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22 Febbraio 2011 12:38

Tripoli ti giunga dolce questa mia canzon perchè c’è un caldo e piove!

1522 visualizzazioni - 1 commento

di Doriana Goracci

Mia madre e mia nonna presero molti anni fa un aereo da Tripoli per l’Italia, il secondo,  e furono fortunate  perchè il primo volo  finì con un bombardamento inglese in mare: dicono o meglio mi dissero. Poi dopo parecchio tempo, andò mio nonno a riprendere con una nave quanto era rimasto in Libia, dopo generazioni di italiani non colonizzatori ma commercianti di legno e laterizi,  e riportò un pianoforte e sembra se non sbaglio una camera da letto. Stanno tornando in Italia a centinaia, diverranno migliaia nel giro di pochi giorni: lavoratori italiani con famiglie, l’aereoporto è preso d’assedio. Piove e un signore apre l’ombrello. Allora mi dico singing in the rain, anche se farà caldo e ci sarà prima o poi il sole…Un fatto è che “Eni è il primo produttore di gas e petrolio in Libia, con una produzione di idrocarburi nel 2009 pari a 244 mila barili di olio equivalente al giorno. L’attività  produttiva ed esplorativa di Eni in Libia è  condotta nell’offshore del Mediterraneo, di fronte a Tripoli, e nel deserto. A fine 2009 Eni era presente in 13 titoli minerari, per una superficie complessiva di circa 36.374 chilometri quadrati (18.165 chilometri in quota Eni). La presenza del gruppo italiano nel Paese risale al 1959. “Sai dove s’annida più florido il suol ? Sai dove sorride più magico il sol ? Sul mar che ci lega con l’Africa d’or, la stella d’Italia ci addita un tesor. Ci addita un tesor!”  Tripoli ti giunga questa mia canzon, cantava Claudio Villa…Girava oggi come una trottola, una certa notizia da Technicoblog: “…Mentre in Libia divampa la protesta della popolazione contro il regime di Gheddafi, su Twitter si rincorrono le notizie di aerei italiani che bombardano i dissidenti a Tripoli ed addirittura di navi da guerra italiane che stanno navigando nelle acque nazionali libiche fino ad attraccare anche nel porto per fornire supporto militare alle operazioni di repressione del governo nei confronti della popolazione che protesta.” Cosa c’è da capire? Ci sono le notizie, sull’Ansa ad  esempio e tante altre poche agenzie di stampa italiane, che riportano mobilitazioni come questa: “La nave della marina militare Elettra è  stata mobilitata per far fronte alla emergenza creata dalla crisi in Libia. Lo ha confermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ad Abu Dhabi per una visita ufficiale. La nave è attualmente nel porto de La Spezia. Si tratta di una unità  molto particolare, dotata di apparecchiature radar, per la guerra elettronica, di ascolto e raccolta informazioni. A bordo non è  escluso che possano essere imbarcati anche uomini delle forze speciali.” Si poteva anche leggere “Dopo gli aerei libici atterrati nel pomeriggio a Malta, sono state innalzate le misure per la difesa aerea italiana. Allertati al ‘massimo livello di prontezza’ gli Stormi dell’Aeronautica militare di Trapani e Gioia del Colle (Bari), da cui partono i caccia che hanno il compito di intercettare velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo nazionale. Lo rende noto l’Aeronautica. Tutti gli equipaggi sono così pronti al decollo se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree.”

Dopo che? “Hanno ricevuto l’ordine di bombardare i manifestanti a Bengasi ed a quel punto hanno deciso di fuggire. È il racconto fatto oggi al loro arrivo a Malta da parte dei due colonnelli dell’aeronautica libica fuggiti con due Mirage, secondo quanto hanno riferito fonti governative e militari. I due ufficiali hanno chiesto asilo politico e stanno fornendo informazioni riservate sulle attività militari in corso in Libia che vengono messe a disposizione di tutti i paesi dell’Unione europea . Il loro racconto parte dalla base di Okhabrin Nafe, a Tripoli, quando ricevono l’ordine di decollare insieme ad un squadrone di aerei per andare a bombardare i dimostranti a Bengasi.Gli aerei si abbassano fino ad una quota di 500 piedi e, mentre gli altri bombardano la folla, i due piloti decidono di virare verso Malta. I due hanno detto di non aver scelto l’Italia perchè in base al trattato italo-libico avrebbero potuto essere rimpatriati. L’aeroporto internazionale dell’isola resta in stato di allerta perchè, secondo fonti non ufficiali, c’è la possibilità di altre defezioni da parte di militari dell’aeronautica libica, mentre elicotteri privati civili stanno scappando dai campi petroliferi del paese. Quasi contemporaneamente ai due Mirage sono giunti a La Valletta due elicotteri civili con a bordo sette persone, di cui una sola con i documenti, che hanno detto di essere Francesi, dipendenti di una compagnia petrolifera in Libia.”

Come vogliamo chiamarli questi due militari colonnelli: disertori refusnik, disubbidenti, traditori, insurrezionalisti, rifugiati politici? E perchè non sono venuti da noi che abbiamo la Giornata Mondiale del Rifugiato politico? Noi mica facciamo respingimenti…Ma dicono, anzi dicevano che “Si è aperta una nuova fase nei rapporti tra i due paesi dopo la visita in Italia di Gheddafi il 10 giugno 2009, seguita alle scuse senza precedenti del presidente del Consiglio italiano per le ferite del periodo coloniale e il trattato di amicizia e cooperazione dell’agosto del 2008.” Qualcuno si è preso la briga di fare anche un video esplicativo:  Italia e Libia fra soldi, petrolio e migranti. Tra altre cose spiega: “In base a questo trattato l’Italia si impegna a pagare 5 miliardi di dollari in 20 anni attraverso investimenti e progetti di cooperazione nell’ex colonia italiana. Questa cifra arriverà, secondo i progetti, da una tassazione aggiuntiva sulle aziende petrolifere italiane che operano in Libia, e in particolare sull’Eni. Inoltre diversi soggetti libici hanno fatto investimenti importanti sul mercato italiano – come è avvenuto anche in passato come nel caso della Fiat – diventando oggi azionisti tra l’altro della stessa Eni. La Libia rappresenta per l’Italia un importante esportatore di petrolio e in chiave futura anche di gas. L’Eni è il principale operatore petrolifero in Libia, con una media di 550mila barili al giorno e ha siglato nuovi accordi su gas e petrolio con Tripoli, che proteggerà la posizione privilegiata dell’azienda italiana almeno fino al 2047. La Libia è poi importante perché è diventato il principale paese di passaggio per il flusso di immigrati che dall’Africa e dall’Oriente vogliono arrivare in Italia e in Europa. I migranti che arrivano in Italia attraverso gli sbarchi a Lampedusa o gli altri approdi dello Stivale sono solo una minoranza del flusso migratorio principale che arriva dall’Est europeo con altri mezzi, ma questo flusso secondario è ad alto impatto mediatico e soprattutto provoca numerosi morti lungo il percorso che attraversa il deserto del Sahara e poi il mare con barche precarie.Infine dopo la fine delle sanzioni americane e la riabilitazione internazionale della Libia, la conseguente apertura di Tripoli al mondo esterno e il ruolo di primo piano che Gheddafi vuole ricoprire non tanto più solo nel mondo arabo ma anche nel contesto africano, aprono nuove prospettive di sviluppo per la Libia e indirettamente per l’Italia.”

Dicono pure che due navi da guerra iraniane “sono entrate nel Canale di Suez e si dirigono verso il Mediterraneo, il cui passaggio nel canale, il primo dalla Rivoluzione iraniana del 1979, è considerato da Israele una grave “provocazione”. “Sono entrate alle 5:45 (le 4:45 in Italia, ndr)”, ha dichiarato un funzionario del Canale. Il passaggio delle due navi, una fregata ed una nave di approvvigionamento, è stato autorizzato dalla Consiglio militare al potere in Egitto dall’11 febbraio. Una scelta diplomatica non semplice per il giovane governo ad interim: il Cairo è un alleato degli Stati Uniti, ha un trattato di pace con Israele e le sue relazioni con l’Iran sono tese da oltre tre decenni.”

Dicono pure che le borse europee sono depresse mai come Piazza Affari che si conferma la peggiore in Europa (Ftse All-Share -3,53%), in quanto l’Italia è considerato il paese maggiormente esposto alla Libia. A livello settoriale soffrono soprattutto le banche e gli assicurativi. In netto rialzo il prezzo del petrolio e dell’oro, sulle tensioni politiche in Libia. Maglia nera del listino principale di Piazza Affari è stata Impregilo (-6,1% a 2,31 euro) che, alla pari dell’Eni (-5,12% a 17,43 euro), ha avviato le procedure di rimpatrio dei dipendenti. Male inoltre UniCredit (-5,75% a 1,86 euro), con i libici che sono primi azionisti della banca con una quota che supera il 7 per cento. Il Wti viaggia sopra i 90 dollari al barile e il Brent oltre a 105 usd/bar mentre l’oro vale più di 1.405 dollari l’oncia. Meno male che sono in pensione, perchè non avrei saputo cosa “offrire”  alla  clientela. Il gioco in ogni caso si fa avvincente: tra ex perseguitati e futuri… persecutori: era O la borsa o la vita!

Merita ricordare? “I rapporti tra l’Italia e la Libia sono stati caratterizzati da una parte da lunghe discussioni sulla compensazione per i danni subiti dai Libici durante il colonialismo italiano  e dall’altra da richieste di risarcimenti da parte dei rimanenti italiani in Libia (che furono costretti a perdere tutte le loro proprietà ed a esulare come quasi apolidi in Italia dopo l’ascesa al potere del colonnello Gheddafi nel 1969). Secondo stime del governo libico (contestate dall’AIRL) nel suo complesso la conquista della Libia e le successive repressioni italiane costarono la vita di circa 100.000 cittadini libici su una popolazione stimata di 800.000 abitanti. Dopo trattative durate diversi anni tra il Governo Italiano e il leader libico Muammar Gheddafi, il 30 agosto 2008 è stato firmato un accordo che prevede una compensazione del valore complessivo di 5 miliardi di dollari usa. La compensazione comprende la realizzazione di diverse infrastrutture tra cui l’autostrada da Ras Jdeir a Assaloum, collegando Egitto con Tunisia attraversando la costa libica. Duecento abitazioni. Il pagamento delle pensioni di guerra ai libici che vennero impiegati in combattimento dal Regio Esercito Italiano. La creazione di un comitato di consultazioni politiche e di un partenariato economico. Il finanziamento di borse di studio per studenti libici. La fornitura di un radar per il controllo delle frontiere meridionali della Libia realizzato da Finmeccanica. Il 30 agosto 2008 è stata inoltre restituita la statua Venere di Cirene. L’accordo che comprende diverse fasi di attuazione con scadenze comprese dai 25 ai 40 anni comprende un ampio capitolo relativo alla lotta all’immigrazione clandestina diretta in Italia, alla collaborazione industriale e alle forniture energetiche. Rimane non completamente risolta la questione relativa ai cittadini italiani espulsi dalla Libia nel 1970.”

C’è anche da dire che Se questo è un uomo: nei ghetti d’Italia questo non è un uomo. Ne abbiamo viste e ne vedremo di facce di tutti i colori come scive Andrea Segre in LIBIA C.V.D. – come volevasi dimostrare“…Abbiamo ospitato le sue terrificanti sceneggiate. Abbiamo coperto i crimini della sua polizia ai danni di migliaia di esseri umani. Abbiamo violato su sua richiesta convenzioni internazionali come quella di Ginevra. Abbiamo messo in crisi i rapporti dell’Italia  con l’Europa e le Nazioni Unite. Ed ora che il popolo libico, forse ben più maturo e cosciente  di quello italiano, lo sta cacciando? Beh, le conseguenze si vedono subito: le imprese e i gruppi finanziari coinvolti in Libia perdono verticalmente valore in borsa e ritirano il personale, il Governo fa figuracce diplomatiche con gli altri paesi occidentali e non ha la più pallida idea di come affrontare il prevedibile e comprensibile flusso di immigrazione che questa situazione genererà. Complimenti Italia. Non solo abbiamo segnato per sempre il nostro curriculum etico consegnando migliaia di donne, uomini e bambini ai container e agli stupratori di Gheddafi, ma ora, invece di festeggiarne la fine, non possiamo che tremare insieme a lui nel momento della sua caduta. Come volevasi dimostrare. Semplicemente” Chi non ha memoria, non ha futuro.

Parole in libertà e parole in guerra?  Filippo Tommaso Marinetti scrisse la Battaglia di Tripoli. Futurismo lo vogliamo chiamare? La Libia italiana fu una colonia del Regno d’Italia nell’Africa settentrionale , durata ufficialmente dal 1911 al 1947…Gheddafi si è  concesso alle telecamere solo per 22 secondi. E’ stato inquadrato con un mantello, uno stravagante copricapo nero e sotto un ombrello (a Tripoli pioveva) mentre stava per salire su un fuoristrada nella sua residenza di Bab Al Azizia, a Tripoli. “Vado ad incontrare i giovani nella piazza Verde. E’ giusto che vada per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela: non credete a quelle televisioni che dipendono da cani randagi”, ha detto il colonnello facendo riferimento alle informazioni diffuse ieri da numerose tv e media internazionali sulla sua presunta fuga da Hugo Chavez.“  E poi  cara Tripoli, tra queste Andate e Ritorni, a me viente in mente una Tripoli 1969, la musica mi aiuta a spiegare la storia e la canzone forse non è dolce affatto, nè per te nè per noi. “Se penso che  in questa storia  anch’io ci sarò   ma fuori è  inverno  la nebbia è  nebbia  in questa stanza  ritorna un caldo Ritorna un caldo…”

Doriana Goracci

VIDEO FOTO E ALTRO...SU
http://www.reset-italia.net/2011/02/22/tripoli-ti-giunga-dolce-questa-mia-canzon-perche-ce-un-caldo-e-piove/

COMMENTI

24 Febbraio 2011 21:25

Ho visto alcuni video sconvolgenti, massacri, fosse comuni...mi sono ricordato della tragedia balcanica, della manifestazione con Alex Langer e Tonino Bello, vescovo di Molfetta...tanta gente coraggiosa tra le rovine di una Sarajevo vinta e in ginocchio. Tutto inutile: ha vinto la guerra e le vittime a migliaia sono sulla coscienza anche nostra oltre che dei massacratori e delle criminali responsabilità europee e italiane. Oggi mi sono vergognato per l'assoluta indifferenza di inziative in solidarietà al coraggioso popolo Libico, ho cercato di parlarne con i compagni ma tutti aspettano e allora ho fatto 8 ore di piazza a Trento, nel mercato tra la gente con un cartello e la scritta davanti: "massacro in Libia, Gheddafi assassino e l'Italia?" e dietro "un domani migliore per l'umanità solo con la solidarietà". Domani è un'altro giorno e la lotta continua. Antonio

antonio

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