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20 Aprile 2009 12:11

Maurizio Chierici: Barak o Fidel alla Casa Bianca ?

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di Maurizio Chierici

E’ il paradosso distribuito ai giornali dallo scrittore Norberto Fuentes, esiliato a Miami. In Italia lo pubblica “ La Repubblica “. Mentre i presidenti delle due americhe chiedono a Obama di cancellare l’esclusione cubana, i transfughi dall’Avana si preoccupano che crolli il muro dell’embargo, simbolo e rottame del passato dopo la liberalizzazione di viaggi, rimesse e rapporti commerciali annunciata da Washington. Il Vertice delle Americhe apre un dialogo con tante spine, ma è il primo filo dopo 50 anni di porte in faccia. E l’anticastrismo si spaventa. In pericolo la professione protetta dai vecchi dipartimenti di stato. Stipendi di radio e tele Marti, giornalisti infilati in giornali e Tv: El Herald di Miami ne licenzia tre appena li scopre dipendenti del governo Bush. In pericolo le fondazioni milionarie tenute in vita dalle casse repubblicane: indagano, analizzano, raccolgono proteste, documentano gli abusi del regime. Non c’è bisogno di inventare eppure inventano: devono sbarcare il lunario. L’apertura di Obama li lascia disoccupati. Penne eleganti in prima linea per seminare dubbi. Una tragedia illudersi: dove andranno gli Stati Uniti se il nuovo presidente trova un accordo coi fratelli Castro ? Gli anticastristi che ispirano il radicalismo alle durezze di Fidel, escono dalle corti devote al lider maxismo. Mandarini per anni a disposizione dei capricci del loro signore. Adesso che i privilegi cadono, gonfiano i polmoni per gridare libertà. Invocazione urgente con Obama che imperversa tagliando i conti spese. La storia dimenticata di Norberto Fuentes non è insolita. Libri tradotti anche in Italia. Ne < I dannati dell’Escambray > racconta la rivolta di comandanti della rivoluzione: non accettano l’Unione Sovietica che si avvicinava. Avevano marciato assieme a Fidel ed erano tornati in montagna con armi che arrivano dagli Stati Uniti. Anni ’60. Eloy Guettierrez Menoyo viene catturato, processato: 30 anni di galera. Esce un po’ prima per intercessione di Gonzales, capo del governo spagnolo. Prova a vivere a Miami, non “ non riuscivo a respirare “. Torna a Cuba dove Castro lo “ sopporta “. Fuentes ne aveva raccontato la disobbedienza con l’occhio critico del rivoluzionario che non perdona, ma con una grazia che incanta Italo Calvino. Mentre i rivoltosi sono dietro le sbarre, Fuentes è in prima fila quando – 1971 – il poeta Herberto Padilla – imprigionato per tradimento, recita il mea culpa davanti agli intellettuali cubani. Non ha nessuna colpa ma accusa un po’ tutti di tradire come lui e anche Fuentes sale sulla pedana per autodenunciarsi. Appena i signori sconosciuti che filmavano la cerimonia se ne vanno, Norberto riprende il microfono: < Sono e resto rivoluzionario al fianco di Fidel >. Raul lo arruola nello spionaggio. Va in Angola col generale Ochoa e i fratelli La Guardia. Al ritorno succede qualcosa mentre gli Usa indagano sul traffico di droga attorno all’Avana. Ochoa, eroe popolare, viene arrestato: confessa di aver distribuito quintali di coca per finanziare l’impresa africana. Fucilato assieme a Tony La Guardia. Nei cassetti di Norberto Fuentes, inseparabile amico, la polizia “ scopre “ il rolex d’oro di Tony La Guardia e diecimila dollari: miliardi in quell’Avana. Arrestato e rimesso in libertà. Lo so per caso da un altro Fuentes: Gregorio il vecchio del vecchio e il mare. Alla vita cubana di Hemingway, Norberto ha dedicato un libro straordinario,” suggerito da Fidel “, assicurava a noi che gli andavamo a parlare. Provo a cercarlo a casa: nessuno. Tento nella casa della madre, palazzone sulla prima Avenida: stanno per demolirlo e gli appartamenti sgomberati sono senza pareti, buchi attraverso i quali spunta il mare. Trovo Fuentes seduto in una stanza vuota. Sta per cominciare lo sciopero della fame dopo aver cercato di scappare sulla barca di un comandante degradato. Non sa come andare avanti. “ Puoi raccontare come sono ridotto ? “. Gli hanno portato via tutto, anche le foto. Gli resta la copia sgualcita dei Dannatri dell’Escambray. “ Ti prego, telefona a Plinio Apuleyo Mendoza, ambasciatore colombiano in Italia. E’ amico di Garcia Marqueza. Solo Gabo può fare qualcosa “. Torno, telefono, scrivo articolo sul Corriere. Quindici giorni dopo Garcia Marquez (al quale si erano rivolti in tanti ) va all’Avana, convince Fidel, riparte con Fuentes. Nelle biografie che girano in Italia c’ è scritto: “ Dopo essere stato comunista, nel 1989 Fuentes si è dissociato da Castro “. \ mchierici2@libero.it Cortesia L’ Unità

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