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31 Ottobre 2006 12:39

Gli artigli di Pinochet

3303 visualizzazioni - 4 commenti

di Maurizio Chierici

A volte il passato incrocia il presente. Oggi Pinochet torna agli arresti domiciliari colpevole delle torture e dei delitti di Villa Grimaldi, santuario del terrore nella Santiago nei giorni della dittatura. E domani esce in Italia "Gli artigli del Puma" di Patricia Verdugo, scrittrice che per prima ha documentato gli ordini trasmessi da Pinochet quando voleva eliminare chi non era d'accordo. Fra tre settimane il generale compie 91 anni, Paperone che gioca coi lingotti d'oro intristendo nel disonore. Pietà e perdono ? Ormai è solo un vecchio. Pietà e perdono, ma senza dimenticare. Perché è urgente rianimare la memoria dei giovani che non sanno. E per sapere cosa è successo negli anni cancellati dalla smemoratezza mercantile, ecco "Gli artigli del puma". Aiuta a capire che il Cile e la sua tragedia non sono poi lontani. Gli affari continuano a prevalere sulla ragione con la stessa ferocia. Ieri, oggi, forse domani. Santiago e i suoi dolori hanno l'aria di un modulo collaudato da esportare negli altri tropici cambiando il rame col petrolio. "Gli artigli del puma" è stato il primo libro a frugare senza rispetto nelle cantine degli immortali in divisa.. Potevano duecento pagine infastidire la macchina militare che schiacciava il paese ? La Verdugo non si è lasciata intimorire dalla sproporzione tra il potere che la sovrastava e la voglia di scoprire la verità. E non ha taciuto. Al di là della testimonianza, il libro é uno straordinario manuale di giornalismo per i poveri studenti che inseguono lauree di carta svalutata nelle facoltà di scienze delle comunicazioni. Ecco come si fa un'inchiesta senza scivolare nei piagnistei delle nostre Betulle. È uscito a Santiago nel 1989 quando Pinochet era ancora generalissimo delle forze armate, polizie e carabineros ai suoi ordini. Intoccabile. Raccoglie l'inchiesta lunga undici anni di una scrittrice alla quale era proibito scrivere sui giornali alleati alla dittatura, eppure non ha mai smesso di scavare malgrado le minacce diventassero arroganti. Non era facile per una ragazza senza protezioni tirar fuori i responsabili delle stragi ed inchiodare cinque riverite uniformi. E sciogliere i loro delitti in un racconto la cui morbidezza accresce l'angoscia della violenza che ha oscurato un paese nelle mani dei generali. Lei, da sola. Attorno la vaghezza impaurita di chi non se la sente di darle una mano. Amici e colleghi che scuotono la testa: "Cosa ti sei messa in mente ?". Ma Patricia continua.. Nella nota pubblicata dalla Sperling § Kupfer (collana diretta da Gianni Minà, prefazione di Italo Moretti) la Verdugo ricorda: "Il motivo che mi ha spinto ad andare avanti non è stata la volontà di intraprendere un inutile quanto doloroso viaggio nel passato. Le testimonianze che raccoglievo erano una ferita aperta che poteva essere lenita solo in parte dalla comprensione di coloro che non sapevano o non volevano sapere ciò che era accaduto". Era successo che ,per ordine di Pinochet, subito dopo il colpo di stato del settembre '73, una carovana della morte lascia Santiago guidata da colonnelli fedelissimi a Sua Eccellenza. L'ordine è spaventare chi tentenna, dare un esempio a chi non approva l'assalto alla Moneda. Il dogma della repressione vuole che nessuno trovi il coraggio di alzare la testa. Serve un esempio terribile per far tacere chi non si rassegna a tacere. Sessantadue cileni "di diverse province del paese" , scandalizzati dal golpe ma non dubitando della buona fede dei loro concittadini in divisa, si erano presentati nelle caserme per annunciare il loro dissenso. Ma gli ordini erano ordini e i concittadini forse perbene li hanno chiusi in galera. Non sapevano dell'arrivo di elicotteri Puma con a bordo le bande nere del nuovo leader supremo: dovevano "spaventare chi non ci sta". E fucilare chi non è d'accordo anche se incolpevole. Senza processi, saltando le autorità locali. Massacro sepolto dal silenzio da un'amnistia con la quale Pinochet si auto assolve e alleggerisce il cuore dei suoi uomini nel 1978. Insomma, non è successo niente. Invece è successo, tanti giornalisti lo sanno, ma i giornali hanno i lucchetti e le Tv ridotte a sepolcri imbiancati. Bisogna dire che l'informazione cilena non è tanto cambiata malgrado diciotto anni di democrazia. I media restano nelle mani dei signori ingrassati dalla dittatura, vogliono la sopravvivenza del pinochettismo senza l'ingombro di Pinochet. E così, malgrado i premi dell'altra America e traduzioni in ogni paese, Patricia Verdugo continua ad essere ospite sgradita. Le sue inchieste restano nel cassetto o diventano libri che fanno il giro del mondo. Ha cercato, ha scoperto e lo ha scritto: imperdonabile. Con un filo d'angoscia nel Cile del Pinochet presidente, per undici anni raccoglie le prove dei massacri. La ragnatela delle interviste e dei documenti dimostra la colpevolezza del nuovo signore della Moneda, eppure manca la conferma diretta di chi era lì mentre decideva per tutti. Patricia rilegge le prime bozze. Serve un testimone. Dove trovarlo ? Tanti morti e tanti vivi senza memoria. Gioca la carta della disperazione. Un generale è sparito dal firmamento subito dopo il golpe. Non lo si è più visto in giro. Scomparso dalle parate. Perché non provare con lui ? Una sera suona alla porta del generale a riposo Joaquin Lagos. Nel '73 comandava la prima divisione ad Antofagasta, capitale del Nord. La Carovana della Morte era passata al comando dal colonnello Sergio Arellano Stark, anima del colpo di stato. Patricia lo va a cercare alle nove di sera: "Ho suonato a lungo, la casa sembrava disabitata". Lentamente si apre una finestra. Il generale vuol sapere chi disturba a quell'ora. La Verdugo spiega perché ha bisogno di parlargli "senza gridare per non allarmare i vicini". Lagos tace. Poi, con la sua voce di vetro risponde nel modo che la giornalista non immaginava: "Sono malato. Deve essere un segno del cielo. Da tempo prego per vivere un momento come questo. Mia moglie è andata al supermercato. Anche la cameriera è fuori. Fra poco tornano. Loro non vogliono che racconti ciò che mi è successo, eppure devo dirlo a qualcuno. Salga in fretta. Abbiamo quindici minuti". Patricia accende il registratore e Lagos scioglie la verità sempre negata da ogni generale. Anche il suo silenzio aveva reso credibili le loro bugie. Il perbenismo della famiglia, chiuso nel circolo chiuso della corporazione militare, gli impediva di parlare. Quell'ottobre '73, ad Antofagasta dov'era comandante, si era sentito scavalcato dagli uomini scesi dagli elicotteri. Quando hanno cominciato a torturare e a uccidere senza processo, è scoppiato "di rabbia e di vergogna". Confessa alla Verdugo di aver gridato "siete assassini, canaglie da strada, non militari. Ve ne manca la dignità". Ma Sergio Arellano Stark risponde: "Ordine del comandante". Joaquin Lagos non gli crede. Si mette a rapporto per incontrare Pinochet e Pinochet lo tranquillizza: "Ti sei sfogato con qualcuno ? Bravo, hai fatto bene a tacere. Certe cose le risolviamo da soli. Continua nel silenzio, riceverai presto notizie". Un anno dopo i cinque della Carovana crescono di grado e potere, mentre Joaquin Lagos è costretto alla pensione. "Le unghie del puma" è il primo libro nella storia cilena a vendere più di centomila copie e da quel momento comincia il tramonto di Pinochet. Il giudice Garzon vuole interrogare la Verdugo a Madrid; la manda a prendere dai carabinieri il giudice cileno Juan Guzman, conservatore e prudente, eppure scende nelle miniere abbandonate nel deserto per controllare dove i cinque comandanti della Carovana hanno nascosto i corpi delle vittime. Patricia sta scrivendo un libro sulla tortura: il passato del Cile che si allunga nei nostri giorni senza suscitare scandalo. "L'abitudine del non sapere trascura ogni valore morale. Ed io non posso alzare le spalle e mettermi quieta: tanto ho fatto abbastanza. Non mi rassegno ad essere madre di adulti egoisti e indifferenti". Patricia è credente, radici profonde. Le chiedo cosa pensa del modo in cui la Chiesa di Roma si è rivolta a Pinochet. " Un'altra ferita aperta?", che è il titolo del suo primo libro pubblicato nel 1979 con Pinochet trionfante. La censura ne ha impedito la distribuzione, ma per mostrarsi liberale negli anni "fastidiosi" di Carter alla Casa Bianca, ne ha permesso la vendita porta a porta a lettori spericolati da schedare come latitanti. La Chiesa che ferisce la Verdugo è la Chiesa del nunzio apostolico Angelo Sodano il quale ha convinto Giovanni Paolo II a sporgersi dal balcone della Moneda al fianco del generalissimo, precipitando nella disperazione i cattolici cileni umiliati dalla dittatura. E' la Chiesa del Segretario di Stato Angelo Sodano che il 18 febbraio 1993, nella privata ricorrenza delle nozze d'oro del generale non più presidente della repubblica, gli manda due lettere scritte in spagnolo. La lettera del cardinale è di accompagnamento. Racconta di aver ricevuto dal Pontefice "il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l'autografo pontificio qui accluso come espressione di particolare benevolenza. Sua Santità conserva il commosso ricordo dell' incontro con i membri della sua famiglia in occasione della straordinaria visita pastorale in Cile". Dovevano restare segrete, ma il generale non resiste alla vanità e le fa pubblicare sul "Mercurio". Da quattro anni "Gli artigli del puma" già commuoveva e scandalizzava mezzo mondo, ma a Roma non se ne era accorto nessuno. Passano altri cinque anni e il cardinale Sodano continua a scrivere: quando Pinochet viene arrestato a Londra prega l'Inghilterra di usare misericordia verso "un povero vecchio". Chissà se questo tipo di comprensione aiuta i figli veri o virtuali di Patricia Verdugo a diventare adulti non egoisti e non indifferenti. mchierici2@libero.it

COMMENTI

4 Novembre 2006 17:12

perchè non avete publicato il mio commento su Pinochet? anche voi censurate?saluti AlessandroTorre

alessandro torre

4 Novembre 2006 14:45

Sono d'accordo, non bisogna dimenticare. I giovani devono sapere cosa e successo in Cile negli anni 70 . Ricordiamo che anche il Papa gli ha stretto la mano. Insieme hanno pregato...cosa avevano in comune ,lo sanno solo loro. saluti

giorgio

3 Novembre 2006 10:11

Dimenticare? mai. Perdonare? neanche a parlarne. Oggi Pinochet sarà anche vecchio ma non un povero vecchio, sopratutto dal punto di vista psicologico o spirituale. la chiesa di cristo (che vergogna) gli è ancora solidale, non è stato abandonato dai suoi amici, compari e complici. E' in stato di arresto? troppo tardi. Probabilmente non lo sa neanche; lui continua a vivere nella sua casa dorata. Le prigioni, il lurido vecchio, le conosce bene sopratutto quelle volute da lui. Pinochet è l'inno all'impunità, è il vero senso della società di oggi perciò continua ad essere amato, stimato, protetto ed anche tollerato. Io lo avrei impiccato per i testicoli e fatto soffrire per trentatre giorni con ogni tipo di sevizie. E non sono una persona capace di odiare, sono le lacrime e le sofferenze delle vittime, sono le immagini o i pensieri brutali della violenza inimaginabile perpetrata da questi esseri immondi, che entrano e restano nella mente e che alla fine forse rendono immondo anche me stesso. Non sono ebreo ma a volte penso che "occhio per occhio..." sia meglio che "volgere l'altra guancia". So che alcune mie affermazioni possono essere soggette a critiche e a dissociazioni. In poghe righe non si possono esprimere concetti completi. Comunque sono un rivoluzionario sempre più convinto di esserlo, anche se le rivoluzioni non sempre hanno un seguito di VERA democrazia. Scusatemi mi sono fatto prendere un pò la mano. Comunque grazie per la segnalazione del libro che, aimè, non conoscevo, ma che mi procurerò certamente. Alessandro Torre

alessandro

1 Novembre 2006 12:13

Sono d?accordo con te e mi associo all'invito a leggere questo splendido libro-inchiesta della Patricia Verdugo, che io lessi poco dopo la sua uscita in Cile nel 1989. In quella edizione, l?autrice nella nota introduttiva, così spiegava il senso di quell?impegno, con le parole di Solyenitzin:? Hubiese podido descansar, relajarme, respirar, pero para deber para los muertos no me da tregua: ellos murieron, tu vives. Cumple con tu deber a fin de que el mundo sepa todo aquello?. La memoria storica è un esercizio difficile, ma necessario.

paolo mattana

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