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10 Giugno
Quella della società civile israeliana che si ribella al governo Netanyahu sembra ormai una valanga inarrestabile. Non si tratta più soltanto del dolore dei familiari e dei movimenti convertito in tenace ostinazione a favore della liberazione degli ostaggi tramite negoziato e concessioni. Ora sono migliaia e migliaia a mettersi in marcia e a camminare fino ai confini con La Striscia di Gaza per chiedere che sia riconosciuta e rispettata la dignità dei sopravvissuti ai venti mesi di distruzione e devastazione, morte e distruzione. Il movimento Standing Together sta raccogliendo molta parte dell'indignazione dei cittadini e delle cittadine israeliane e li mette in marcia, tanto con i piedi quanto con la testa. Aloon-Lee Green e Rula Daood, i leader israeliano lui e palestinese lei del movimento, sono determinati e continuano a ripetere che la sicurezza di Israele non si garantisce con l'illusoria definitiva distruzione dell'altro popolo quanto piuttosto con il riconoscimento della sua dignità. Ascoltati da fuori, davanti al massacro dei palestinesi seguito al massacro degli israeliani del 7 ottobre, questi discorsi sembrano da manicomio e invece è proprio oggi che diventano più veri di ieri. E la gente che è in strada ne è la prova.