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11 Gennaio 2006 21:52

Lettera di una Mamma

1016 visualizzazioni - 4 commenti

di La Mamma di Federico Aldrovandi

Federico Ferrara, 2/1/2006 Scrivo la storia di quel che è successo a Federico, mio figlio. Non scriverò tutto di lui, non si può raccontare una vita, anche se di soli 18 anni appena compiuti. È morto il 25 settembre, il giorno di natale sono stati tre mesi? Ho sempre pensato che sopravvivere ad un figlio fosse un dolore insostenibile. Ora mi rendo conto che in realtà non si sopravvive. Non lo dico in senso figurato. È proprio così. Una parte di me non ha più respiro. Non ha più luce, futuro? Perché il respiro, la luce e il futuro sono stati tolti a lui. Sabato 24 settembre è stato un giorno sereno, allegro? Dopo la scuola il pranzo insieme, chiacchiere, risate. Era ancora estate, faceva caldo. Ha portato a spasso il suo amico cane. Non lo faceva spesso, ma quel giorno è andato con la musica in cuffia. Tutto in quel giorno aveva un?aura speciale. Pensandoci ora è come se avesse voluto salutare tutti noi. Ha avuto sorrisi per tutti? la gioia era lui. Ha incontrato la compagnia, ha fatto il suo lavoretto di consegna pizza. Il programma della sera prevedeva un concerto a Bologna. Prima di partire è passato da casa per cambiarsi le scarpe, rotte giocando a pallone? È stata l?ultima volta che l?ho visto vivo. Ha salutato tutti, compreso il fratello che dormiva già, chiedendomi perché Stefano non avesse risposto al suo saluto. Anche una sua amica mi ha confermato che quella sera era sereno, che l?ha salutata sorridente con la solita pacca sulla spalla e l?appuntamento al giorno dopo? Non è mai esistito il giorno dopo. Al Link il concerto era stato annullato. Quindi la serata è trascorsa lì dentro. L?hanno detto i compagni che erano con lui, non posso definirli amici, e le analisi lo hanno confermato. Uno dei ragazzi gli ha venduto una sostanza, una pasticca o simili. Lo definiscono lo sballo del sabato sera. È sbagliato si. Ma non si muore di questo? Federico lo sapeva bene. Era stato partecipe di un progetto scolastico di ricerca e informazione promosso dalla provincia. So che la sua era una conoscenza approfondita con ricerche sui siti delle asl, conosceva le sostanze e gli effetti. Ed era a suo modo un igienista. Aveva grande cura del suo corpo, di quel che mangiava. Era uno sportivo. Una ragazzo splendido pieno di salute. E di progetti: pensava alla musica, al suo futuro, lo studio serviva a costruire il futuro. Nell?immediato c?erano le cose semplici: la patente dopo pochi giorni, il karate, un band musicale da organizzare con gli amici, e la vita di tutti i giorni cercando di stare bene? Trascorsa la serata il gruppo era rientrato a Ferrara, tornati al punto di incontro dove i più avevano lasciato le macchine o i motorini. Federico era a piedi. Era partito da casa in macchina con Michy, che poi non era andato a Bologna. Erano ormai le cinque del mattino. I ragazzi hanno raccontato che gli hanno offerto un passaggio ma Federico non aveva voglia di rientrare subito. Sarebbe tornato a piedi. Era vicino a casa? Dal suo cellulare si vede che ha chiamato diversi altri amici. Specialmente i suoi migliori amici, un paio di volte ciascuno. Forse per chiedergli se erano ancora fuori? sembra che nessuno gli abbia risposto. I ragazzi che conosco mi hanno detto che avevano già spento il cellulare per dormire. E poi non so cosa sia successo esattamente. A quell?ora mi sono svegliata, forse non del tutto, chiedendomi se Federico fosse rientrato. Avevo una stanchezza invincibile non riuscivo a muovermi. Poi ho sentito un rumore nella sua stanza ed ero sicura che fosse lì? Mi sono risvegliata che erano quasi le otto. Ho cominciato a chiamarlo e ad inviare messaggi. Nulla? Non era possibile che non rispondesse. Se tardava mi avvisava sempre. Diceva che lo stressavo ma non voleva farmi stare in pensiero. Mi aggrappavo all?idea che avesse solo perso il cellulare? Poi l?ha chiamato anche suo padre. Sul cellulare di Federico il padre è memorizzato col solo nome, Lino. Una voce ha risposto. Ha imperiosamente chiesto chi fosse al telefono, ed ha chiesto di descrivere Federico. Poi si è qualificato come agente di polizia, ed alle nostre domande ha risposto che avevano trovato il cellulare su una panchina dalle parti dell?ippodromo e che stavano facendo accertamenti. Ed ha riattaccato. Immediatamente ho cercato in Questura, e ho cercato anche ripetutamente un amico che ci lavora. Nulla. Il centralinista rispondeva: c?è il cambio di turno? non sono informato?, appena avremo notizie chiameremo noi? Niente per altre tre ore!!!! Passate nell?angoscia e nelle telefonate frenetiche agli ospedali, ai suoi amici e di nuovo ripetutamente alla questura. Nel frattempo Stefano è accorso in bicicletta alla ricerca del fratello. Ringrazio il cielo che non sia andato nel posto giusto. La polizia è venuta ad avvisarci solo verso le 11. dopo che lo avevano portato via. Il suo corpo è rimasto sulla strada dalle 6 alle 11. E non mi hanno chiamata. Era mio figlio. Nessuno ha il diritto di tenere una mamma lontana da suo figlio! E mi hanno detto che lo hanno fatto per me? perché era meglio che non vedessi. In quel momento gli ho creduto. La polizia ha detto che un?abitante della zona aveva chiamato perché sentiva delle urla. Dicevano anche che si era ferito sbattendo da solo la testa contro i muri. Questo si è rivelato falso. Smentito dalle verifiche. Federico era sfigurato dalle percosse. Molto tempo dopo ho riavuto i suoi abiti. Portava maglietta, una felpa col cappuccio e il giubbotto jens. Sono completamente imbevuti di sangue. Hanno detto che non voleva farsi prendere. Che ha lottato ed è salito anche in piedi sulla macchina della polizia. I medici hanno riferito che aveva lo scroto schiacciato, una ferita lacero-contusa alla testa e numerosi segni di percosse in tutto il corpo. Ho potuto vedere solo quella sul viso, dalla tempia sinistra all?occhio e giù fino allo zigomo, e i segni neri delle manette ai polsi. L?ho visto nella bara. Il suo corpo non sembrava più allineato e simmetrico. Il mio bambino era perfetto, e stupendo. L?hanno distrutto? E la polizia mi raccontava che era drogato. Che si era fatto male da solo. Che tutto questo era successo perché era un povero tossico e noi sfortunati? Lo vogliono uccidere due volte. Le analisi hanno confermato che quel che aveva preso era irrilevante. Non certo causa di morte né di comportamenti aggressivi. Semmai il contrario. Quel che penso è che Federico fosse terrorizzato in quel momento. Gli stava crollando il mondo addosso. La vergogna di essere fermato dalla polizia, la patente allontanata perché aveva preso una pasticca. E aveva dimenticato la carta di identità. Quella mattina nel vicinato dicevano che era morto un albanese. Nessuno si preoccupava più di tanto? Ha certo cercato di scappare. Di non farsi prendere. Visto com?era ridotto si capisce come lo abbiano fermato. Quando lo hanno immobilizzato, ammanettato a pancia in giù non ha più avuto la forza di respirare. Chissà quando se ne sono accorti? L?ambulanza è stata chiamata quando ormai non c?era più niente da fare. E nemmeno allora lo hanno portato all?ospedale per provare un intervento estremo. Lo hanno lasciato lì sulla strada. Cinque ore. Poi lo hanno portato all?obitorio. E solo allora sono venuti ad avvisarci. Perché? Se fosse vero che dava in escandescenze da solo perché non è stata chiamata subito l?ambulanza? Perché atterrarlo in modo tanto violento e cruento? Era solo. Non c?era nessuno. Era disarmato. Non era una minaccia per nessuno. Perché aspettare tanto prima di avvisare la famiglia? Chiaro. Per non farcelo vedere? Se lo avessimo visto così cosa sarebbe successo? Che risonanza avrebbe avuto? Sul giornale del giorno dopo un articolo che dichiarava che era morto per un malore? tratto dal mattinale della questura. Il giorno dopo sull?altra testata cittadina ?Federico sfigurato?. Immediate controdeduzioni del Capo Procura: ?non è morto per le percosse?? questa è stata la prima ammissione di quanto successo. Ad oggi ancora non sono stati depositati ufficialmente gli esiti degli esami medici. Sono emersi solo alcuni dettagli che ho citato prima. Quel che non mi da pace è il pensiero del terrore e del dolore che ha vissuto Federico nei suoi ultimi minuti di vita. Non ha mai fatto male a nessuno. Credeva nell?amicizia che dava a piene mani. Era un semplice ragazzo come tanti. Come tutti i ragazzi di quell?età si credeva grande ma dentro non lo era ancora. Aveva tutte le possibilità di una vita davanti, e una gran voglia di viverla? http://www.federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

COMMENTI

13 Gennaio 2006 23:35

Siamo tanto sfiduciati nel credere alle notizie che ci propina la tv e i giornali che non so se quello che e' successo e' stato detto in tv, l'ho sentito solo questa sera sul tg la7 e mi ha molto turbato, soprattutto come padre, voglio farti sentire la mia solidarieta', comprensione totale e vicinanza come posso; credo che l'unico augurio che ti posso fare e a cui terrai e quello che sia fatta giustizia e chiarezza. Da parte mia anche un aiuto ad uno sforzo da parte tua a proseguire a vivere, con la promessa che ora non dimentichero' cio' che e' successo.

Guiducci Lorenzo

13 Gennaio 2006 08:01

cara Mamma Federico, mi piace chiamarti cosi' e mi piace a mattino presto trovare Doriana! ciao, allora il pensiero di ieri sera era fondato: ti ho vista in tv - stralipavi di dolore senza fine ed ho pensato alla trasfigurazione di Gesu' riflesso sul volto della Madre. Pensavo anche come siamo rimasti annichiliti a leggerti e come divengono gli atomi delle parole inespresse. Vorrei tentare di spiegarti il terrore da me vissuto nel 1970, allora la malavita era incentivata dai primi scippatori, io fui una vittima d'inverno 28 dicembre, imbottitata in un pelliccione maxi sintetico, lo vidi arrivare nella notte e il cuore andava ai 1000 all'ora, percezioni.., tiro' la borsa ma essa rimase sotto il braccio, fuggii , mi raggiunse e li cominciai ad urlare, ma un urlo che rifarlo non saprei, saliva dal ventre dove penso si accentri la base soccorso del male che subiamo,, da quel momento le percezioni mutarono come se qualcosa o qualcuno interiormente avesse attuato una protezione, non avevo paura e curiosamente il mio cervello, la mia vista o chissa' cosa ando' alla ragione per cui difendevo quella borsa, e ne vidi l'interno a velocita' supersonica , il rossetto, il biglietto del pulmann , le lettere di un amore fasullo e altro,, tutto questo mentre il mio corpo veniva scaraventato contro un auto, caduta a terra si avvento' su di me per tirare quella borsa ormai inchiodata tra braccio- urlo - mente.. e li comincio' a stringere il collo ed io vedevo a velocita' supersonica la ragione inconscia della mia difesa L'INTERNO DELLA BORSA ! la difesa della mia proprieta' che non erano soldi, avevo solo 3.000 lire, ma il valore era tutto il resto. Auto in arrivo , dovette fuggire ed io mi salvai con una gamba rotta, una schiena a pezzi ancora adesso, lividi diffusi,l'impronta delle mani passarono pelliccione e tre maglie e rimasero per tempo.... In tutto questo voglio dirti che L'URLO attivo' la non sofferenza fisica, bensi' la ragione della mia difesa, ero ormai come dolcificata in uno spazio dove il tutto e nulla non esisteva,, solo cosciente di difendere i valori del mio cuore. TUTTO QUESTO IN POCHI MINUTI. Datti pace Mamma Federico, tuo Figlio ha difeso in se stesso , allo stesso modo, con la stessa sensazione , quello spazio al centro del quale vi eri te , sua Madre con tutto l'amore e l'insegnamento dato. Lui dolcemente è passato in un sonno pacato senza piu' l'urlo e sicuramente attende di vedere risorgere te da tanto smisurato dolore. l Tutto il resto combattilo umanamente e secondo giustizia, ma placa il tuo dolore perche' lui con quell'URLO ha lenito le sue piaghe . Ti dovevo questo, ciao adriana

adriana battist

13 Gennaio 2006 01:45

Per la madre di Federico. Ho letto la storia della fine di una vita. Un lamento di madre che mi è entrato dentro, straziante, anche mio figlio si chiama Federico, è di pochi anni più grande. La stessa vitalità, fare tante cose, vivere pienamente. Mi è venuta in mente Heidi Giuliani, e tutte le volte che l?ho rivista, sentirmi in colpa perchè io i miei figli ce l?ho. Perchè a Genova nessuno ha toccato mia figlia e me, e Carlo era là per terra. Non posso non sentirmi coinvolta in questa storia dove Federico è l?unica cosa bella. Il sentimento del perdono della rassegnazione non trova spazio per la mamma di Federico ed è giusto che sia così. Vai fino in fondo, ci volessero anni, chiedi l?appoggio dei suoi amici, di quanti lo conoscevano, chiedi giustizia, chiedi aiuto, sostegno.Io diffonderò la tua lettera, ti abbraccio, ti sono veramente vicina, continua il tuo cammino con la dignità e la forza che hai avuto fino ad oggi. Vivi, cerca negli occhi dei ragazzi una risposta al tuo perchè, Federico è tra loro, il riferimento dolce e allegro che eri per lui, può esserlo per tanti altri... Continua ad amare la vita come l?amava tuo figlio. Urla se vuoi la tua rabbia e non ti rassegnare. ti sono amica, ti voglio bene. Doriana

Doriana

12 Gennaio 2006 07:30

ho davvero poche forze e una notte insonne dove cercavo anch'io importanti verita'... con il cuore, quello si... mamma ti abbraccio forte , ma davvero forte e prego per te. adriana

adrianabattist

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