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1 Gennaio 2011 18:39

La Subdola Pace e i Messaggi del 1 gennaio 2011

928 visualizzazioni - 0 commenti

di Doriana Goracci

Cari nonni che abitate in Italia, magari al Colle o alla Città del Vaticano, preoccupati dalla precarietà giovanile e religiosa dei cristiani,  apprendo che il bilancio delle vittime dei botti di fine anno conta un morto e 500 feriti, di cui 44 gravi. Tra i feriti i minori di 12 anni sono 68 e 59 quelli tra i 12 e i 18 anni: in Italia. Apprendo   che  è stato Capodanno di sangue ad Alessandria d’Egitto, dove un attentato con esplosivo davanti ad una chiesa copta ortodossa alla fine della messa di mezzanotte ha fatto 21 morti e 8 feriti…Un testimone oculare ha riferito all’ANSA di un “bagno di sangue”, seguito da un via vai di ambulanze tra i corpi martoriati a terra. Cristiani e musulmani si sarebbero poi affrontati a colpi di bastone nelle strade adiacenti….Apprendo di  una Rivolta di Capodanno in un carcere del West Sussex in Gran Bretagna. Decine di prigionieri hanno spaccato vetri e mobili e dato alle fiamme alcune unità del penitenziario. La polizia in assetto anti-sommossa sta cercando di domare l’insurrezione. La rivolta è scoppiata dopo che alcuni detenuti hanno rifiutato di sottoporsi al test anti-alcol. Quantità di alcol erano state trovate nei giorni scorsi nel penitenziario. Nel carcere si trovavano 200 prigionieri e solo 2 agenti e 4 ausiliari.
Apprendo che il capo dello stato della Città del Vaticano, supportato dal primo cittadino italiano, nell’Angelus recitato dopo la solenne messa di Capodanno,  afferma che  la libertà religiosa è un bene per la pace, ma oggi è attentata da «due estremi entrambi negativi», il «laicismo» e il «fondamentalismo». Parole di condanna: «Assistiamo oggi  a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che in modo spesso subdolo emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza».
Rimetto a voi tutti i  debiti che avete contratto con noi, cittadinanza italiana,  del mondo. Subdolo, sul vocabolario italiano che ho a casa, significa falso e ingannevole.
La domanda subdola ve la pongo io: Perchè non c’è pace?
Lo sarà pure, subdola,   la lettera  del caporal maggiore Matteo Miotto, ucciso  in Afghanistan il 31 dicembre appena passato? Fu letta il 4 novembre scorso a Thiene,  ripubblicata da ”Il Gazzettino”. Ecco  il testo completo : ”Voglio ringraziare a nome mio, ma soprattutto a nome di tutti noi militari in missione, chi ci vuole ascoltare e non ci degna del suo pensiero solo in tristi occasioni come quando il tricolore avvolge quattro alpini morti facendo il loro dovere. Corrono giorni in cui identità  e valori sembrano superati, soffocati da una realtà  che ci nega il tempo per pensare a cosa siamo, da dove veniamo, a cosa apparteniamo. Questi popoli di terre sventurate, dove spadroneggia la corruzione, dove a comandare non sono solo i governanti ma anche ancora i capi clan, questi popoli hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le piu’ grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L’essenza del popolo afghano è  viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. Allora riesci a capire che questo strano popolo dalle usanze a volte anche stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi. Come ogni giorno partiamo per una pattuglia. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di uscire, sguardi bassi, qualche gesto di rito scaramantico, segni della croce… Nel mezzo blindo, all’interno, non una parola. Solo la radio che ci aggiorna su possibili insurgents avvistati, su possibili zone per imboscate, nient’altro nell’aria… Consapevoli che il suolo afghano e’ cosparso di ordigni artigianali pronti ad esplodere al passaggio delle sei tonnellate del nostro Lince. Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l’ultimo, ma non ci pensi. La testa e’ troppo impegnata a scorgere nel terreno qualcosa di anomalo, finalmente siamo alle porte del villaggio. Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano alla bocca ormai sappiamo cosa vogliono: hanno fame. Li guardi: sono scalzi, con addosso qualche straccio che a occhio ha già  vestito più di qualche fratello o sorella… Dei loro padri e delle loro madri neanche l’ombra, il villaggio, il nostro villaggio, èun via vai di bambini che hanno tutta l’aria di non essere li per giocare. Non sono li a caso, hanno quattro, cinque anni, i più  grandi massimo dieci e con loro un mucchio di sterpaglie. Poi guardi bene, sotto le sterpaglie c’è un asinello, stracarico, porta con sè  il raccolto, stanno lavorando… e i fratelli maggiori, si intenda non più  che quattordicenni, con un gregge che lascia sbigottiti anche i nostri alpini sardi, gente che di capre e pecore ne sa qualcosa. Dietro le finestre delle capanne di fango e fieno un adulto ci guarda, dalla barba gli daresti sessanta settanta anni poi scopri che ne ha massimo trenta… Delle donne neanche l’ombra, quelle poche che tardano a rientrare al nostro arrivo al villaggio indossano il burqa integrale: ci saranno quaranta gradi all’ombra. Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire per una pattuglia sa che deve riempire bene le proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri: non serviranno certo a noi… Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati. Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: ‘brutta cosa bocia, beato ti che non te la vedarè  mai…’ Ed eccomi qua, valle del Gulistan, Afghanistan centrale, in testa quello strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacro. Se potessi ascoltarmi, ti direi ‘visto ,nonno, che te te si sbaià…”.
Mentre scrivo, mi arriva su Facebook, tramite  Alessandra Capone,  il Comunicato Stampa Popular Struggle Coordination Committee – Le forze israeliane uccidono una manifestante a Bil’in: Jawaher Abu Rahmah, 36 anni, è stata trasporta ieri all’ospedale di Ramallah dopo aver inalato quantità enormi di gas lacrimogeno durante la protesta settimanale a Bil’in ed è morta questa questa mattina per avvelenamento. Abu Rahma era la sorella di Bassem Abu Rahmah, anche lui ucciso durante una manifestazione pacifica a Bil’in il 17 aprile del 2009.I medici dell’ospedale di Ramallah hanno lottato invano tutta la notte per salvare la vita di Jawaher Abu Rahmah. A causa dell’inalazione di gas lacrimogeni ieri a Bil’in, Abu Rahmah è stata colpita da grave asfissia ed è stato trasportata all’ospedale di Ramallah già in stato di incoscienza. Le è stato diagnosticato un avvelenamento da gas lacrimogeno, e non ha risposto al trattamento. Jawaher Abu Rahma era la sorella di Bassem Abu Rahma, attivista di Bil’in ucciso il 17 aprile 2009 da una granata ad alta velocità di gas lacrimogeno nel corso di una manifestazione nel villaggio. Vedi il video della sua uccisione: http://www.youtube.com/watch?v=5yM9U2y-op4 Contatti per i media: Jonathan Pollak +972-54-632-7736 Mohammed Khatib, membro del Comitato Popolare di Bil’in questa mattina ha detto: “Siamo scioccati e furiosi per la brutalità di Israele, che ancora una volta è costata la vita ad una manifestante pacifica. Ma la risposta letale e disumana di Israele alla nostra lotta non vincerà. All’alba di un nuovo decennio, è arrivato il momento che il mondo ritenga Israele responsabile e ponga fine all’occupazione”. Adv. Michael Sfard, l’avvocato che rappresenta il villaggio in un ricorso contro il Muro ha aggiunto: “Il figlio è stato ucciso da un proiettile direttamente mirato, la figlia soffocata dal gas. Due manifestanti che si opponevano coraggiosamente ad un regime che uccide gli innocenti e non indaga i suoi criminali. Noi non taceremo, non ci arrenderemo, compiremo ogni tipo di sforzo fino a che i responsabili non saranno puniti. E lo saranno Press Release January 1, 2011″.

Le parole sono un’arma, come quella che usate contro chi crede nella Libertà. La guerra infinita che avete dichiarato a chi non si sottomette a un qualsivoglia Signore, del vostro impero, a me suona chiara. Non vado cercando mediazioni, pace e guerra, dialoghi inutili dietro a paramenti militari. In una prima giornata dell’anno 2011, sappiate che le vostre speranze, sono una trappola infame,  nel renderci buoni e zitte e siamo pronti a un doloroso riscatto scelto da noi, senza deleghe. Sono italiana, come  lo era Bartolomeo  Vanzetti,  non cerchiamo Sante ed Eroi. E già che ci siamo Evviva la Maria Goia!

Doriana Goracci

VIDEO FOTO E RIFERIMENTI SU
http://www.reset-italia.net/2011/01/01/la-subdola-pace-e-i-messaggi-del-1-gennaio-2011/

 

 


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