Abbandonarsi alla curiosità non è così facile: quando incontriamo una persona o l’espressione di un mondo distante e diverso dal nostro, molto spesso si innalzano meccanismi di difesa; più che cercare di conoscere l’altro cerchiamo di definire, a volte difendere, il nostro mondo.
In realtà esplorare ciò che è altro da noi è un concetto che dovremmo riportare al centro dell’attenzione. Oggi si parla tanto dell’importanza di “essere se stessi”, per riscoprire, valorizzare e dar spessore alla propria identità. Un concetto certamente nobile, ma diciamo assai diffuso e metabolizzato.
Si riflette meno invece sull’essere altro da sé, un esercizio che impariamo facendo e leggendo la storia, ma che dovremmo praticare ancor di più. Per comprendere appieno il valore della diversità, lo spessore dell’alterità, per sviluppare empatia e comprendere ciò che non è e non sarà mai nostro, ma che deve necessariamente essere insieme a noi.