13 Settembre
Spero che siano sempre di più le persone che percepiscono l’attuale sistema dei partiti, la Casta dei politicanti e sindacati di mestiere, il monopolio della informazione, il finanziamento pubblico di partiti e giornali, come una cupola che opprime la democrazia, con costi economici altissimi, che non risolve alcun problema, che merita la progressiva astensione dalle urne (ormai arrivata al 40% dell’elettorato). E’ questo che andrebbe etichettato come fenomeno di “antipolitica”, invece che affibbiarlo a Grillo, in quanto questa politica degenerata, insieme alla caduta di ogni identità e di ogni valore, l’intreccio tra soldi affari e mezzi di comunicazione, associazioni segrete, Cricche, allontana le persone perbene da ogni partecipazione, anche dal voto. Aggrava molto la situazione il fatto che non vi sia una opposizione antagonista, con un programma o almeno un progetto riconoscibili, senza una prospettiva di alleanze (ogni giorno si fanno ipotesi differenti), circostanza che favorisce enormemente il “Caimano” che sa di trovarsi davanti al nulla, e può dedicarsi tranquillamente alla sua campagna acquisti per sostituire i finiani. Siamo di fronte ad una situazione bloccata, determinata dalla presenza di una nomenklatura politica ormai fuori dal tempo, che cerca solo di sopravvivere, che lascia la guida reale del paese alle forze economiche che si propongono un arretramento della condizione operaia a prima del ’68, con tagli alla spesa sociale, compreso scuola e ricerca scientifica. Il “governo del fare” fa solo tagli e si occupa di fare leggi per non mandare in galera il Caimano, mentre l’economia è lasciata a se stessa e sono gli industriali e Federmeccanica i nuovi legislatori. In Italia abbiamo una destra vera, ricca, proprietaria del 90% dei mezzi di comunicazione, proprietaria delle fabbriche e del sistema distributivo delle merci, capace di fare sistema e indurre esigenze e consumi, insomma tutto il potere è nelle sue mani. Ciò che manca totalmente alla nostra democrazia è la rappresentanza politica del lavoro subordinato, dei disoccupati, dei milioni di pensionati. Ai vecchi partiti va staccata la spina, così anche ai sindacati che ormai fiancheggiano i padroni, niente più voti e niente tesseramento. Una nuova opposizione e quindi una nuova classe dirigente, può nascere solo da un nuovo progetto che abbia come obiettivo di cambiare le regole del gioco. Abbiamo assistito in questi ultimi 15 anni ad una degenerazione della democrazia grazie ad un monopolio privato dei mezzi di comunicazione, a una legge elettorale a misura di CASTA, alla occupazione della RAI da parte dei partiti, agli attacchi contro i magistrati e contro la Costituzione, e al progetto secessionista della Lega Nord. E’ essenziale ed ineludibile, per rottamare i vecchi partiti, che a un fronte ampio di elettori sia data la possibilità di votare per un progetto di ritorno alla democrazia, con un programma chiaro e comprensibile, limitato alla riformulazione delle “REGOLE DEL GIOCO”, senza le quali la democrazia è una barzelletta e il potere assoluto è nelle mani del denaro e dei monopoli informativi. Per avere una possibilità di successo, fin da ora, sia in caso di elezioni anticipate che alla fine della legislatura, bisogna mettere nero su bianco “l’agenda rossa della democrazia e della legalità”, con i disegni di legge capaci di correggere le degenerazioni. Questo “fronte democratico” non deve diventare un partito, ma deve essere sciolto una volta ottenuto il risultato voluto. In questi giorni il “Fatto Quotidiano” pubblica in forma giuridica delle proposte di legge per limitare la corruzione. Iniziativa lodevole per noi abituati ad ascoltare i politicanti che restano sempre nel generico e nell’inafferrabile, ma non ci dice questo giornale su quali gambe dovrebbe camminare l’iter di queste leggi. Movimenti, girotondi, popolo viola, grillino, e tutta la galassia frantumata delle persone che sognano una democrazia compiuta, devono trovare un momento di sintesi elettorale sulle “regole del gioco”, altrimenti spariranno nel limbo della impotenza e marginalità. Non ci interessano i leader, ma bisogna ispirarsi a quel movimento spontaneo che si è costituito dal nulla e ha raccolto un milione e quattrocentomila firme contro la privatizzazione dell’acqua. Ricordiamo agli scettici di professione che il partito radicale, con l’uno per cento dei voti, innescò e guidò la conquista di divorzio e aborto nel paese più cattolico d’Europa. Naturalmente, prima di stendere in forma giuridica una legge, che non tutti sono in grado di comprendere, è giusto farne una sintesi, diciamo letteraria, con cui comunicare con l’elettorato. -Nuova legge elettorale: il primo punto deve riguardare il “conflitto di interesse” e la “par condicio”, dove si stabilisce categoricamente che il cittadino proprietario (direttamente o indirettamente) di un solo mezzo di informazione (giornali, riviste, televisioni, radio, case editrici), locale o nazionale, è ineleggibile, in quanto avvantaggiato in modo decisivo rispetto agli avversari. -Per un Parlamento “pulito”, contro personaggi come Dell’Utri che ha dichiarato di essere entrato in politica per non finire in galera, va abolito ogni tipo di immunità parlamentare, nessun pregiudicato può essere eletto in Parlamento (al pari di quanto già avviene nel pubblico impiego), la magistratura non deve chiedere alcun permesso per inquisire o processare i membri del Parlamento (dal premier all’ultimo deputato) e l’inquisito non può eccepire alcun “legittimo impedimento”, si deve far processare e basta. -Va ripristinato il voto di preferenza, sia che si adotti il sistema uninominale maggioritario, sia che si scelga il sistema proporzionale alla tedesca. -Va abolito ogni tipo di finanziamento pubblico ai partiti e alla loro editoria, poiché questi ingenti mezzi danno grande vantaggio a chi è già in politica e rendono difficile l’emergere di nuove aggregazioni politiche. -La regola “anticasta”: nessuno è rieleggibile dopo due legislature -Il duopolio RAI-Mediaset, visto come è stato usato per arrivare e mantenere il potere politico, va ridimensionato, e nessun operatore di comunicazione può possedere più di una rete nazionale. In parole povere la RAI deve vendere due reti e così Mediaset. -La Rai per di più, avendo dimostrato di non essere servizio pubblico, ma servizio ai partiti, deve essere riformata, abolendo la pubblicità e affidando ai cittadini (canone pagato alla mano) l’elezione del Presidente, con ogni potere, in concomitanza con le elezioni politiche, da scegliere tra personalità assolutamente indipendenti, per la durata di 5 anni, non rieleggibile dopo due mandati, revocabile solo dal Presidente della Repubblica per gravi motivi. -E’ anche urgente garantire la partecipazione dei cittadini alla formazione delle leggi attraverso l’istituzione del Referendum Propositivo, anche a livello regionale e comunale, dove i cittadini possano far diventare leggi i loro bisogni più acuti, ignorati dal sistema partitocratico. -Abolizione del “quorum” del 50% di partecipazione ai Referendum (sia propositivi che abrogativi), visto che per le elezioni generali non vi è alcuna norma che invalidi le elezioni se più del 50% degli aventi diritto non va a votare. Credo che su queste regole, indispensabili ed elementari per riportarci in democrazia, si potrebbe coagulare un ampio fronte civile in grado di presentarsi alle elezioni che può costringere il Parlamento a legiferare per ripristinare democrazia e legalità. Avremo contro tutto il sistema dei partiti, i sindacati,il Vaticano, ma la misura è colma ed è ora che i sudditi diventino protagonisti con idee, iniziative, partecipazione, autogestione, contro la vera antipolitica che oggi domina. Paolo De Gregorio
15 Settembre
Proposte sicuramente valide ma ampiamente insufficienti per cambiare definitivamente la rotta. La questione non è soltanto politica ma anche, sociale, economica ed ambientale. Inoltre, bisogna evitare di credere che la politica sia così determinante nel ns paese. Le vere scelte, quelle cruciali che condizionano la ns vita attuale e futura vengono prese non a Roma, ma bensì nei salotti delle persone e dei gruppi che controllano l'economia e la finanza di questo paese. A titolo di esempio, il consiglio di amministrazione di un gruppo bancario è infinitamente più potente di un partito e/o del suo segretario! Quindi, ben vengano le proposte di modifica sul piano politico, ma bisogna anche operare simultaneamente su altri piani più determinanti. E' quella che io chiamo la strategia dei quattro pilastri che deve cominciare a concretizzarsi in una dimensione locale, per poi estendersi a macchia d'olio a livello nazionale: democrazia diretta e partecipativa, decrescita, business sociale e coinvolgimento crescente ed incisivo delle donne in tutti i processi di cambiamento sociale e politico del paese. Se vuoi approfondire il discorso, non esitare a contattarmi. Un caro saluto. Yvan Rettore
Yvan Rettore
16 Settembre 2010 16:32
Facciamoci promotori delle proposte di Paolo. Anche per me sono le priorità su cui convergere, senza cadere nel tranello di dover a tutti i costi trovare l'accordo su qualsiasi cosa, dalle unioni di fatto ai microsistemi. Abbiamo bisogno di un vasto movimento popolare in grado di estirpare quel cancro che sta truffando la nazione e che si chiama "partitocrazia".
Massimiliano Bartocci