25 Aprile
- i referendum e i sudditi -
di Paolo De Gregorio, 23 aprile 2011
Nella storia d’Italia sono ben 27 i quesiti referendari proposti al popolo italiano che non hanno smosso l’apatia dell’elettorato, che ha costantemente fatto mancare il “quorum”, che prevede la validità del referendum solo se vanno a votare il 50% più uno degli elettori aventi diritto.
Bisogna constatare amaramente che i nostri concittadini preferiscono delegare alla “CASTA” le decisioni politiche e tutte le favole propagandistiche che la democrazia è partecipazione, sono appunto favole da raccontare ai lobotomizzati televisivi che, purtroppo sono la maggioranza, con incidenza maggiore nei ceti popolari ignoranti e disillusi abbandonati dalla sinistra alle amorevoli cure di preti e Tv.
Le attuali frenetiche manovre governative, per eliminare dal voto del prossimo 12-13 giugno i referendum che avrebbero potuto schiodare i cittadini dalla loro atavica passività e fatalismo, ci fanno capire quanto in realtà sia temuto il giudizio popolare e che si farà di tutto affinché l’onda emotiva per il disastro nucleare giapponese non si traduca in partecipazione referendaria, anche perché la gente potrebbe estendere il proprio voto contrario alle pretese del Caimano di avere un trattamento giudiziario diverso da quello riservato ai normali cittadini (legittimo impedimento).
La cricca al potere, con 5 reti televisive a disposizione, mostra di conoscere bene i suoi polli, pardon sudditi, le cui convinzioni non propriamente granitiche, possono essere orientate e sopite con sapienti campagne mediatiche di cui il regista unico e impareggiabile rimane il nostro “caro leader”.
Un popolo serio, di fronte allo scippo dei referendum, di fronte allo sperpero di denaro pubblico (350 milioni di euro) per non abbinare il voto referendario alle amministrative (per paura del raggiungimento del quorum), sarebbe insorto e avrebbe punito senza appello i responsabili di queste sporche manovre.
Ma trenta anni di telecrazia privata e la predicazione pretesca di rassegnazione e passività hanno fabbricato docili pecorelle che ormai accettano tutto, anche i pregiudicati in Parlamento e che il premier pagava Ruby (nipote di Mubarak) per non farla prostituire.
Se le convinzioni degli italiani sono così incerte e labili, al punto di non andare a votare il 12-13 giugno contro il legittimo impedimento, che significherebbe far finire l’era berlusconiana, questo è un paese senza futuro, di sudditi frustrati, con genitori che aspirano solo a mandare le loro figlie a rendere servizi sessuali al sultano.
Quanto alle regole che disciplinano l’istituto referendario, la prima ad essere abolita dovrebbe essere quella del quorum, perché se un milione di cittadini si attiva e si organizza per abolire una legge, ciò è sufficiente per dare legittimità alla consultazione.
Inoltre, in una democrazia reale e compiuta sarebbe necessario avere l’istituto del REFERENDUM PROPOSITIVO, sottoscritto con un milione di firme, per poter integrare l’attività legislativa del Parlamento con contributi di democrazia diretta.
Paolo De Gregorio
28 Aprile
E' tutto vero! -purtroppo- e anche io spero che non vengano cancellati! Propongo che comunque continui la campagna referendaria per TUTTI i quesiti perchè: 1 - l'azione di sensibilizzazione su tematiche tanto importanti, vicine alla vita quotidiana della gente, è comunque importantissima : è momento di maturazione civile e non andrà certo persa; 2 - la capacità di tante realtà civili, politiche, ambientaliste di mobilitarsi in difesa dei beni comuni e di battaglie di valore civile, ci dà la certezza di essere ancora un popolo vivace e capace di intervenire nelle questioni di interesse pubblico. Un'altra questione vorrei sottoporre a chi leggerà queste righe ( nella speranza che qualcuno le legga) che trovo centrale, ma non espressa, nella lettera diPaolo De Gregorio; È un argomento che mi sta particolarmente a cuore: trovo irrinunciabile rivendicare una legge elettorale DEMOCRATICA! Come possiamo sperare di detronizzare signorotti, valvassini, ( e magari mafiosetti e ladroncelli) etc. se la più elementare regola della democrazia - la rappresentatività, garantita dalla elezione diretta dei rappresentanti che siederanno in Parlamento - non è più vigente? E come sperare che l'attuale PORCELLUM venga abrogato, se nessuna delle forze parlamentari presenti si è impegnata in tal senso in modo serio - facendone il proprio obiettivo primario, trovando cioè il modo per avanzare verso una reale riconquista di una legge elettorale che restituisca ai cittadini un po' di potere? Attendo fiduciosa di scoprire che qualcuno con più tempo e capacità di me escogiti/abbia escogitato una strategia per uscire da questo stallo! Novella Tomsich
Novella Tomsich
27 Aprile
Hai ragione ma io ho ancora speranza che la Cassazione non cancelli i referendum
Mteresa
28 Aprile 2011 16:21
Sono perfettamente d'accordo. Pensavo proprio in questi giorni che sarebbe giusto fare referendum propositivi su molte questioni. Non ultima la gestione della burocrazia...Province sopravvissute alla nascita delle Regioni, per esempio. Siamo sicuri che tutte le innovazioni tecnologiche abbiano migliorato la qualità dei servizi al cittadino? E' giusto che le persone/ditte siano OBBLIGATE ad avere un pc ed assolvere on-line alcune pratiche? Averne la possibilità è giusto, essere obbligati all'emancipazione tecnologica, no. Vorrei un referendum per chiedere ai cittadini italiani se vogliono un documento unico d'identità/sanitario/patente con micro-chip, come si sta ipotizzando. Anche la registrazione all'anagrafe dei cani: dovrebbe esserci la possibilità di scegliere microchip o tatuaggio. In un paese democratico, con libertà di culto deve esistere anche la libertà di stile di vita. Ormai il lavoro sicuro in Italia sembrano averlo solo i politici, i burocrati e tutti quelli che rendono più difficile il lavoro agli altri (certificatori e company)...
Luisa Orlandini