315 utenti


Libri.itGLI INSETTI vol. 2BELLA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINIEDMONDO E LA SUA CUCCIALA REGINA DELLE NIAGARA FALLSIL VIAGGIO DELLA MADREPERLA 3 – L’OMBRA DELLE PIETRE
Emergency

Fai un link ad Arcoiris Tv

Fai un link ad Arcoiris Tv

Utilizza uno dei nostri banner!












Lettere ad Arcoiris

inviaci le tue opinioni, riflessioni, segnalazioni

Per inviare un lettera ad ArcoirisTV, riempi i campi sottostanti e clicca su "Invia". Se è la prima volta che scrivi, riceverai una email con un link ad una pagina che dovrai visitare per far sì che le tue lettere vengano sempre pubblicate automaticamente.

Informativa privacy

L’invio della "Lettera ad Arcoiris" richiede l’inserimento del valido indirizzo email del utente. Questo indirizzo viene conservato da ArcoirisTV, non viene reso pubblico, non viene usato per altri scopi e non viene comunicato ai terzi senza il preventivo consenso del utente.

maggiori info: Privacy policy

3 Gennaio 2010 15:59

La vera faccia di Álvaro Uribe: far crescere la disuguaglianza in Colombia

861 visualizzazioni - 0 commenti

di NADiRinforma

Mentre la Colombia è da mesi soffocata dal dibattito sulla ri-rielezione di Álvaro Uribe (per permettere la prima i voti furono comprati in parlamento e per la seconda si cercano ancora soluzioni) e altrimenti si parla di lotta al terrorismo (un altro jolly per non parlare di cose serie), secondo il più importante Centro di Ricerche sullo Sviluppo del paese la vera essenza dell’uribismo è un modello neoliberale fallimentare che ha avuto e ha come unico obbiettivo concentrare la ricchezza aumentando la diseguaglianza come mai era successo nella storia del paese. Oggi la Colombia, secondo l’indice Gini, è di nuovo il paese più ingiusto del continente. Nella Colombia di Uribe “le classi abbienti hanno comprato come non mai automobili, elettrodomestici, prodotti di lusso e hanno potuto viaggiare all’estero” e in anni di grazia come il 2007 il PIL è cresciuto del 7% con una prestazione simile a quella dei paesi integrazionisti. Tanto bastava per il complesso disinformativo industriale dei grandi media, anche italiani per quel poco che si occupano del paese, per parlare di “miracolo colombiano”. Ma dietro la facciata di quel PIL in crescita tutti gli indicatori sulla disuguaglianza sono peggiorati spingendo le classi medie verso la precarietà (laddove è noto che l’insicurezza crea consenso verso gli “uomini forti” come Uribe) e verso la povertà e i poveri verso l’indigenza. Lo conferma un importante studio dell’Università Nazionale di Colombia con il suo Centro di Ricerche sullo Sviluppo (CID). Per Ricardo Bonilla del CID: “le classi medie come quelle basse hanno visto costantemente precarizzare le loro fonti di ingresso. Ciò ha fatto sì che la loro capacità di consumo si riducesse al minimo indispensabile”.

L’indice Gini, dallo statistico italiano Corradi Gini, e che tuttora viene utilizzato dalle Nazioni Unite per misurare la disuguaglianza sociale nelle nazioni testimonia come le politiche neoliberali di Uribe abbiano portato la Colombia a superare i paesi più ingiusti del Continente, la Bolivia e Haiti, e a essere seconda solo a pochi paesi africani per ingiustizia sociale. “Oggi in Colombia –prosegue il rapporto ignorato ovviamente dai grandi media internazionali, nonostante abbia suscitato dibattito nel paese- il lavoro dipendente e salariato sta scomparendo, sostituito dall’aumento del bracciantato nelle campagne e dal lavoro informale e per conto proprio”. In particolare nell’interno (lasciando da parte in questa sede temi pur fondamentali come paramilitarismo e narcotraffico) il cosiddetto “uribismo rurale” ha di fatto impedito ai piccoli coltivatori l’accesso al credito. Le banche concentrano l’80% del credito al 20% di grandi proprietari agroindustriali e solo il 20% all’80% di piccoli produttori. Si configura così un altro dei fenomeni che (manu militari con gli squadroni della morte paramilitari e negando il credito con il sistema bancario) ha concentrato negli anni di Uribe nelle mani dell’agroindustria quasi dieci milioni di ettari di terra in più sottraendoli ai piccoli coltivatori spinti al bracciantato, all’emigrazione o peggio. Il risultato è che oggi nelle campagne il 65% della popolazione è povera e il 35% indigente, ovvero non riesce a nutrirsi a sufficienza. Tutto ciò ha due principali conseguenze nefaste: da un lato il 20% della popolazione di un paese di 43 milioni di abitanti (come la Spagna o la Polonia) concentra il 62% dei consumi. Dall’altro oramai solo un terzo dei 18 milioni di lavoratori attivi beneficia di regimi tipici dello stato di diritto quali servizi di salute, pensioni, assegni familiari e assicurativi. Tutto ciò ha portato la Colombia su di un cammino completamente opposto a quello intrapreso dai paesi integrazionisti in tema di lotta alla disuguaglianza e di inclusione sociale (si veda il caso del Brasile). Oggi, visti i dati ancora più terribili delle campagne, il 46% dei colombiani è povero e il 18% indigente. Nel primo numero del 2010 la bibbia del neoliberismo, il settimanale “The Economist”, ha sconsigliato Uribe dal ricandidarsi il prossimo 30 maggio. Ovviamente lo ha fatto senza mettere in discussione il sistema (e ovviamente senza preoccuparsi della povertà o dell’ingiustizia sociale), ma ha opposto due critiche pienamente condivisibili. Da un lato ha scritto che oggi, per la cattiva volontà di Uribe di riformare le leggi sul lavoro, i giovani colombiani non hanno praticamente alternative al lavoro informale (che non è lo stesso che flessibile). Dall’altro il settimanale inglese considera che Uribe non possa riformare “in buona fede” il sistema giudiziario. In conclusione per “The Economist” Uribe non può ingessare il dibattito sul solo tema della sua rielezione. Quello del settimanale inglese è un non argomento perché i colombiani non tornino a votare Uribe. Un non argomento che, come sempre, serve a non fare i conti col fallimento del modello neoliberale che nei paesi latinoamericani lontani dalla svolta integrazionista (Colombia, Messico e Perù innanzitutto) continua a mietere vittime ogni giorno.
Sabato 02 Gennaio 2010

http://www.facebook.com/home.php?#/notes.php?id=89068446051

COMMENTA