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25 Aprile 2009 11:55

liberazione sì, ma dal 25 aprile

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di Fausto Carratu'

liberazione sì, ma dal 25 aprile 1. 25 aprile, festa dell'ipocrisia il presidente della Repubblica in carica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato che la giornata del 25 aprile "deve" unire tutti gli italiani. Se si fosse riferito alla festa della Repubblica del 2 giugno avrebbe detto che "unisce" e basta, senza quell'improvvido e rivelatore "deve". Infatti in quel "dovere" c'è tutta la ipocrisia di una festa che gran parte dell'Italia non ha mai capito, giustificato o amato, se non per l'innegabile vantaggio di fruire del giorno di ferie. Nessuno festeggerebbe la morte del nonno, pure se la sua dipartita liberasse una enorme eredità. Lo stesso vale per l'Italia. Ogni persona dotata di ratio sa che l'Italia è uscita dalla esperienza del fascismo e della seconda guerra mondiale come nazione sconfitta. E per una nazione sconfitta, passare alla celebrazione di vittorie o di liberazioni è casa da folli o da voltagabbana. Se poi all'interno di quella sconfitta, ne è uscito un risultato positivo, quello della fine di una dittatura, questo non può mai arrivare a giustificare una celebrazione di distruzioni, lutti e violenze, con moltissime città italiane distrutte o semidistrutte dai bombardamenti dei "liberatori", donne violentate dal "liberatore" ("la "ciociara" di Moravia), centinaia di migliaia di italiani morti sotto le bombe "liberatrici". Per queste elementari ragioni, siamo da sempre restii a festeggiare il 25 aprile, anzi favorevoli alla soppressione di una ricorrenza festa che sistematicamente divide gli italiani e che rende nella sostanza dittatoriali gli obblighi alla unità. Mentre si dà a vedere di condannare una dittatura, di fatto si procede a metodi dittatoriali. Cancelliamo il 25 aprile e festeggiamo una sola ed inequivoca festa, quella della Repubblica, del 2 giugno. In questa gli italiani si riconoscono spontaneamente, senza obblighi alla celebrazione. 2. liberazione? la mafia la festeggiò per prima tutti gli storici sanno che quando gli alleati sbarcarono in Sicilia, mentre Mussolini tuonava che non avrebbero superato la famosa "battigia", a riceverli sventolando fazzoletti bianchi c'era la folla dei siculi adeguatamente "preparati" dalla mafia italo-americana. La prima liberazione fu festeggiata dalla mafia, che ne avrebbe goduti i frutti per decenni e decenni... 3. basta con la ignobile equiparazione insita nell'espressione "nazifascismo" Napolitano, da ex pluridecennale esponente del vecchio Pci, dovrebbe per onestà essere l'ultima persona al mondo a ripetere il ritornello spudorato del nazifascismo. Sappiamo bene che i libri di storia, per decenni revisionati dalla pratica comunista della manipolazione, hanno taciuto o messo in ombra la prima alleanza nazicomunista che ha scatenato la seconda guerra mondiale. Quando i compagni di merende Hitler e Stalin si spartivano la Polonia, per occupare successivamente Francia, paesi baltici e Finlandia, Mussolini e il tanto bistrattato fascismo se ne stavano ancora lontani dalla guerra, come lo spagnolo Franco. Anzi furono proprio quelle vittorie nazicomunista e quella impensabile alleanza nazicomunista ad indurre Mussolini ad entrare furbescamente in una guerra che sembrava al termine. Se Stalin ed il comunismo mondiale si trovarono dalla parte della libertà non fu per comunanza di geni ideologici, come la successiva storia del '900 doveva abbondantemente dimostrare, ma solo per la logica dell'"obtorto collo". L'URSS fu invasa dal folle alleato di ieri e fu giocoforza indotta a schierarsi dalla parte delle odiate democrazie occidentali... La innaturalità dell'alleanza tra Urss e occidentali ebbe modo di evidenziarsi con la sequela di occupazioni militari ed ai colpi di stato, non esenti da odiosi e clamorosi assassinii politici, con cui i sovietici ed i suoi collaborazionisti interni ai singoli paesi, presero possesso dei paesi dell'est europeo, imponendo loro una dittatura che sarebbe durata per mezzo secolo. E in Italia? 4. Ma quale "liberazione partigiana"! grazie a Giampaolo Pansa in Italia sarebbe successo quello che era successo nei paesi dell'est, se varie ragioni storiche non la salvarono con la spartizione di Yalta. E qui si innesta la grande riserva sull'operato della Resistenza italiana. Chiedetelo al povero fratello di Pierpaolo Pasolini, massacrato da compagni "rossi", insieme agli altri partigiani della sua brigata, solo perchè "bianchi", ossia non filosovietici... L'Italia per decenni ha vissuto sotto la neanche troppo larvata minaccia della "rivoluzione" comunista, da cui la salvò anche la scelta di campo di Palmiro Togliatti, che aveva personalmente sperimentato sulla propria pelle e quella dei suoi familiari metodi e lealtà comunisti in uso presso i compagni sovietici. La Resistenza porta dentro di sè troppe zone d'ombra, per usare un termine eufemistico. Oggi finalmente il velo di ipocrisia che ha avvolto quella vicenda va scomparendo e dopo di noi il grande, meritevolissimo Giampaolo Pansa ha posto il semplice ed elementare dilemma: come celebrare un movimento, quello partigiano, e con esso quella Resistenza" che per il 60% dei suoi aderenti avrebbe dovuto "liberarci" dalla dittatura fascista per passare sotto una dittatura comunista? 5.resistere, resistere, resistere, contro la persistente distorsione storica da anni i nostri lettori ci seguono nel faticosissimo progetto di smuovere l'Italia dalle sabbie dei suoi numerosi e non più tollerabili bigottismi. Tra questi c'è l'immenso apparato di un ipocrisia dura a morire, quella che sottrae da decenni il fascismo ad una onesta analisi storica, seria e laica (alla Renzo De Felice, per intenderci), scontrandosi con la ancora una volta ipocrita obbiezione secondo cui storia onesta e seria equivale a revisionismo. Ma noi non demordiamo. Abbiamo a suo tempo lanciato un sasso che molti ricorderanno, dichiarando che il massiccio e duraturo stordimento ideologico che ha pervaso l'intero secolo XX è stato determinato dall'immeritato successo registrata da una teoria infantile come quella marxista, tanto lontana dalla teoria marxiana da indurre lo stesso Marx a dichiarare per iscritto un inevitabile quanto onesto "je ne suis pas marxiste" nell'istante in cui si rese conto della deriva infantilmente rivoluzionaria in cui la sua dottrina socioeconomica rischiava di finire. Nel nostro intervento abbiamo sostenuto che le varie dittature europee della prima metà del '900 vanno inquandrate e lette all'interno di quell'imbigottimento ideologico che esplose con la rivoluzione bolscevica nel 1918 e durò per ben 70 anni. Di quell'oscurantismo ideologico il fascismo costituì un innegabile "regalo", prodotto degli eccessi socialcomunisti registrati nel primo ventennio del '900, documentati in modo coraggioso ed eccellente da Giampaolo Pansa ("I fuochi nella notte"). Quegli eccessi produssero il terreno fertile per la instaurazione di varie dittature di destra in Europa. Quegli eccessi non nascono da una nostra opinione, che molti si affretterebbero a definire discutibile, ma dalle ammissioni di un signore che risponde nientemeno che al nome di Palmiro Togliatti. Costui, negli anni '50, ammise che nei primi anni del '900 i partiti socialisti si erano resi colpevoli di "eccessi". Per dirlo lui, possiamo ben immaginare la natura e l'entità di quegli avvenimenti. E la fisica insegna che ad ogni azione (in questo caso l'"eccesso" socialista) corrisponde sempre un'azione uguale e contraria (fascismo, nazismo, franchismo, ecc). 6. IL comunismo ha dichiarato bancarotta. Ma chi se ne accorge? e la menzogna continua... lo abbiamo già sottolineato in passato. Il XX secolo si è concluso con la fallimentare bancarotta di una ideologia che per l'intero secolo aveva condizionato ed imposto le sue ragioni. ma la cosa inconcepibile è che tutti vivono, parlano, dibattono, come se quel cataclisma non fosse mai avvenuto. In Italia, qualche minus habens pensa addirittura di "rifondare" il comunismo... Ma persino persone di sicura formazione democratica, come il buon Francescani, pare non rendersi conto della questione, invitando a considerare la Resistenza la madre della nostra Carta Costituzionale. Per nostra fortuna così non è...Avremmo dovuto rinviare la festa della liberazione di decenni, al 1980... Roma 25 aprile 2009 Fausto Carratu'

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