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27 Aprile 2011 14:15

PASQUA 2011. AUGURI RESTIAMO UMANI

1074 visualizzazioni - 0 commenti

di NADiRinforma

 “Ecco l'Uomo”. Con queste parole Pilato lo mostrò alla folla dopo averlo fatto flagellare. Quasi a significare che in quel corpo martoriato ci fosse l'essenza dell'Umanità. Sì ecco l'Uomo. Schiacciato dal potere. Con l'unica colpa di aver dato voce ai poveri. A quelli che non contano. Di aver fatto vedere i ciechi. Parlare i muti. Udire i sordi. Di aver risuscitato i morti. Di avere annunciato che c'è speranza per i diseredati. Colpevole di aver dichiarato beati i poveri, i nonviolenti, gli ingenui dal cuore puro, i costruttori di pace, i perseguitati a causa della giustizia. Di aver detto che il Regno di Dio è loro. Mettendo in scacco ogni potere. Sia politico che religioso.

 

“Ecco l'Uomo”. Era lì Vittorio. La faccia tumefatta. Gli occhi bendati, La testa trattenuta da una mano. Non poteva parlare, lui che aveva fatto della parola il luogo della denuncia di ogni ingiustizia. Della proclamazione di una speranza difficile per i palestinesi e per tutti gli oppressi. Era lì. Incapace di reagire, ma gridando con quell'immagine drammatica la sua sete di Umanità. Restiamo Umani. Anche lui schiacciato da un potere che non guarda in faccia a nessuno. Che giunge fino a chiudere in una prigione, come topi in gabbia, persone che hanno come unica colpa quella di voler vivere liberi nella loro terra. Colpevole di aver denunciato le bombe su Gaza. Gli spari contro i pescatori o contro i contadini che andavano nei campi a coltivare la terra. Morto per aver creduto – e fortemente – in un sogno. In Palestina, come prima nel Congo, a Bukavu, dove una guerra senza nome aveva fatto oltre cinque milioni di vittime. “Ecco l'Uomo”.

 

“Ecco l'Uomo”. Invisibile stavolta. epolto sotto i flutti del Mar Mediterraneo trasformato da mare che unisce a muro di divisione.. Travolto dai flutti nella ricerca di un luogo dove coltivare la speranza. In fuga da guerre e miseria. Con la voglia di costruire una umanità diversa. Senza barriere: Senza l'idolatria della propria razza. Senza l'assolutizzazione della propria fede. Ecco l'Uomo. Sacrificato giorno dopo giorno alle logiche di un mondo che lascia liberi i capitali, ma tiene imprigionate le persone. Oggi è là il sepolcro. Chiuso non da una pietra, ma sommerso da un'acqua pesantissima che toglie ogni luce. Che affossa ogni speranza. L'Uomo oggi non è sepolto nella tomba messa a disposizione da Giuseppe d'Arimatea, ma nel grande cimitero coperto dall'acqua. E' là che lo condanniamo ogni giorno. In nome di una sicurezza che nulla ha di umano. Di una economia fatta per il portafogli dei ricchi e dei potenti. Di una politica pavida e vigliacca che si basa solo sulla difesa ad oltranza dei propri privilegi. “Ecco l'Uomo”

 

Pilato forse pensava che, mostrando l'Uomo, flagellato, la folla si sarebbe accontentata. Avrebbe avuto un moto di compassione. Forse mostrandolo voleva sottrarlo alla morte. Ma il potere è capace di svilire anche i sentimenti. Di aizzare la folla chiedendo il suo consenso ai propri disegni disumani. “Non lui, ma Barabba”. Così Pilato lo abbandonò nelle loro mani. Condannò l'Uomo in nome del consenso democratico. Di quel voto popolare strappato con l'inganno e la persuasione occulta. Con il favore e il clientelismo, Con la compravendita e il mercanteggiamento. Trenta denari per Giuda. I persuasori palesi o occulti. I ricatti religiosi e politici. Le promesse di favori e prebende. Perchè per il potere, per ogni potere, è meglio Barabba che l'Uomo. “Ecco l'Uomo”.

 

Quando Vittorio è arrivato a Roma, nessun uomo di potere ad accoglierlo. Solo i suoi amici. Così come con l'Uomo di Nazareth erano rimasti solo alcuni discepoli e alcune donne. Perchè il potere si commuove e spende parole solenni per chi cade sul campo di guerra. In fondo è espressione della sua forza. Dei suoi muscoli. Ha paura invece di chi sogna. Di chi immagina un mondo diverso. Perchè, se si realizzasse, “rovescerebbe i potenti dai troni ed esalterebbe i piccoli”. Per questo si accanisce contro di loro. “Lasciatelo là” ha scritto qualcuno. Perchè ormai l'Umanità non abita più qui. L'Uomo deve essere invisibile e muto. Neanche la sua tomba può parlare. “Ecco l'Uomo”

 

Si sono rimpallati l'Uomo. Da un capo all'altro del paese. Da un capo all'altro dell'Europa. Tendopoli e non case. Perchè non pensi di poter prendere dimora. Al Sud e non al Nord. Perchè qui l'Uomo non ha tempo per essere umano. Deve fare affari. Contare i soldi. Non perdere tempo. Così si fabbrica il consenso. Si prendono i voti. Mandando l'Uomo “foera du ball”. “Ecco l'Uomo”.

 

Quanto è difficile restare Umani in questa Pasqua. Quanto è difficile credere che, così come si è aperta la grande pietra che copriva il Suo corpo, un giorno i sepolcri si aprano anche per noi e l'Uomo possa uscire allo scoperto. Camminare le nostre strade. Vivere la nostra vita. Condire di umanità la nostra esistenza.

Non è facile restare Umani. Perchè vuol dire battersi in nome dell'Uomo.

Non facciamo Pasqua solo facendo cerimonie. Imbellettando gli altari. Dicendo preghiere. Non facciamo Pasqua accettando vigliaccamente che il potere, sia esso religioso o politico, si appropri dell'Uomo. Perchè l'Uomo vero è quello che Pilato ha mostrato dopo averlo fatto flagellare. E' quello inchiodato sulla Croce. O ammazzato a Gaza. O sepolto nel mare che dovrebbe unirci.

E' quello l'uomo che, se ci crediamo davvero, un giorno romperà ogni sepolcro e ricomincerà a camminare le nostre strade, Dando da mangiare a chi ha fame. Da bere a chi ha sete. Da vestire a chi è nudo. Guarendo le malattie e risuscitando i morti. Soprattutto gridando che, finalmente, dei poveri e solo dei poveri è il Regno dei Cieli.

 

Restiamo umani. Auguri.

Eugenio Melandri

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