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23 Giugno 2008 10:11

"Giuro sui miei figli!"

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di Paolo Farinella

Genova, 20 giungo 2008 – Per la seconda volta in forma ufficiale, Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli: "Sono innocente, lo giuro sui miei figli". Non avendo specificato quali, bisogna intendere "tutti" i figli: i due della prima moglie e i tre della seconda moglie. Non sappiamo se ve ne siano altri segreti, perché nel caso sarebbero anch'essi coinvolti, loro malgrado, in un giuramento che mette a repentaglio la loro vita. Questa insistenza al giuramento sulla testa di "altri" come prova provata della propria innocenza si presta a molteplici interpretazioni. La prima e la più ovvia. Se uno spergiuro (è una ipotesi di scuola, senza alcun riferimento a fatti e persone attuali – absit iniuria verbi! –) giura sulla testa dei propri figli, i casi sono solo due: o i figli non sono suoi, in base al noto principio che "mater semper certa, pater nunquam", per cui dice "giuro sui miei figli", ma intende "giuro su estranei" della cui sorte me ne ridacchio. Oppure, ed è il secondo caso, colui che giura è del tutto pazzo. A volte può succedere che il "giuratore dal giuramento facile" sia e l'uno e l'altro: non è padre dei sedicenti figli ed è pazzo conclamato. In base alla nostra modesta esperienza, propendiamo per l'en plein: lo spergiuro è pazzo e sicuramente non padre. Sul fatto della paternità "certa" solo la madre (qui in omaggio alla sacralità della famiglia, le madri) dei sedicenti figli possono dirimere la vexata qaestio perché la testimonianza dei padri a riguardo è inattendibile sia perché in genere non sanno se c'erano al momento della fabbrica e con ogni probabilità, se c'erano, probabilmente dormivano. Un altro problema si pone per un capo di governo fresco fresco di visita papale, durante la quale ha assicurato la sua fedeltà al magistero della Chiesa, la sua compiacenza ai desideri della gerarchia e la piena e totale sudditanza dello Stato che rappresenta al sacro soglio pontificio. L'immagine del capo del governo che si protende, compunto e pio (con furtiva lacrima incorporata), al bacio dell'anello piscatorio, è eloquente da sola tanto è aberrante! È mancato solo il coup de théâtre in piena regola che davanti al Sommo Pontefice Romano vuole il suddito "prostrato al bacio della sacra pantofola", rispolverate da papa Ratzinger come omaggio all'umile pescatore scalzo di Galilea, quel Pietro che morì crocifisso a testa in giù perché si reputava indegno di morire come il suo Signore. Altri tempi, altre tempra! L'insegnamento della religione del papa venerato dallo "spergiuratore" proibisce il giuramento in modo assoluto.Il Catechismo della Chiesa Cattolica, tanto amata dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, al n. 2152 dice che lo "spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un'opera cattiva è contrario alla santità del nome divino" e al n. 2153 prosegue, citando la Scrittura: "Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!'. Ma io vi dico: non giurate affatto [...]. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno" (Mt 5,33-34.37 [cf Gc 5,12]). Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione". Di fronte a queste inequivocabili parole i casi anche qui sono due: o lo spergiuro non conosce la dottrina, come pare ed è evidente, o anche di fronte al papa e alla gerarchia cattolica, dice, garantisce e giura quello che vuole, tanto per lui affermare oggi e smentire domani è come bere un bicchiere d'acqua fresca. A meno che non sia un ripasso della sintassi latina per cui "spero prometto e giuro, vogliono l'infinito futuro". Se fossimo nelle condizioni dei figli di uno spergiuro, correremmo in tutti i santuari più famosi del Lombardo-Veneto con una decina di tir carichi di candele (magari made in China, per risparmiare un po') e faremmo scendere in campo tutte le Madonne libere da apparizioni, chiedendo come segno della benevolenza divina un coccolone allo spergiuro perché impari a mettere a repentaglio la sua vita e non quella degli altri. Poveri figli, non avranno problemi di lavoro e di soldi, ma deve essere una tremenda sfiga vivere con la spada di Damocle sulla loro testa perché non avranno mai la certezza che il padre non abbia frodato, rubato, corrotto e pagato corrotti e spergiuri. Giuro che non ce l'ho con Berlusconi, ma con il suo sosia che straparla sempre, malato com'è di logorrea a spruzzo. Non mi volete credere? Giuro sulla testa di Berlusconi che sono innocente dei reati ascrittigli e che non conosco affatto l'avvocato Mills a cui qualcuno pagò 600 mila dollari per dire il falso in tribunale a favore di Berlusconi. Per finire, giuro sulla testa di Ratzinger che io da papa non avrei ricevuto uno spergiuro, se prima non si fosse lavato purificato e non avesse restituito quattro volte quello che ha frodato e la metà dei suoi beni rimasti ai poveri. Per verificare se il mio giuramento è vero, basta la prova del nove: è sufficiente che Ratzinger mi cedesse il suo posto "pro tempore" e il gioco sarebbe fatto. Provare per credere perché nel terzo millennio, in uno Stato di diritto, dove vi sono tre gradi di giudizio, il giuramento sui figli è un ritorno alla barbarie della preistoria e non è più ammissibile che sia bastante credere per provare. Note a làtere: 1. Che ne pensa papa Ratzinger del Berlusconi che ha ritrovato se stesso alla faccia del bon-ton, del dialogo, dell'amore universale che trasuda per se stesso, solo per se stesso ed esclusivamente per se stesso? Cosa hanno da dire i cattolici e coloro che lo hanno votato di fronte al suo voltafaccia a 180°? Lo sapevamo che non poteva reggere e non ha retto più di un mese. Ora sappiamo che nemmeno l'Italia reggerà lo sfacelo che si annuncia.

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