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2 Novembre 2010 18:29

Una repubblica fondata sul priapismo

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di Monica Lanfranco

 Forse domani Sakineh morirà: un dramma noto al mondo su chissà quanti sconosciuti (nell’impenetrabilità del sistema iraniano i casi analoghi potrebbero essere decine). E nemmeno ci si può consolare alla buona notizia, pur nelle ombre del sistema di potere brasiliano, della elezione di Dilma Rousseff,  né essere speranzose circa la prossima comparsa sulla scena politica e sindacale della prima donna segretaria nazionale del più grande sindacato italiano, Susanna Camusso. No, ancora delle miserie del Presidente del Consiglio tocca parlare e della sua ultima esternazione circa il valore di un uomo vero. “Sono fatto così da sempre, qualche volta mi capita di guardare in faccia una bella ragazza, ma è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay”. Sembra che, dopo un attimo di gelo, la platea del salone della moto di Rho abbia applaudito alla ‘battuta scherzosa’. 

Basta, viene da dire.    
“Berlusconi è drogato di viagra, un avanzo del maschio di prima del femminismo, un vecchio porcaccione di quelli che riempivano i bar di una volta; mi rammarico che esistano donne che per soldi sopportano il ribrezzo di fare orge con lui e suoi decrepiti complici. Berlusconi è anche il volto ripugnante della ricchezza che pretende di fare diventare legale ogni delitto, comprando donne, magistrati, politica e ricattando quelli che non ci stanno. I gay e le lesbiche di questo Paese rappresentano la moralità contro l'ipocrisia di chi fa i Family Day per compiacere preti spesso pedofili. E' ora di liberare l'Italia e ripristinare legalità e laicità, non aspettiamo un minuto di più” dichiara Cristina Gramolini della Segreteria Nazionale di ArciLesbica. Le reazioni di sdegno, schifo e raccapriccio sono moltissime, per fortuna, e si moltiplicano anche grazie alla potenza del web. 
Basta, sì. Ma non va sottovalutata l’importanza dell’impatto simbolico di questa ennesima uscita del premier, un uomo evidentemente fuori controllo ma non per questo meno amato, seguito, ammirato da una parte significativa del popolo italiano. Perché, come Lorella Zanardo affermava ieri a tarda sera nella trasmissione di Lerner sul caso Ruby e dintorni, l’impressione è che l’opinione pubblica non stia avendo quel sussulto di maturità e responsabilità che sarebbe necessario in un paese adulto e civile . Decenni di tv spazzatura, di reality claustrofobici, di macelleria pornografica, sessista e omofoba, non possono non avere sedimentato qualcosa di marcio e di pericoloso nei cervelli degli uomini e delle donne alle quali purtroppo così a lungo la tv ha parlato. Sono migliaia le giovani donne e uomini che si propongono ogni volta parte la chiamata di un programma spazzatura; sono milioni gli under 30 che si appassionano agli squallidi format pomeridiani che mettono in scena il mercato dei sentimenti e della ‘guerra tra i sessi’. Mancano, dallo schermo come a livello istituzionale, sociale, familiare, scolastico e formativo forti punti di riferimento maschili adulti, ed è quindi ovvio che l’unico simbolico assoluto e ipertrofico ad emergere sia quello di un uomo potente e indisturbato nel suo abusare, al quale quasi nessuno si oppone, che si auto assolve nel nome della sua granitica protervia: sono maschio e l’uomo è per natura cacciatore, incontinente sessualmente, un alfa comunque su donne e uomini orientati diversamente. Ma soprattutto è il prodotto stabile del patriarcato, immune ai processi di cambiamento della storia. In Italia, talvolta anche in conflitto con altri soggetti che lottavano per la giustizia e l’equità, sono state le donne dei movimenti di liberazione a offrire strumenti culturali e pratiche politiche condivise che hanno cambiato la storia, il costume, le leggi non solo a favore di loro stesse ma di tutte le persone. Oggi la violenza delle parole di un solo uomo, che diffonde odio e disprezzo contro le persone omosessuali, che paga minorenni e maggiorenni per confermare la propria sessualità e fuggire dal suo evidente terrore della vecchiaia e della morte è diventato anche un rischio per il paese, laddove si sa che c’è chi non aspetta altro per partire con campagne violente contro gay, lesbiche, migranti. Un paese europeo civile non può permettersi questo.   
 

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