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17 Settembre 2010 10:03

Una storia di ordinaria antimafia

349 visualizzazioni - 0 commenti

di Tonio Dell'Olio

Tutti sanno che in Italia vige un’ottima legge che prevede la confisca
e l’uso sociale dei beni acquisiti con proventi illeciti dai mafiosi.
Molti sanno che quella legge fu ottenuta grazie alla raccolta di un
milione di firme presentate al Parlamento da Libera che compiva così
il sogno che fu di Pio La Torre. Pochi sanno che il processo che va
dal sequestro alla confisca e dalla confisca alla destinazione
all’ente locale e da questo all’uso sociale, è irto di ostacoli e
difficoltà. Può succedere che un terreno confiscato a un esponente
della malavita continui ad essere coltivato dallo stesso sotto lo
sguardo distratto o complice di cittadini e istituzioni. Nei giorni
scorsi in alcune piazze d’Italia è stata distribuita l’uva “Un
grappolo di diritti”, raccolta su 4 ettari di terreno che un boss di
Cerignola (Foggia) continuava indisturbato a coltivare anche se
confiscato dal 2000. Una felice “congiuntura socio-istituzionale” tra
Libera, amministrazione comunale, prefettura, sindacati, agenzia per
la gestione dei beni confiscati, associazioni di categoria... hanno
consentito di raccogliere e distribuire l’uva che era stata coltivata
dal boss. Ultima annotazione: oltre ai volontari scortati dalle forze
dell’ordine, l’uva da tavola è stata raccolta da immigrati
regolarmente assunti. E questa vorremmo che non fosse una notizia.

http://www.peacelink.it/mosaico/a/32398.html

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