranta ambienti e di due pregiati fondi rustici (Fondo Tremolazza e Fondo Raffoscolaro) di svariate decine di ettari, il sig. Pancari, e la di lui consorte, sono costretti a vivere con una pensione di ex coltivatore diretto di 420 euro al mese. Teoricamente ricco, praticamente povero. Perché da oltre 30 anni il sig. Pancari ha posto in vendita le sue proprietà senza mai concludere positivamente neppure una delle innumerevoli trattative avviate. Non perché non fosse riuscito a trovare un accordo economico, o perché i beni con corrispondevano alle esigenze dei promettenti acquirenti, ma per il semplice fatto che dopo i primi contatti i tanti soggetti interessati hanno sempre abbandonato le trattative e, nella quasi totalità, senza alcuna spiegazione. V’è la lunga mano della mafia? Forse. Sono in gioco altri interessi? Chissà. Ciò che è certo è che mentre il libero mercato a Vittoria si dimostra attivo per gli altri, non lo è altrettanto per il Pancari. I beni ormai in stato di abbandono, non per scelta ma per la precaria condizione economica del proprietario, sono oggetto, da decenni, di furti, danneggiamenti, destabilizzazioni, di occupazioni di extracomunitari, di incursioni malavitose nel palazzo, e nei due fondi anche di sbarramenti abusivi realizzati da ignoti. E così, oltre il danno la beffa, per le continue denunce alle autorità giudiziarie. Tutte “ovviamente ” archiviate. Ma le noie non finiscono qui. A rendere ancor più tormentata la vita dei coniugi Pancari ci hanno pensato le istituzioni locali con richieste di opere per la messa in sicurezza del palazzo (per evitare l’accesso ad estranei!) e con ingiunzioni al “ripristino dello stato dei luoghi” (per il fondo Raffoscolaro) a causa della demolizione di un tratto di un cordolo stradale, l’apertura di un varco e la posa in opera di una sbarra in ferro realizzati da ignoti, contro i quali il legittimo proprietario aveva precedentemente sporto regolare denunzia. Si, ma tutto ciò, con quali denari? Con quelli dell’ignaro proprietario! Ovviamente. La disperazione dei coniugi Pancari è tale da averli costretti, in ultimo, a proporre di cedere i propri beni in cambio di un semplice vitalizio. E nonostante ciò ancora nulla. Quei beni non “s’hanno a vendere”. In questa vicenda, fino ad oggi, è mancato un attore: lo Stato. Lo Stato che non si vede e che non si sente. Solidarietà zero, sostegno zero. I coniugi Pancari, (lui ha 76 anni), hanno il diritto, dopo una vita di lavoro e tanti anni di soprusi, di vivere con serenità il resto dei loro anni. E’ soprattutto per questa considerazione che auspico l’intervento delle Autorità Giudiziarie e di S.E. il Prefetto di Ragusa che spero possa e voglia farsi carico della complessa vicenda dei coniugi Pancari, ricercando la soluzione più appropriata anche in collaborazione e con l’impegno degli enti locali competenti. Salvatore Cernigliaro Amm. Unico della coop. sociale Solidaria di Palermo pubblicato su La Repubblica di Palermo il 9.12.2005