22 Gennaio
Siamo all'arrivo. A me fa impressione perchè sembra che "l'autore", Fedemast,non sia mai partito dall'Italia e invece ci sta a Port-au Prince con tutte le scarpe il cervello e il cuore. Rimaniamo seri: cosa ci importa di che di cosa e di chi, qui noi italiani brava gente?
Infanzia negata? Si, viene da Skopje la notizia che " un bimbo di 9 anni è diventato il più giovane ingegnere di Microsoft System. Marko, macedone, ha superato tutti gli esami richiesti in Slovenia, dove sta trattando per un progetto di lezioni in formato Full HD che prevede una produzione in inglese ad uso degli studenti interessati in tutto il mondo". Sono certa che questa notizia volerà sul mondo web, è già volata.A margine una risposta-richiesta di Medici Senza Frontiere.
Io continuo a fare " questo" Ponte.Ho messo RadicalShock nel titolo, così chi si schifa, salta: Quelli che benpensano...
http://www.youtube.com/watch?v=cI4sFZ_Y0Fs
Doriana Goracci
http://www.reset-italia.net/2010/01/22/port-au-prince-larrivo-da-radicalshock/
24 Gennaio
Mi è capitato di ascoltare Cristiano Malgioglio esprimere il suo rammarico, perchè anche lui "conosce Thaiti", ci andò a trovare Marlon Brando. E Vittorio Sgarbi, presente in studio, di solito così sollecito a sanzionare anche i più lievi errori di chi per lui è nemico politico, stava buono come un agnellino. Schifo.
carmen
23 Gennaio
Per non invadere ulteriormente vi invio quanto scritto stamattina 4 romani a Port Au Prince e i bambini sotto le macerie e fresco fresco come l'acqua, (non posso fare un altro articolo...) quello che giunge in tempo reale da Federico Mastrogiovanni http://www.reset-italia.net/2010/01/23/4-romani-a-port-au-prince-e-i-bambini-sotto-le-macerie/ Port au Prince Acqua "Mi piacerebbe ora soffermarmi sul concetto di acqua. mi pare uno dei temi centrali della situazione. Innanzi tutto va detto che apprezzo il modo dei centomilioni di marines, atterrati tra un hercules e l’altro all’aeroporto occupato militarmente di Port au Prince, di affrontare la questione. La gente ha bisogno di damangiare e dabere e te arrivi coi carrarmati e i fucili da guerra. Un po’ come se a uno che c’ha la dissenteria, per dargli una mano, gli dai una sega a nastro. che cazzo ce fa non si sa, però è una risposta creativa, questo tocca ammetterlo. Lungi da me voler fare polemica coi “corpi di peacekeeping” che sono i buoni e vengono a portare la pace. Lo dice la parola stessa. L’unica cosa è che mi sa che non si so accorti, nella loro immensa solidarietà, che ad Haiti non ci sta la guerra, ma una tragedia umanitaria, ma ovviamente non è nemmeno il caso di spaccare il capello in quattro. Tornando all’acqua, diciamo che già di per sé qua in Haiti non è che abbondasse l’acqua potabile pulita, dato che è pratica abbastanza comune, sciocchi selvaggi, direte voi, bere un liquido grigiastro di dubbia provenienza, che non definirei proprio potabile a una prima occhiata. Ecco, ora con quei 40 gradi belli umidi e un terremoto sul groppone che ti ha sbragato via tutto si pone abbastanza imperativo il problema di dove cazzo andare a prendere l’acqua. Mi pongo la questione sorseggiando acqua potabile dei lavandini del centro operativo dell’ONU, che cià pure le docce, circondato da funzionari di tutte le possibili agenzie dell’ONU che bevono il tè e fanno importantissimi briefing su come fare la distribuzione, mentre intanto i giaigió americani gli scippano l’aeroporto e fanno sbarcare miliardi di militi per dare aiuti umanitari ai disgraziati. Dopo sei briefing viene fuori che la gente ha bisogno di acqua. è proprio un fatto accertato. Tocca fare qualcosa. Ora si prepara un briefing per capire come affrontare l’emergenza. Ieri avevamo incrociato un’autobotte anarchica che è partita nottetempo da Santo Domingo. Oh, noi non abbiamo chiesto il permesso a nessuno, dice il trasportatore, siamo partiti perché qua se morono de sete, poi se quelli dell’ONU ce dicono qualcosa sticazzi, intanto j’amo portato l’acqua, o sbaglio? Nono non sbagli per niente. Noi moschettieri con la nostra razione d’acqua da mezzo litro in borsa ci aggiriamo come cani per le strade affollate e imbattendoci nell’autobotte ci rendiamo conto che tra qualche giorno, se gli aiuti non si sbrigano, sarà una tragedia. Tanto per cambiare. Parlando con un’amabile e bionda dottora americana della Florida che è venuta a amputare arti ad Haiti, la pratica più comune tra i suoi colleghi che si trovano davanti fratture esposte incancrenite come se piovesse e hanno a disposizione solo cartone e garza per ingessare o le seghe circolari di prima per amputare, discuto sul problema malattie, e lei sostiene che no, non c’è un vero pericolo epidemie. Certo, a meno che la gente non si metta a bere l’acqua infetta inquinata da monnezza e liquidi corporei fuoriusciti dai cadaveri. La guardo basito. Ma cosa cazzo credi che stia facendo la gente lì fuori? Ah, dice lei, magari gli haitiani lo fanno che c’entra? Ah, scusa infatti sono una minoranza gli haitiani che stanno terremotati ad Haiti. Scusa, so stronzo io! Proseguiamo il nostro giro turistico accompagnati dall’instancabile Vi, che guida come un forsennato suonando il clacson e dicendo cose incomprensibili. Di ritorno alla base a casa di Fiammetta ci fermiamo a salutare la numerosa famiglia di Vi, che sta accampata al buio pesto della sera su dei materassi fuori di casa, che non è venuta giù. Loro cantano stasera. E Roberto, un parente di Vi che ha vissuto a Santo Domingo e parla spagnolo, ci invita a cantare con loro. Tira fuori una chitarra e una tastiera a batteria coi tasti che si illuminano quando li suoni. Si esibisce nei pezzi che ha scritto. Inni pop a dio e a gesù, contro satana. Ha una bella voce e ricorda un po’ un Ben Harper haitiano. Noi cantiamo insieme a lui e alla sua famiglia. Ci viene chiesto di suonare pure noi qualcosa per loro. Sguardo fuori campo. L’unico che sa suonare è il Principe, uomo pieno di risorse. Quindi je partimo col repertorio classico dell’italiano all’estero: Battisti, De Gregori, Paolo Conte e Rino Gaetano. Io e il Cuttica ci esibiamo come duo vocale degno di Amici di mariadefilippi. Unica pecca i testi delle canzoni, mai completi, quindi daje de nananananana, ma gli haitiani sembrano non accorgersene e apprezzano lo sforzo. La notte torna a calare sulle calde giornate haitiane e noi ci buttiamo di nuovo sul pavimento duro ma antisisma del giardino di Fiammetta. Sognamo fiumi in piena e haitiani che fanno briefing su come salvare l’anima del personale ONU e dei marines.
dg
22 Gennaio
Aggiungo al testo quanto non è stato copiato e mi scuso per gli errori...ma non è un buon momento tra me e il pc. *A una settimana dal terremoto che ha devastato l’isola*, le équipes di Medici senza Frontiere a Port-au-Prince sono ancora sotto grande pressione, *continuano a fornire cure d’emergenza al maggior numero di persone possibile* e a cercare altre strutture che possano essere utilizzate come sale operatorie. *Ecco cosa abbiamo potuto fare* nei primi 6 giorni dal terremoto *grazie alla generosità di migliaia di persone*. abbiamo *curato oltre 3.000* feriti ed *effettuato oltre 400 interventi chirurgici* siamo presenti con *oltre 650 operatori umanitari* abbiamo inviato *135 tonnellate di materiale medico e generi di primo soccorso* al più presto sarà operativo un *ospedale gonfiabile con 2 sale operatorie e 100 posti letto*. Il nostro personale medico afferma di non avere mai visto un numero così elevato di ferite gravi. *Dobbiamo continuare a lavorare, ad inviare personale medico specializzato, fornire cibo, acqua potabile, materiale igienico-sanitario e rifugi da campo*. *Per tutto questo abbiamo bisogno del Suo aiuto. Dona ora al ‘Fondo Emergenze’ di Medici Senza Frontiere. *Grazie per il suo sostegno concreto. Valentina Rosa Direttore Raccolta Fondi Medici senza Frontiere
Doriana Goracci
25 Gennaio 2010 02:16
Carmen dove ho potuto ho trascritto il tuo commento. Grazie!
Doriana Goracci