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11 Gennaio 2010 10:13

E il primo marzo sciopero generale (organizzato su internet)

1543 visualizzazioni - 4 commenti

di Riccardo Orioles

"Vediamo cosa succede se per un giorno noi non lavoriamo”. Sono le antiche parole del movimento operaio, quelle che prima o poi vengono in mente ai poveri stanchi di prendere bastonate. Adesso, sono gli immigrati a dirlo. I primi di loro cominciano a organizzarsi. Diamogli una mano"
 
Sarà il primo marzo il primo sciopero organizzato in internet in Italia. Sarà uno sciopero importante, uno sciopero che non s'era visto prima e che però era nell'aria da diversi anni: lo sciopero dei lavoratori immigrati. “Ventiquattr'ore senza di noi”, l'hanno chiamato le promotrici. Di cui bisogna subito dare i nomi, che probabilmente resteranno nella storia: Stefania Ragusa, Daimarely Quintero,  Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani:  secondo le mummie  una “italiana” e tre “straniere”, in realtà quattro italiane nuove, di cui non conta più tanto la razza e il nome: come in America, per capirci.
 “La società vive col lavoro di migliaia di stranieri. L'Italia collasserebbe subito senza di loro. E'venuto il momento di farlo capire a tutti.  Vediamo che cosa succede se per un giorno noi non lavoriamo”. Non è n'idea originale, d'accordo. E' semplicemente l'idea del vecchio socialismo, del movimento operaio. Allora ha funzionato.
Migliaia e migliaia di iscritti su Facebook (“Primo marzo 2010”), comitati locali dappertutto, un primo  coordinamento nazionale. Come i Viola (e prima ancora il Rita Express), ma più preciso e più mirato. Tre anni dal Rita Express, un paio di mesi dai Viola. Le cose vanno in fretta, di questi tempi.
“Certo, non molti lavoratori immigrati hanno internete; ma li contatteremo lo stesso; e molti ufficialmente non lavorano, o sono in nero, o non possono permettersi di alzare la voce; ma penseremo anche a loro. Anche uno sciopero degli acquisti può servire.
Che altro? Aiutiamoli - ma c'è bisogno di dirlo? - con tutte le nostre forze e con tutto il cuore.
Info: primomarzo2010@gmail.com
* * *
Già, e poi dovremmo parlare degli altri, dei poveri “italiani” selvaggi (a Rosarno come a Verona), di quelli che ormai non sono più italiani da un pezzo ma semplice white trash, come in Alabama.  Non abbiamo molto da dirgli, salvo che ci dispiace per loro, e che ci vergognamo per loro, ma che non intendiamo assolutamente pagare per loro, sprofondare nella cloaca insieme a loro. Non sono più calabresi, non siciliani, non sono affatto , non sono niente. Sono solo una povera morchia umana, la vittima più vittima del razzismo (gli schiavi si liberano, ma chi si crede padrone non si libera mai), che ormai costituisce una zavorra per il Paese.
Questa zavorra, questo dieci per cento del paese, ha un suo governo ufficiale e un suo governo di fatto. Quest'ultimo, è evidentissimo, si chiama mafia, 'ndrangheta e camorra. Non può essere più combattuto con mezzi normali.
Il governo ufficiale vorrebbe rozzamente servirsene, ma ne viene usato. La 'ndrangheta che prende in mano il potere, che esercita funzioni di polizia, che indice i pogrom (l'aveva già fatto la camorra a Napoli, contro i rom: e col plauso di Bossi) non può essere combattuta con mezzi democratici. Finché si scherza si scherza, ma ora si è davvero andati troppo oltre.
E' bene che il governo vi rifletta, perché la corda è stata tirata abbastanza. O si ricostituisce un governo, o si fa appello ai paesi civili (Rosarno povrebbe essere presidiata dalle forze dell'Onu, come l'Uganda), o gli italiani prenderanno  in mano la situazione.
 
Le parole “italiani” e “patria”,  che noi  usiamo raramente e con pudore, cominciano a chiedere prepotentemente d'essere pronunciate e messe in pratica, come nel '43. Beppe Sini, in queste ultime pagine, parla di insurrezione e, da buon pacifista, aggiunge “nonviolenta”: ma non tutti possono essere sempre pacifisti.
Per intanto chiediamo a quanti hanno funzioni di responsabilità civile e militare – funzioni che hanno assunto con giuramento – di riflettere profondamente su quel che è oggi, e quel che potrebbe essere domani, il loro dovere di cittadini fedeli all'Italia e al giuramento prestato.

COMMENTI

17 Gennaio 2010 15:09

Finalmente. Uno sciopero generale dei migranti darà la possibilità a tutti di partecipare al loro fianco a manifestazioni importanti per lo sviluppo culturale della società. Che ne dite di organizzare qualcosa in provincia di Venezia ed esattamente a Jesolo ? Da anni in questa località balneare stiamo portando avanti lotte di base insieme ai migranti; abbiamo detto no alle chiavi della città date ad Haider, abbiamo detto no allo sfruttamento e si al loro diritto di festeggiare le loro ricorrenze religiose, ed ancora no alle ronde. Uno sciopero con manifestazione sarebbe importante farlo proprio a Jesolo. Qualcuno da la propria adesione ?Prendiamo contatto su Arcoiris. Ciao da Salvatore

salvatore

13 Gennaio 2010 18:04

Al centro dell'azione l'uomo ,la dignità per ogni persona umana,umanamente agire per la riaffermazione dei diritti che cercano di sottrarci o addirittura di farci avvertire quasi fossero privilegi. PENSIERO E AZIONE,libertà è partecipazione.

antonio piarulli

13 Gennaio 2010 17:27

Mi vergogno di essere italiano, sono al loro fianco da sempre. Il 1 marzo ci sarò.Organizzatevi nel migliore dei modi, è la sola strada per far rispettare i Vostri diritti. A Cento FE. c'è un coordinamento? Se non c'è in quale citta c'è, Ferrara, Bologna, Modena. Grazie per L'informazione.

Raffaele Govoni

13 Gennaio 2010 11:08

Io sono per la difesa della causa degli emigrati. Quello a cui si assiste e' uno scempio, una vergogna per ogni essere umano. Io sono con loro!

paola

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