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11 Gennaio 2008 04:07

IL film Capolavoro "Giorni e Nuvole", già dimenticato.

908 visualizzazioni - 0 commenti

di pierluigi dattis

IL film capolavoro del CINEMA ITALIANO, di Silvio Soldini già dimenticato. Incrdibile! Roba da pazzi! La cultura del fast-food, nella musica,nel cinema nella cultura in genere. Per certi manager delle major della cultura, il reparti di psichiatria, non per i depressi, ma per i veri pazzi che si ritengono"normali", dovrebbero avere posti letto almeno da Milano a Lampedusa. Quando il cinema è fatto bene lo si nota subito perché difficilmente cerca di raccontare storie per compiacere il pubblico; a pensarci questo vale anche per i film comici che devono avere irriverenza ed evitare di essere politicamente corretti per non risultare banali e noiosi. Se si decide di girare un film su una storia tipica dei nostri tempi, il rischio è quello di mettere lo spettatore dinanzi ad un realismo che probabilmente con ipocrisia cerca di ignorare quotidianamente nella propria vita, e ancor più rischioso è al giorno d'oggi scegliere di narrare una storia prevalentemente triste e malinconica. Silvio Soldini, nella prova più matura della sua carriera, affonda le mani nei problemi socio-economici del nostro paese prendendo spunto dalle vicende di una coppia di coniugi più che benestanti, che da un giorno all'altro vede sconvolta la propria esistenza in seguito all'impossibilità di mantenere lo stile di vita avuto fino ad allora. Michele, che gestiva un'azienda di cui era comproprietario con un amico, per due mesi nasconde alla moglie, Elsa, di aver perso il lavoro in seguito all'ingresso nel consiglio di amministrazione di un nuovo socio; lei, grazie al favorevole tenore di vita, ha smesso di lavorare per dedicarsi agli studi e alla passione per il restauro, ma una volta laureata viene travolta dalla confessione del marito e da tutte le paure che di conseguenza le cambiano la vita. Dapprima i due tentano di incoraggiarsi a vicenda e tengono la cosa nascosta non solo alla figlia ventenne, che ha aperto un locale con i soldi di papà e convive con il fidanzato, ma anche a tutti gli amici e conoscenti sia per vergogna che per convincersi loro stessi che nulla stia cambiando. Quando la cruda realtà arriva impietosa a far capire cosa sta succedendo (la vendita obbligata di casa e barca, la donna di servizio che non può più essere tenuta, la rinuncia alle semplici abitudini che prima non parevano pesare più di tanto sul bilancio familiare) la coppia inizia a scoppiare, perché Elsa comincia a lavorare trovandosi addirittura due occupazioni e non stando quasi mai in casa, mentre Michele, dopo numerosi colloqui tanto inutili quanto declassanti, raggiunge uno stato depressivo che riesce momentaneamente a superare solo grazie a due suoi ex dipendenti con cui fa qualche lavoretto di manutenzione nelle case del vicinato. Le nuvole che offuscano una vita in comune dovranno fare i conti con quei Giorni impossibili da pensare al di fuori di quell'unione. È probabilmente una delle opere più difficili di Silvio Soldini, Giorni e nuvole, e quindi a maggior ragione meritevole di plauso per il risultato finale: dagli esordi il regista aveva mostrato la sua atipicità con lavori come L'aria serena dell'ovest, Un'anima divisa in due, Le acrobate, distanti dagli standard tradizionali sia per le tematiche che per lo stile. Poi è giunto nel 2000 il piccolo gioiello poetico, Pane e tulipani, che gli ha dato una notorietà inaspettata che lui ha subito sfidato portando sugli schermi la disperazione di Brucio nel vento, tratto dal romanzo "Ieri" di Agata Kristof. Nel 2004 ha di nuovo stravolto modus operandi ed aspettative generali girando Agata e la tempesta, commedia corale e scoppiettante dal sapore almodovariano. Ma è con quest'ultima pellicola che si è messo in gioco affrontando una narrazione volutamente devastante sul piano emotivo per un'automatica immedesimazione che si prova guardando il film, perché si parla della società in cui viviamo, delle imprevedibili problematiche dei tempi moderni, della vicenda di una famiglia come tante nell'Italia di oggi. L'ambientazione suggestiva di una città come Genova che negli ultimi anni sta diventando sempre più utile alle storie raccontate dal cinema italiano, viene sottolineata da un'ottima direzione fotografica (Ramiro Civita), e le scelte tecniche che spaziano dai piani sequenza negli interni alle riprese in campo lungo per le piazze e i vicoli cittadini trovano nell'uso della macchina a mano il loro miglior pregio: le riprese che seguono Michele nei suoi movimenti non lo fanno solo fisicamente, ma subiscono il suo stato emotivo, la sua condizione instabile. Ad interpretare Michele è Antonio Albanese, a mio parere la vera sorpresa di Giorni e nuvole: da quando è iniziata la sua carriera cinematografica l'attore ha dimostrato di avere impressionanti capacità nella recitazione drammatica a conferma del fatto che i comici, come lui è da sempre in teatro e in televisione, riescono in maniera egregia a cambiare registro interpretativo nella loro vita professionale; ha lavorato con Carlo Mazzacurati (Vesna va veloce – La lingua del santo), Giuseppe Bertolucci (Il viaggiatore cerimonioso), Pupi Avati (La seconda notte di nozze) e i fratelli Taviani (Tu ridi) convincendo sicuramente più di quando si è diretto da solo (Uomo d'acqua dolce – La fame e la sete – Il nostro matrimonio è andato in crisi) . Credo che a sottolineare la straordinaria interpretazione di Albanese in questo film bastino le parole usate dal regista al termine della lavorazione: "Sono rimasto sorpreso di come Antonio riesca a tirare fuori una violenza inaspettata. Lui è protagonista di momenti molto forti, che scuotevano anche sul set". A conferma del realismo raccontato all'estremo da Soldini c'è l'interpretazione di Margherita Buy che certo è tutt'altro che una sorpresa per il cinema italiano, ma ogni volta emoziona con la sua bravura nel calarsi totalmente in ruoli che paiono scritti apposta per lei. La solita accuratezza del regista per i personaggi di contorno regala un quadro d'insieme di rara intensità grazie ad attori come Alba Rohrwacher, Fabio Troiano, Carla Signoris, Paolo Sassanelli, Antonio Carlo Francini, il fedelissimo Giuseppe Battiston (al suo quinto film con Soldini), per arrivare ad Arnaldo Ninchi nel toccante ruolo del padre di Michele. A molti dà fastidio che gli si racconti come vanno le cose realmente e quindi non apprezzano la crudezza di certe opere e preferiscono i revival giovanilistici o la favoletta edulcorata stile La ricerca ella felicità e ogni tanto fa bene non sfuggire alla realtà ma addentrarsi in essa grazie ad un film di pregevole fattura. IL miglior film Italiano dai tempi della "Meglio Gioventù". Ma ormai siamo in balia della PEGGIO GIOVENTU' Da vedere e rivedere! Tranne per gli ereditieri e i parassiti!

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